Tutti insieme, il nostro contributo
Il coronavirus ha cambiato il nostro modo di vivere, di muoverci, di socializzare. Ci sta mettendo alla prova in Italia e sta tirando fuori il meglio da molti di noi. Da venerdì scorso, anche in Africa si comincia a registrare un aumento costante dei casi.
“Siamo dentro a questa cosa insieme. Solo insieme la sconfiggeremo. Quindi la regola è: tutti insieme”.
Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore OMS, 16 marzo 2020
Prima è sembrato distante, poi incredibilmente vicino; adesso è dappertutto. Il coronavirus ha cambiato il nostro modo di vivere, di muoverci, di socializzare. Ci sta mettendo alla prova in Italia e sta tirando fuori il meglio da molti di noi. Fra tutti, il personale sanitario, impegnato in uno sforzo senza precedenti. Da venerdì scorso, anche in Africa si comincia a registrare un aumento dei casi.
Come ha ricordato Tedros, direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la pandemia di covid-19 non può essere sconfitta con l’azione di un singolo, ma solo con il contributo di tutti. Sempre Tedros, nella conferenza stampa di lunedì 16 marzo, ancora una volta ha sottolineato che, mentre la pandemia sta già mettendo a dura prova sistemi sanitari avanzati:
«Quando il virus arriverà in paesi a basso reddito, ci preoccupa l’impatto che potrebbe avere su popolazioni con prevalenza di HIV o sui bambini malnutriti. Per questo chiediamo ad ogni Paese e ogni individuo di fare ogni cosa possibile per fermare il contagio».
Per noi di Medici con l’Africa Cuamm il contributo nel fermare il contagio è continuare ad essere vicini e solidali con le comunità e le istituzioni africane, lavorare con loro, con tutti i mezzi possibili, per continuare a rafforzare il sistema sanitario. A tutti i suoi livelli, perché sia capace di rispondere ai vecchi e ai nuovi bisogni legati al Covid-19. In Africa collaboriamo già con i ministeri della salute, interveniamo negli ospedali e nelle comunità, ci prendiamo cura molto spesso dei pazienti sieropositivi e dei bambini malnutriti che Tedros cita, rispondiamo alle emergenze sanitarie quando è necessario: ebola, ma ancora più spesso morbillo e colera. Dobbiamo e vogliamo continuare a farlo.
Per questo, in smart working dall’Italia, riducendo gli spostamenti, predisponendo e attuando piani di contenimento negli ospedali e nelle comunità degli 8 paesi in cui siamo presenti, tutti stiamo facendo del nostro meglio per dare continuità ai progetti in corso. Non vogliamo e non possiamo abbandonare le comunità che stiamo sostenendo, proprio ora che le minaccia un virus nuovo di cui si conosce poco. Siamo una sola comunità, in un mondo interconnesso. Proprio oggi dobbiamo dare il meglio di noi, tutti insieme, per sconfiggere questo virus.