Sud Sudan resistere alle inondazioni
Negli ultimi mesi gli sfollati in fuga dall’acqua sono raddoppiati nella contea di Awerial, raggiungendo il picco di 70.000 persone. Aumentano le richieste di cure, ma gente non si lascia scoraggiare dalle inondazioni. E dove non arrivano i fuoristrada, si arriva guadando, portando i farmaci sulla testa.
A Shambe, in Sud Sudan, il centro di salute è stato inondato dalle piogge dei mesi scorsi, ma il frigorifero è stato messo in salvo e continua a funzionare. Per conservare i vaccini, che i nostri operatori riescono a portare alla struttura grazie all’aiuto della comunità locale, poco intenzionata a farsi scoraggiare dal clima avverso.
I problemi sono iniziati la scorsa estate, quando, per le piogge torrenziali, vaste aree del Sud Sudan sono state allagate e, secondo i dati OCHA, 856.000 persone hanno dovuto abbandonare le proprie case. Nemmeno la contea di Yirol East, dove si trova il centro di salute di Shambe, è stata risparmiata dalle inondazioni e ancora oggi l’acqua non accenna a diminuire.
Per questo, per portare scorte di vaccini e farmaci nel centro di salute, è necessario un lungo viaggio in macchina, trasferire il carico in groppa a dei muli e poi all’interno di alcune canoe, per arrivare, spesso guadando a piedi, fino al vecchio centro di salute, dove il frigorifero, indispensabile ma impossibile da spostare, è stato issato in cima a una pila di bancali.
Grazie al collegamento con i pannelli solari, infatti, il frigorifero può continuare a conservare le dosi di vaccini, che vengono poi distribuite in un nuovo centro di salute provvisorio, allestito dal nostro staff in collaborazione con la comunità in una vicina area asciutta e più facilmente accessibile dalle persone.
L’esempio dell’impegno della comunità di Shambe per non perdere il proprio centro di salute è una delle tante storie di perseveranza che arrivano dal Sud Sudan. Molti altri centri di salute e piccoli villaggi sono raggiungibili solo in canoa o a piedi, guadando le aree allagate, dove l’acqua arriva alla vita e i nostri operatori e i volontari devono trasportare i beni di prima necessità sopra la testa, per non bagnarli.
Vaccini, farmaci, ma anche trattamenti contro la malnutrizione, che aumenta tra gli sfollati: persone rimaste senza nulla, dopo aver abbandonato le proprie case e le proprie terre fuggendo dall’acqua.
Dalla contea di Awerial, in un’altra parte del Sud Sudan in cui siamo partner del ministero sud sudanese per la salute e la nutrizione, arrivano dati ancora peggiori dei mesi scorsi. Il numero di sfollati è oggi di 70.000 persone e non accenna a diminuire. Gli effetti si vedono anche sul sistema sanitario, già fragile e sotto stress. In settembre e ottobre gli accessi ambulatoriali al centro di salute di Minkamen sono saliti del 67%: in gran parte nuovi residenti, in cerca di cure di base contro le malattie più comuni, come diarrea, malaria e malnutrizione.
Per rispondere a questo problema abbiamo organizzato delle cliniche mobili e rafforzato la rete capillare di operatori di villaggio, che possano portare le cure direttamente tra le comunità di sfollati, alleggerendo i centri di salute e raggiungendo anche le famiglie più isolate.
Proprio in questi giorni questo intervento è stato ampliato: oltre alla contea di Awerial porteremo le cliniche mobili anche nelle aree di Rumbek East, Rumbek Centre e Yirol East. C’è bisogno dell’aiuto di tutti per garantire cure di base alle persone sfollate, ma anche alle comunità ospitanti, messe alla prova dell’emergenza.