In Tigray Per aiutare a ricostruire
«Dopo 2 anni di instabilità, dentro la distruzione e le ferite profonde di questa gente, vedo anche tanta forza e voglia di ricostruire. Lo chiedono anche le autorità che abbiamo incontrato, che sono determinate a ripartire e a dare opportunità ai giovani», afferma don Dante Carraro, direttore del Cuamm in visita in questi giorni a Shire, in Tigray. Nel corso della missione anche l’incontro con l’ambasciatore d’Italia in Etiopia, Agostino Palese, in ricognizione della situazione nella zona.
Dopo due anni di un insicurezza e instabilità, il Tigray, regione nel nord dell’Etiopia, anche grazie alla mediazione dell’Italia che tanto ha fatto e continua a fare per il processo di pace, sta ritrovando una fragile stabilità. Ora il desiderio più grande è quello di ripartire, di ricostruire e curare le ferite di uno scontro che ha colpito soprattutto le fasce più deboli e fragili della popolazione, le donne e i bambini.
Don Dante Carraro direttore del Cuamm, in visita in questi giorni a Shire, rinnova e rilancia l’impegno e la decisione di Medici con l’Africa Cuamm di intervenire, in modo significativo, «per rispondere ai bisogni sanitari della popolazione, secondo due priorità principali: la ricostruzione delle strutture distrutte e depredate e l’investimento nel capitale umano, nella formazione del personale sanitario», ha affermato don Carraro, da Shire. Nel corso della missione, anche l’incontro con l’ambasciatore d’Italia in Etiopia, Agostino Palese, in ricognizione della situazione nella zona, in vista dell’avvio di progetti di cooperazione allo sviluppo a sostegno delle strutture sanitarie locali.
«Shire è una città di 300.000 abitanti al nord dell’Etiopia, in Tigray, regione che negli ultimi 2 anni è stata destabilizzata da un’insicurezza che ha determinato devastazione e distruzione – ha detto don Dante Carraro al termine della sua visita –. Nell’ultimo anno, 1 bambino su 10 è stato vaccinato e il numero di mamme morte per il parto è raddoppiato. Attualmente funziona solo il 3% del sistema sanitario. Conseguenza diretta di tutto questo odio e queste morti, è la fuga. Nella regione si calcola che ci siano milioni di sfollati interni che si spostano da un luogo all’altro per cercare un po’ di sicurezza e di pace. 500.000 sono gli sfollati solo nella città di Shire! Ma nonostante tutto, nonostante si vedano strutture distrutte o depredate, nonostante negli occhi delle persone si legga una profonda amarezza e tristezza per gli orrori vissuti, sono contento di essere qui, perché dentro la distruzione colgo anche tanta forza e voglia di ricostruire. La gente ce lo chiede, le autorità sono determinate a ripartire, a dare opportunità ai giovani. Ecco il nostro compito: dare opportunità di crescita di studio, di formazione e di lavoro a questi giovani perché la fuga non sia l’unica alternativa, scappare non sia l’unico rifugio, l’unica scelta».
Sono 13 milioni le persone che necessitano di aiuti umanitari e di cibo, in Tigray e nelle regioni limitrofe di Amhara e Afar; solo il 3% delle strutture sanitarie del Tigray funziona, il resto è stato in parte o totalmente distrutto; oltre 1 milione di sfollati interni ha bisogno di aiuto. A Shire si contano circa 500.000 sfollati. Dei 4 ospedali esistenti nella zona, 2 sono stati distrutti e gli altri 2 funzionano solo in parte. Ad aggravare la situazione è la mancanza di cibo. Il World Food Programme stima che l’89% delle famiglie del Tigray si trovi in condizione di insicurezza alimentare. Con la conseguenza di un preoccupante aumento della malnutrizione severa nei bambini con meno di 5 anni e nelle donne in gravidanza. Poco dopo l’inizio degli scontri, il Cuamm ha continuato a stare vicino alla popolazione, per quanto possibile e con azioni mirate. Oggi, con la visita del direttore, rilancia un impegno che vuole essere di lunga durata e sarà possibile grazie all’aiuto di tanti che vorranno sostenere la ricostruzione in Tigray.
Medici con l’Africa Cuamm in Tigray
È il 1995 quando il Cuamm avvia il suo intervento in Tigray con progetti puntuali e mirati alla riabilitazione e il recupero dei disabili della guerra tra Etiopia ed Eritrea, prima presso il Centro di riabilitazione di Adigrat, poi presso Mekelè. Nel 2021, poco dopo l’avvio del conflitto, Medici con l’Africa Cuamm ha ripreso l’intervento nella regione, dapprima grazie a fondi stanziati dalla Cei, attraverso Caritas Italia e in collaborazione con la Chiesa Cattolica Etiope ha supportato tre centri sanitari tra Adigrat e Makellè e l’ospedale governativo Ayder di Makellè; in seguito, con un progetto finanziato dall’Unione Europea, ha potuto aiutare tre strutture sanitarie (il St. Louise Eye Clinic a Mekelle, il St. Mary Health Centre a Edaga Hamus, e il Kidane Mihret Hospital ad Adwa) a garantire cure e servizi di base alla popolazione, compreso il supporto psicologico, attraverso: assistenza tecnica al personale locale, distribuzione di farmaci e materiale sanitario; formazione del personale sanitario; rafforzamento del sistema di riferimento delle emergenze. Da marzo 2023, il sostegno si è esteso all’ospedale di Adigrat, all’ospedale Generale St Mary e all’Ayder Teaching Hospital, soprattutto attraverso il coinvolgimento dello staff locale nelle attività formative. Alcuni dati possono dare l’idea di quanto realizzato in 18 mesi di intervento: 951 professionisti sanitari formati; 411 i casi trasferiti a centri sanitari di livello maggiore; 37.376 visite ambulatoriali effettuate. Oggi il Cuamm, grazie al sostegno di Caritas Svizzera, sta continuando a garantire il suo intervento.