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Ascoltare il cuore oltre i confini

La testimonianza di Filippo Pistolesi, JPO in Pediatria, alla vigilia della sua partenza per la Repubblica Centroafricana.

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    La parola “confine” è una delle parole che hanno caratterizzato questo 2020, un anno difficile, che ancora sta mettendo alla prova il nostro mondo e che ci ha obbligato a rallentare, fino quasi a fermarci, dilatando le distanze tra noi ma obbligandoci anche a rimanere uniti. In quest’anno che ci ha resi stanziali come mai prima, la scelta di partire, di andare, diventa ancora più forte. Parla proprio di questo Filippo Pistolesi che ha fatto l’esperienza come Jpo di Pediatria in Angola, ora alla vigilia della sua partenza per la Repubblica Centrafricana.

    «Al secondo piano di via San Francesco 126, a Padova, sono tornato poco più di anno fa, rientrato dopo 6 mesi dall’Angola, carico di emozioni da condividere, felice di raccontare ai volti noti del Cuamm il recente vissuto, temporanea continuità di progetti che avanzano, presenza in staffetta di una corsa infinita sulle lunghe strade africane.

    Tutti i compagni di viaggio sono passati alla sede centrale del Cuamm, inizialmente incerti nel superare il portone, ma subito pronti nel far strada a chi li segue. Attenti nei giorni della formazione e impazienti per i primi passi vicino all’equatore.

    Tutti conoscono i divanetti nel corridoio del Cuamm, la calma apparente della macchina che muove tutto, le porte che si affacciano e dalle quali si intravedono i collaboratori dei vari settori; a prima vista comuni impiegati dai vestiti occidentali, nascondono nei loro occhi il riflesso dei volti che hanno conosciuto in terre lontane, nell’animo i colori dell’Africa.

    Uomini e donne carichi di aspettative, protesi verso l’altro, hanno attraversato quel corridoio prima di partire, hanno aspettato di conoscere i progetti, hanno incontrato i futuri compagni di viaggio, hanno manifestato timori, dubbi, paure e hanno deciso di partire.

    Oggi tocca a me pensare a questo nuovo viaggio, il quarto in terra africana.

    Questa volta a tirarmi a sé è il Complexe Pediatrique di Bangui, nella Repubblica Centrafricana, uno dei paesi agli ultimi posti per indice di sviluppo umano.

    Sempre si lasciano i propri cari, sempre si lasciano sicurezze e comodità, sempre si affrontano difficoltà ma questa volta è ancora più difficile con lo spettro della pandemia in corso.

    Dubbi, pensieri, incertezze si succedono nella testa.

    È stato bello quanto inaspettato ritrovare compagni di viaggio delle passate missioni pronti a mettersi di nuovo in gioco con l’Africa, alcuni partiranno a breve, altri raggiungeranno i paesi di destinazione poco dopo di me. Sarà bello sapere che sotto il cielo di terre lontane con gli ideali di un’unica grande famiglia, saremo insieme a lavorare con donne e uomini dell’Africa, cittadini di un mondo senza confini.

    Molti chiedono perché partiamo con una pandemia in corso, perché non continuiamo a lavorare nei nostri ospedali che tanto necessitano di sanitari… tra qualche giorno lascerò l’Italia ma non lascerò i nostri ospedali, perché i nostri ospedali sono gli ospedali del mondo! Ho sostenuto i miei studi per essere al servizio di chiunque avesse bisogno. Non ho imparato ad ascoltare un cuore solo entro un certo confine.

    Ma allora perché proprio Bangui? Perché la Repubblica Centrafricana? Perché questo viaggio nel cuore del continente africano? In questo paese al centro dell’Africa dove si riscontra una delle più grandi e intense anomalie del campo magnetico terrestre? E se fosse davvero il cuore dell’Africa? Forse vale veramente la pena di ascoltarlo».

     

     

    Fondo Bekou

    https://ec.europa.eu/

    Il Cuamm interviene nell’ambito del progetto “Supporto al Complesso Ospedaliero Universitario Pediatrico di Bangui”, finanziato dal Fondo Bekou dell’Unione Europea e realizzato in collaborazione con Action contre la Faim.

    Questa news è stata prodotta con il supporto finanziario dell’Unione Europea. I contenuti sono di sola responsabilità di Medici con l’Africa Cuamm e non riflettono necessariamente la visione dell’Unione Europea.