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COSA PORTERESTI CON TE IN OSPEDALE?

La testimonianza di Filippo Pistolesi, che sta trascorrendo sei mesi di tirocinio come JPO a Chiulo, in Angola.

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    “L’ambulanza era pronta a partire con due pazienti, una signora con un travaglio di parto prolungato e un ragazzino con una frattura esposta del braccio; non tutti i problemi si risolvono a Chiulo, per alcuni malati bisogna fare riferimento all’ospedale provinciale di Ondjiva ed è importante prendersi cura dei pazienti accompagnandoli anche in questi spostamenti. Ma quel pomeriggio l’ambulanza non partiva e intorno si era creato un gruppetto animato dall’autista che voleva impedire alla famiglia del ragazzino di caricare a bordo due galline, una scena davvero bizzarra! Solo l’intervento paziente di Adelina, un’infermiera locale, ha convinto l’autista a mettersi in moto, trasportando anche le due galline: tutto ciò che la famiglia aveva portato da casa, tutto ciò di cui disponeva per poter pagare le cure del proprio figlio. Due galline al posto dei soldi, ma anche del pigiama, delle ciabatte, dello spazzolino da denti, degli asciugamani e di tutte quelle cose che io avrei portato prima di essere ricoverato in ospedale. In questa e molte altre occasioni ho compreso che l’Africa è la terra di quello che non ti aspetti, di quello che non capisci, una terra in cui serve tempo: prima bisogna osservare, poi si può provare a capire, a vivere”.

    Da una testimonianza di Filippo Pistolesi, JPO a Chiulo in Angola

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