Medici con l'Africa Cuamm

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Sierra Leone, 10 anni dopo!

Sono trascorsi già dieci anni da quando il Cuamm ha avviato l’intervento in Sierra Leone. Con 114 risorse umane impiegate in progetti per la salute della popolazione,  il Cuamm rinnova il suo impegno dedicando energie e risorse alla campagna di vaccinazione contro il Covid che è oggi una priorità.

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    Talvolta fare memoria della strada percorsa aiuta a capire il perché di certe scelte e a scoprire nuove forze ed energie per proseguire. Sono trascorsi già dieci anni da quando Medici con l’Africa Cuamm ha avviato l’intervento in Sierra Leone. Perché si è deciso di aprire l’intervento proprio lì? La Sierra Leone è il paese con la mortalità materna più alta al mondo: 1.120 mamme ogni 100.000 nati vivi. Pujehun, il distretto in cui è cominciato il lavoro, si trova nella zona sud del paese, ai confini con la Liberia. Raccontava Luca Scali, primo medico Cuamm a lavorare in Sierra Leone: «Si tratta di un distretto vasto, abitato da circa 250.000 persone, con un territorio difficile, attraversato da molti fiumi non dotati di ponti. L’unico traghetto esistente per attraversare il fiume Moa, che taglia a metà il distretto, è manuale e si aziona tirando una fune a braccia. Purtroppo, all’inizio della stagione delle piogge è affondato rendendo ancor più complicate le comunicazioni. Le strade tutte sterrate sono difficilmente percorribili soprattutto durante la stagione delle piogge. Nel distretto, inoltre, ci sono ampie zone di foresta senza strade. Tutto questo rende estremamente difficile, per molte persone, raggiungere i servizi sanitari».Si comincia dall’ultimo miglio. Dalle aree più lontane, dove i servizi sono scarsi e nessuno vuole andare. Da lì poi l’intervento si estende a Lunsar prima, a Zimmi, Bo, Bonthe, Makeni poi.Ma in mezzo c’è Ebola. Allo scoppio dell’epidemia nel 2014, nessuno è pronto a una catastrofe del genere. Ed è subito un dramma. Il Cuamm decide di rimanere, a lottare a fianco della popolazione locale. Da un lato per fornire agli operatori sanitari tutti gli strumenti di protezione di cui avevano indispensabile bisogno; dall’altro per continuare nel lavoro di identificazione e isolamento dei malati. Strategico è stato il lavoro di sensibilizzazione delle comunità, la ricerca dei contatti e il controllo del territorio. In totale sono state messe in isolamento oltre 1.200 persone ed è stato possibile contenere il contagio. E dopo 1 anno e 5 mesi, 14.222 casi di Ebola, 3.955 morti, tra cui oltre 300 operatori sanitari, Pujehun, il distretto in cui opera il Cuamm, è il primo a essere dichiarato Ebola Free.

    Ebola

    «Ebola, per la Sierra Leone, è stato un vero e proprio Tsunami che ha portato via medici, infermieri, mamme, papà, famiglie, ospedali, scuole – diceva don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm –. Noi abbiamo deciso di rimanere, sempre a fianco dei locali, per rendere fattivo il “con” che caratterizza il nostro nome e il nostro stile. Non è stato facile, ma a Pujehun, distretto sanitario con un unico medico locale per 350.000 abitanti, anche grazie al nostro team, ci sono stati solo 51 casi di Ebola. È stato il primo distretto a essere dichiarato ‘Ebola free‘. Qui le mamme hanno continuato a ricevere assistenza al parto e i bambini ad essere curati per la malaria o la polmonite».

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    E quando si semina bene, i frutti arrivano e molti. Il grande impegno e lavoro fatto con Ebola ha accreditato Medici con l’Africa Cuamm a livello nazionale aprendolo a nuove grandi sfide: l’intervento al Princess Christian Maternity Hospital (PCMH), a Freetown e il NEMS. Con circa 9.000 pazienti e oltre 6.000 parti all’anno il PCMH è la più grande maternità del paese, un grande ospedale che si occupa di mamme e bambini, le fasce più fragili e bisognose della popolazione. Qui Medici con l’Africa Cuamm si è dato da fare e ha cercato di rispondere alle emergenze quotidiane. E poi, il grande impegno del NEMS: una sorta di “servizio di 118” distribuito per tutto il paese, per le emergenze ostetriche e non solo. Sfruttando le numerose ambulanze donate alla Sierra Leone durante Ebola, il Cuamm è riuscito a organizzare un servizio di trasporto di emergenze, simili a quelli che ci sono in Occidente.

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    Dieci anni di bilanci e di risultati raggiunti, ma con lo sguardo puntato verso il futuro. Oggi, nonostante e oltre i forti limiti causati dal Covid19 degli ultimi 2 anni, in Sierra Leone il Cuamm opera e supporta 25 strutture sanitarie, con 114 risorse umane impiegate e circa 7 milioni di euro investiti in progetti per la salute della popolazione. E l’avventura continua, con un impegno speciale sulla campagna di vaccinazione contro il Covid che è oggi una priorità.

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