In uno scenario in cui le crisi emergenziali si fanno sempre più persistenti e strutturali, Medici con l’Africa Cuamm risponde cercando di integrare l’approccio alla crisi nel proprio modo di lavorare:conoscenza delle realtà locali, fiducia nelle persone, investimento nelle comunità.Questo permette una visione resiliente che consente di andare e pensare “oltre l’emergenza”.

Nel sud dell’Angola si stima che 1,3 milioni di persone vivano in uno stato di grave insicurezza alimentare,condizione dovuta agli effetti dell’emergenza climatica e alla conseguente siccità prolungata.In questo contesto gli interventi del Cuamm mirano a intercettare chi presenta condizioni di malnutrizione e a supportarlo a livello sanitario, garantendo le cure.

Un commento al testo di Eugene Richardson “Epidemic Illusions” per farsi domande più che trovare risposte: troppo spesso oggetto di mode del momento e modelli preconfezionati, la narrazione della salute pubblica rischia di perdere il senso più profondo, dimenticandosi come sempre gli ultimi.

Si registra una crescente attenzione, anche in Africa, verso i pazienti critici. L’iniziativa “Critical Care Asia Africa” mira a sistematizzare l’uso di un registro clinico informatizzato: un registro di terapia intensiva può essere adattato all’ospedale con carenza di risorse per fornire dati epidemiologici e clinici in tempo reale.

Una situazione di ormai cronica instabilità quella del Sud Sudan, in cui un approccio puramente emergenziale e verticale non è sufficiente. Anche in questa fase di crescente allarme umanitario,Cuamm adotta nel Paese una visione collaborativa, per costruire insieme alle autorità locali un sistema che possa rispondere ai bisogni di salute primaria.

A Cabo Delgado i fenomeni di insicurezza sono iniziati a ottobre 2017 aumentando nel 2020 e le Nazioni Unite stimano siano 744.949 le persone costrette a fuggire e cercare rifugio altrove: chiamati Internally Displaced People (IDPs), sono mozambicani che migrano all’interno del proprio stesso Paese e per i quali Cuamm è attivo per offrire assistenza sanitaria, supportando un modello di accoglienza integrato nelle comunità locali.

È sempre maggiore il numero di Paesi dell’Africa a sud del Sahara che si trovano a gestire una o più emergenze– climatiche, sanitarie, politiche – andando a sommare i disagi emergenziali alle già gravi fragilità.Un approccio strategico di lungo respiro, basato su reti solide nei Paesi e conoscenza della realtà, che sono per Cuamm la risposta alle crisi, per proseguire verso una visione di sviluppo e resilienza.

Di fronte alla pandemia da Covid-19, i 23 ospedali africani in cui Cuamm opera hanno risposto applicando dei processi volti a garantire da un lato la pronta risposta ai casi di emergenza, dall’altro a mantenere continuità di cure “ordinarie” ed evitando che l’urgenza pandemica andasse ad arrestare i servizi sanitari.Un modello imparato da Ebola e che potrà essere utile anche in scenari futuri.

La fotografia attuale del continente africano ci mostra Paesi e aree fortemente debilitate da guerre,instabilità politica, fenomeni climatici come siccità o alluvioni, e a cui negli ultimi anni si è aggiunta la crisi portata da Covid-19. Qual è l’impatto sulla crescita economica? Ne parliamo con Giovanni Carbone.

Con solo il 6,6% dei vaccinati nel continente africano, possiamo considerare l’attuale quadro una sorta di apartheid vaccinale. Vaccinazioni mancate per il sud del mondo e accordi bilaterali disattesi hanno conseguenze per tutti, con nuove varianti che minacciano anche i Paesi che avevano fatto il “pieno di vaccini”.