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Un’esperienza di costanza. Laura, in Servizio Civile in Angola

Laura Bottan è una giovane ostetrica che ha concluso il Servizio civile universale nella maternità dell’ospedale di Chiulo. Un viaggio per imparare il valore della costanza.

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    «Non trovo le parole per esprimere tutto quello che è stato!», esordisce Laura Bottan, ostetrica, al termine del Servizio civile universale in Angola, ricordando con affetto l’ospedale di Chiulo, nella provincia del Cunene. «In ogni mamma che incontro qui non posso fare altro che ritrovare lo sguardo di Chiulo. Perché per me il reparto maternità non è stato soltanto un luogo fisico. Letteralmente è stato l’insieme delle persone che mi hanno accompagnata. Come i medici Cuamm Paola e Maria Chiara e come il team di infermieri angolani che hanno contribuito al mio inserimento sul campo.

    Insieme per un’esperienza di collaborazione quotidiana all’interno dell’ospedale, che dona un senso di appartenenza anche quando lo si lascia: perché quelle mura le abbiamo animate tanto da sentircele dentro, anche ora che sono distante chilometri.

    Chilometri come quelli percorsi con le brigate mobili del Cuamm per offrire alle comunità più lontane assistenza sanitaria, visite prenatali, vaccinazioni pediatriche, screening contro la malnutrizione. Tanti i momenti significativi: la formazione organizzata per tutte le infermiere del municipio sulle emergenze ostetriche, dove il personale locale insegna l’entusiasmo e la voglia di mettersi in gioco e imparare.

    Ma soprattutto insieme per un’esperienza di costanza in ospedale e in “Casa de Espera”, luogo sicuro per le donne che attendono di partorire: una realtà dove ho affiancato le infermiere per la gestione delle gravidanze a rischio. Perché solo camminando con il personale, giorno dopo giorno, si può davvero ottenere un cambiamento, una profonda collaborazione, un “essere con” che sostiene e non sostituisce.

    Certo, spesso è difficile lavorare in un Paese con poche risorse, scontrarsi con un’altra cultura che rende difficile accettare alcune scelte, come una madre che porta via il figlio dall’ospedale perché crede che il curatore tradizionale sia migliore di infermieri e medici.

    Tuttavia, sono tanti i momenti che danno soddisfazione, come raggiungere il macro obiettivo di implementare l’uso del partogramma, uno strumento che permette di determinare se un parto è a rischio o meno durante il travaglio. Questi traguardi si varcano solo lavorando ogni giorno, l’uno al fianco dell’altra, perseverando, lentamente, o meglio, secondo un motto angolano, Enda Katuto Katuto, cioè camminando piano piano».