Pochi, sotto pressione, con scarso riconoscimento sociale ed economico del valore della loro professione: gli infermieri sono pilastri per la salute e la cura delle persone ma la loro situazione è critica. Migliorarla significa dare nuova forza ai sistemi sanitari e contribuire alla costruzione di una copertura sanitaria universale.

Oltre 900.000 sfollati, di cui un terzo bambini, una crisi umanitaria sempre più complessa, eventi climatici
estremi e una situazione sanitaria delicatissima. Nella provincia di Cabo Delgado il conflitto si vive
quotidianamente e colpisce tutta la popolazione, rendendo complessa anche l’assistenza sanitaria di base,
compromettendo la salute mentale delle persone e acuendo le violenze di genere.

Un Paese ricchissimo di risorse naturali eppure paralizzato da una crisi che si muove su più dimensioni
e non sembra trovare soluzioni, dall’economia alla salute fino alla sicurezza. La Repubblica Centrafricana
non ha ancora saputo trovare una via per una reale autonomia, per una pace interna e per uno sviluppo
duraturo.

La mappa dell’Etiopia oggi è una mappa desolante di emergenze e riflette un Paese sull’orlo di una crisi
umanitaria totale. Siccità, conflitti interni, campi profughi, una crisi sanitaria e alimentare devastanti
si stanno abbattendo sul Paese in modo violento e richiedono interventi radicali di supporto, anche
internazionale, per poter immaginare una ricostruzione a tutti i livelli.

Sono le guerre che affliggono il continente africano, quasi invisibili a livello globale e mediatico e mosse
principalmente da interessi economici, energetici, militari. E in crescita preoccupante. Il loro impatto
maggiore è come sempre sui più fragili – civili, madri, bambini, malati, disabili: è per loro che il Cuamm
continua a essere presente anche nei contesti più delicati per garantire cure e assistenza sanitaria.

«L’Africa ha voce, ma non si sente; voi dovete aprire possibilità perché si senta la voce dell’Africa; continuare a dare voce a quello che non si vede». Ce lo ha chiesto il Santo Padre e su questa strada noi continueremo a impegnarci, per accompagnare l’Africa a superare questa ennesima crisi economica e sociale dovuta all’impatto delle guerre.

La guerra in Ucraina dove, con l’arrivo dell’inverno sta diventando sempre più drammatica la condizione
di milioni di persone. L’Iran come una polveriera in cui la repressione mina sicurezza e libertà. E in tutto
questo gli italiani sembrano rassegnati e restii all’azione, almeno secondo il Rapporto Censis 2022. E se
invece rimettessimo al centro la nostra responsabilità morale a sfidare la globalizzazione e le ingiustizie?

L’Africa si trova sempre di più al centro di nuovi equilibri geopolitici mondiali, in cui si ritorna a uno schema di blocchi contrapposti di Paesi, come in una nuova guerra fredda, e in cui si intrecciano ingenti interessi economici, militari e diplomatici. Uno scenario in rapida evoluzione e in cui il rischio di conflitti tra potenze sul continente non è trascurabile, favorito anche dall’instabilità e fragilità dei Paesi africani.

La povertà come la più grave delle malattie sociali, con ricadute pesanti anche sulla salute delle persone.
Un assunto già noto che si conferma nei risultati dei rapporti Caritas e ISTAT 2022, evidenziando le criticità legate alle trappole di una povertà crescente e al suo impatto sulla società. Anche in Italia, in cui gli interventi di contrasto esistono ma non sono sufficienti a generare un cambiamento sociale profondo.

«C’è molto da fare quando non c’è più niente da fare», così dicevano i pionieri delle cure palliative e da qui si può ripartire per riflettere su questa modalità di cura, così delicata. Specie quando si opera nel contesto africano, in cui la cultura della morte è molto diversa da quella occidentale.