Medici con l'Africa Cuamm

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Andare oltre specializzandi in formazione

Si tiene in questi giorni il Corso Base del Cuamm rivolto agli specializzandi che hanno interesse ad avvicinarsi al Cuamm e al mondo della cooperazione allo sviluppo. Al centro le basi dell’agire del Cuamm e il rafforzamento dei sistemi sanitari.

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    «Per imparare, per aggiungere un mattoncino al mio percorso come medico e per mettermi in discussione». Così Alessia Bertolino, 29 anni di Torino, racconta perché vorrebbe partire per l’Africa assieme al Cuamm. Alessia è una dei quasi 70 specializzandi che in questi giorni stanno frequentando il primo modulo del corso per Junior Project Officer: un’opportunità formativa che Cuamm propone dal 2002, per preparare gli specializzandi a un’esperienza di sei mesi in uno dei Paesi in cui operiamo.

    Per Alessia – specializzanda in chirurgia pediatrica all’Università di Padova – non sarà la prima volta in Africa con il Cuamm. «Appena dopo la laurea sono stata in Etiopia con il progetto del Segretariato Italiano Studenti in Medicina. Come specializzanda, però, sarà un’esperienza completamente diversa da quella fatta in passato. Anche per questo credo che il corso che stiamo frequentando sia fondamentale – continua Alessia, che fa parte anche del gruppo d’appoggio Piemonte -. Quando si fa riferimento all’Africa, e in particolare al tema salute, c’è sempre molta confusione. È necessario avere delle chiavi di lettura per cercare di capire il contesto in cui lavoreremo per sei mesi, che è del tutto differente a quello a cui siamo abituati ora».

    Specializzandi impegnati in attività di formazione durante il Corso Base Cuamm.

    Della stessa idea è anche Francesco Capriotti, 30 anni della provincia di Ascoli Piceno, specializzando in malattie infettive all’Università di Parma. «Vorrei partire assieme al Cuamm perché ha un approccio alla cooperazione integrato al territorio, con un punto di vista prospettico – ci dice poco prima di entrare in aula e riprendere la formazione -. Un’esperienza in Africa mi permetterebbe di avere a che fare con patologie che altrimenti non potrei trattare e, così, acquisire nuove competenze. Allo stesso tempo potrei imparare a lavorare in contesti con risorse limitate e avere la possibilità di mettermi alla prova».

    «In Africa scopri realtà che nemmeno pensavi esistessero. È quando si parte e si ‘tocca con mano’ che ci si rende davvero conto di alcune cose che ti rivoluzionano dentro. È muoversi, andare, che può cambiare la vita» dice il direttore don Dante Carraro.

    Dopo questo primo modulo formativo, Alessia e Francesco proseguiranno la preparazione in vista dell’eventuale partenza per l’Africa come JPO. «Oltre ai contenuti tecnici e le informazioni necessarie relative ai progetti che portiamo avanti, in questa fase iniziale cerchiamo di conoscere gli specializzandi candidati e, soprattutto, far conoscere loro quali sono i valori del Cuamm e qual è la nostra visione – sottolinea Alessandra Gatta, del Settore Risorse umane –. La componente formativa è centrale per i futuri Jpo, che diventano a tutti gli effetti parte del nostro staff».

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