Una finestra sulla complessità
Leonardo Meggiolaro, specializzando in Pediatria all’Università degli Studi di Padova, è tornato da Bangui, in Repubblica Centrafricana, per una missione arricchente, tra difficoltà e gratificazione.
«Ricevere un messaggio su WhatsApp dal papà di un bambino che ho curato al CHUPB di Bangui è emozionante. Non posso dimenticare questo genitore quando è giunto in pronto soccorso con il figlio che faticava a respirare. Abbiamo capito, in poco tempo, che si trattava di un caso di tubercolosi. Lo abbiamo isolato e accudito. Ma qualcosa ci sfuggiva e il miglioramento che ci aspettavamo con le cure somministrate tardava ad arrivare. Così, è stata necessaria una radiografia al torace. Un esame semplice che, tuttavia, almeno in questo momento storico, l’ospedale non può offrire. Bisogna organizzare il trasporto, in questo caso, di un bambino in ossigeno e con ambulanze che non sono ben attrezzate. In più, c’è da chiedere un contributo alla famiglia. È stato complesso, ma tutto ciò ha permesso di sospettare che il piccolo avesse una dilatazione al cuore, probabilmente secondaria alla tubercolosi. Un’ecocardiografia ha confermato la diagnosi e la causa dello scompenso cardiaco. Finalmente, abbiamo potuto impostare la terapia adeguata e dopo dieci lunghi giorni di ricovero è stato dimesso! Oggi è ancora in follow-up da un mio collega, il dottor Hoza, che è appena diventato pediatra. È una grande soddisfazione anche il nostro lavoro “a staffetta”. Ciascuno, con le sue competenze, ha permesso, un passo dopo l’altro, di arrivare ad una diagnosi e alla giusta terapia per questo piccolino».
Quello che non si vede…
«L’esperienza è stata eccezionalmente formativa proprio in virtù delle difficoltà che ho incontrato. Operare in un contesto così difficile è stata una grande opportunità, una finestra sulla complessità. Un’occasione per pormi domande. Oggi cerco non tanto di esprimere quello che ho vissuto, perché le parole sono troppo limitanti, ma di condividere e di sensibilizzare chi mi sta accanto rispetto alla realtà che ho conosciuto. Per fare luce su angoli di mondo ancora troppo bui, su una realtà che esiste e sulla quale abbiamo responsabilità.
Il rapporto con l’équipe locale della terapia intensiva pediatrica è stato entusiasmante, in particolare, con i colleghi infermieri. Non è stato semplice, invece, quello con i medici specializzandi che, trattandosi di un ospedale universitario, sono molti. Inizialmente, si fa fatica a comprendere alcune semplificazioni dei colleghi. Con l’andare del tempo, però, ci si accorge che la realtà è più complessa e che non ci si deve fermare ad un primo giudizio. Frequentemente, a tali medici sono richiesti turni di guardia lunghi e pesanti a copertura di servizi impegnativi come il pronto soccorso e le terapie intensive di un ospedale grande, con oltre 200 posti letto a cui non corrispondono stipendi proporzionati. Parliamo di specializzandi che, nella maggior parte dei casi, hanno famiglie numerose da sostenere e che ricevono l’equivalente di 100-150 euro al mese, in una delle città più costose dell’Africa. Da qui, spesso, la tentazione di cercare secondi lavori o altri espedienti per far quadrare i conti e andare avanti, a prezzo di trascurare le proprie responsabilità in ospedale. È un gravissimo problema, ma se si vogliono migliorare le cose è necessario metterlo a fuoco in modo preciso e considerare tutti i punti di vista, per trovare una soluzione, che senza mettersi nei panni dell’altro faticherà ad arrivare».
L’impegno quotidiano di Medici con l’Africa Cuamm al Chupb è reso possibile anche grazie al progetto, avviato ad ottobre 2022, “Risposta ai bisogni sanitari urgenti in ambito pediatrico nel contesto della crisi umanitaria protratta in Repubblica Centrafricana”, finanziato dall’Agenzia Italiana Cooperazione allo Sviluppo. I beneficiari diretti dell’intervento sono gli oltre 70.000 bambini che hanno accesso al triage del Chupb in un anno e, in particolare, i pazienti con condizioni di emergenza-urgenza che riceveranno cure mediche e chirurgiche gratuite presso il Chupb.