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Il canto di speranza delle mamme

La testimonianza di Alessandra Gossetto e Matteo Arata all’ PCMH, l’ospedale di riferimento per la salute materno-infantile della Sierra Leone.

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    “Spesso sentiamo levarsi un canto tra i corridoi dell’ospedale, inizialmente non capivamo, ma poi ci siamo resi conto che erano le mamme fuori dal reparto di Patologia neonatale. Cantano per farsi e fare forza, insieme. È un’immagine bellissima che trasmette un grande messaggio di resilienza e di quanto importante sia la comunità soprattutto nei momenti più difficili.”

    Vivere l’ospedale permette di avvicinarsi alle persone nei loro momenti di più grande vulnerabilità ed assistere al modo in cui affrontano il dolore e l’attesa. Il canto, ad esempio, un’attività collettiva che usano le mamme per farsi forza, per trasmettere un messaggio di resilienza durante le difficoltà. Alessandra Gosetto e Matteo Arata sono due Jpo in Ginecologia ed Ostetricia e sono arrivati a Freetown, in Sierra Leone, ad agosto, per prendere servizio al PCMH, l’ospedale di riferimento per la salute materno-infantile del Paese.

    Un’esperienza nuova, la prima volta in Africa per entrambi. “L’impatto visivo iniziale è stato molto forte, quasi di disorientamento – raccontano. L’ospedale, per quanto sia uno dei principali del paese, è molto diverso dagli ospedali che siamo abituati a vedere in Europa. Le risorse qui sono limitate, basti pensare alla quantità di parti rispetto al personale: dai 10 ai 25 al giorno, per un totale di 8.000 parti all’anno con il personale medico dedicato al reparto di Ginecologia ed Ostetricia composto da 4 strutturati e alcuni tirocinanti che fanno guardie di 24 ore. A Padova, in un ospedale che fa circa 3.000 parti all’anno ci sono più del doppio degli strutturati a gestire il reparto e le guardie sono di 12 ore. Qui affrontiamo quotidianamente diverse patologie ostetriche che in Italia non si vedono quasi mai e c’è un alto tasso di complicanze ostetriche”.

    In Sierra Leone per ora il Covid-19 è presente in maniera limitata, i pazienti positivi sono una minoranza degli accessi in ospedale, ma la realtà è che mancano ancora le risorse per fare gli screening alla popolazione. E inoltre, la difficoltà di accedere all’ospedale, anche solo per i costi del trasporto, rischiano di aumentare enormemente complicazioni e pericoli del parto.

    Garantire la salute di mamme e bambini è una sfida quotidiana che cerchiamo di rendere concreta da 70 anni in tutti i nostri paesi di intervento.

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