Come Cuamm, attraverso l’8×1000, negli anni abbiamo ricevuto dalla Conferenza Episcopale Italiana (Cei) un sostegno costante e continuativo che ha riguardato molti paesi e tante realtà, tra cui l’ospedale di Tosamaganga.

Come Cuamm, attraverso l’8×1000, negli anni abbiamo ricevuto dalla Conferenza Episcopale Italiana (Cei) un sostegno costante e continuativo che ha riguardato molti paesi e tante realtà, tra cui l’ospedale di Tosamaganga.
Una nuova ricerca dell’Università degli Studi di Firenze, in collaborazione con il Cuamm, mira a coinvolgere adolescenti e giovani adulti Hiv positivi per fornire informazioni aggiornate alle autorità sanitarie della regione di Shinyanga e rafforzare il sistema sanitario e i servizi per l’Hiv.
La voce di Elena Piccinini, biologa partita da Milano per Dar es Salaam, in Tanzania, perché la vita è l’arte dell’incontro.
La testimonianza di Maria Mattiotti, specializzanda in Nefrologia all’Università di Bologna, tornata dall’ospedale di Tosamaganga come Junior Project Officer.
Vincenzo Mancini, specializzando in Pediatria all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, ripercorre il semestre trascorso a Tosamaganga, come Junior Project Officer.
In occasione della Giornata mondiale contro l’Aids, che ricorre oggi, le Nazioni Unite esortano ad affrontare le disuguaglianze nell’accesso alla prevenzione e alle cure, primo passo per arginare la malattia.
La testimonianza di Elisa Manzini, Junior Project Officer in Pediatria, rientrata dall’ospedale di Tosamaganga, in Tanzania, dopo sei mesi di servizio.
Medici con l’Africa Cuamm realizza un progetto di salute urbana in una fabbrica tessile di Dar es Salaam. Un investimento per il benessere dell’intera collettività.
L’entusiasmo di Gregory Sambagi, amministrativo a Shinyanga, in Tanzania, per la tappa degli otto anni di lavoro con il Cuamm: un periodo di crescita professionale e di impegno per la salute della sua comunità.
Da gennaio ad oggi, nel reparto di neonatologia dell’ospedale di Tosamaganga, sono stati curati 300 bambini. Il latte materno è stato fondamentale per lo sviluppo di ognuno di loro, salvo di uno su trecento, che ha necessitato di un trattamento differente: il piccolo Petro, nutrito con il latte artificiale, a causa di difficoltà respiratorie di cui ha sofferto.
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