Medici con l'Africa Cuamm

la salute è un diritto,
battersi per il suo rispetto
è un dovere
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Una professione per creare un legame

Sara Guadagni è originaria di Carrara. Assieme a Medici con l’Africa Cuamm, ha svolto il Servizio civile universale a Chiulo, ricoprendo il ruolo di amministrativa, che l’ha coinvolta a 360 gradi.

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    «Generalmente, il Servizio civile universale è un’esperienza di vita che cambia le prospettive. Con il Cuamm, in particolare, è qualcosa che diventa parte di te e che mi porterò dietro. È un periodo di formazione professionale che totalizza, perché entri a fare parte della mission che ha il Cuamm in un villaggio così remoto, come quello nel quale ho vissuto io».

    Così, Sara concretizza un senso di appartenenza alla professione che ha svolto nei mesi scorsi in Angola, in particolare a Chiulo, dove i volontari espatriati sono pochi e dai locali sono identificati, affettuosamente, come dottori: «Diventi una figura di riferimento ed è bellissimo, perché quando esci incontri tanti bambini che ti chiamano “Dottore! Dottora!”. Per tutti loro il bianco è medico, si tratta di un’associazione immediata, perciò per strada mi chiedevano, spesso, consigli e io cercavo di convincerli a venire in ospedale, quando capivo ce ne fosse bisogno».

    Ricoprire un ruolo all’interno di una comunità per Sara è stata la soddisfazione più grande, la consapevolezza delle aspettative che gli altri nutrivano nei suoi confronti. Un’avventura che aiuta a crescere a livello professionale. «Ma non solo! Anche umanamente. Le persone locali si sono legate a me… e viceversa! Tutti i giorni andavo a fare la spesa in un piccolo mercato. Era uno di quei gesti “invisibili” che significano molto. La mia partecipazione alla quotidianità del villaggio è stato quel passo che mi ha permesso di vivere appieno ogni momento: quando amici e colleghi locali ti confidano che sentiranno la tua mancanza, realizzi che i mesi non sono soltanto trascorsi, ma sono stati un dono per la costruzione di legami».

    Non è mancata qualche difficoltà comunicativa, soprattutto nella prima fase. Ma i ricordi positivi prevalgono: «Durante qualche uscita con i volontari angolani del Cuamm, davvero le culture si mescolano e si impara a giocare con le carte o con i sassi. Ho conosciuto tanti bambini, anche figli di colleghi, che esprimevano un forte bisogno di contatto, a volte chiedevano alle mamme in prestito il telefono per chiamarmi!

    Si tratta di un ricordo dolceamaro, perché proprio sui bambini è evidente, troppo spesso, la malnutrizione, che richiede un percorso di guarigione che passa dall’ospedale e dai centri di salute, tracciato dagli operatori del Cuamm, indispensabile per garantire loro il fondamentale diritto alla salute. Penso sia importante cercare di offrire ai più piccoli una crescita completa, volta alla guarigione, ma anche allo sviluppo. Il Cuamm prova a rispondere alle loro necessità. In molti casi, i bambini che cura sono orfani o abbandonati. Noi li sosteniamo contro la malnutrizione, ma da lì all’educazione, alla loro crescita a 360 gradi c’è un mondo. La consapevolezza che la strada da percorrere è lunga fa parte del ruolo che ho ricoperto durante il Servizio civile e che mi ha permesso di immergermi appieno nel contesto, con tutte le difficoltà. Ma è anche la consapevolezza che mi porta a credere nella cooperazione CON l’Africa e mi convince di questo: ripartire!».