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In ricordo di Bruna Maran Dal Lago

Bruna Maran Dal Lago una vita dedicata alla famiglia, all’Africa e al Cuamm che riempie di gratitudine e commozione per lo stile silenzioso, riservato, fermo della sua dedizione.

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    «Ricordo che a volte andavo ad aiutarlo in ospedale, quando bussavano i feriti alla porta li accompagnavo (…) tenevo gli ammalati fermi mentre Anacleto operava o li medicava senza anestesia. Una volta, mentre ero in attesa di Tito, ho tenuto fermo un uomo con la gamba lacerata…» scriveva Bruna Maran Dal Lago raccontando i primi tempi a Nkubu, in Kenia, all’inizio della straordinaria avventura di vita sempre condivisa con Anacleto. Nata il 30 marzo 1929 oggi, sabato 9 gennaio, a 91 anni, Bruna si riunisce al suo Anacleto. Una vita dedicata alla famiglia, all’Africa e al Cuamm che riempie di gratitudine e commozione per lo stile silenzioso, riservato, fermo della sua dedizione. Sono queste le buone radici da cui trae sempre nuova linfa la vita del Cuamm.

    Proprio 66 anni fa, Anacleto e Bruna si sposavano il 3 gennaio 1955 e due giorni dopo le nozze festeggiate con semplicità, la coppia partiva per l’Africa – un momento decisivo, vivo nei ricordi del giovane medico: «Siamo partiti per l’Africa il 5 gennaio da Venezia, con la nave Lloyd Triestino, che faceva rotta per Città del Capo attraverso il canale di Suez. Il Vescovo aveva prenotato i posti nel camerone della nave. Sono andato a Venezia, con i soldi ricavati dalla vendita della mia moto (Matchless 350cc dell’esercito inglese, messa in vendita dopo la guerra) ho scambiato i posti con una cabina a due. Però mangiavamo nella mensa economica, comune, non in quella di prima classe». Bruna invece indugiava sul doloroso distacco dalla famiglia, tratteggiandolo in maniera vivida: «Mio padre Quirico è venuto a Venezia a salutarci, era molto triste. Le mie sorelle mi hanno raccontato che prima di partire per Venezia, a casa è scoppiato a piangere rivolto verso la stufa a legna per non farsi vedere. Mia mamma Maria era più dura, non manifestava i sentimenti, il giorno della partenza non è venuta a salutarci (…) anche lei però soffriva». Fu l’inizio di quella “lunga vita assieme” rievocata anni dopo dai figli dei Dal Lago, in particolare dalla figlia Cristina: «Bruna camminò a fianco di Anacleto, cogliendo la sua natura più profonda e facendola propria, sapendo andare al di là delle manifestazioni esteriori, stemperando la sua irruenza (…) Contagiata dalle sue passioni lo sosteneva, allo stesso tempo pazientemente lo aiutava a contenere le sue aspettative, talvolta idealistiche. Succedeva che anche lei si rabbuiasse, le lune che in Anacleto divenivano subito lune piene per poi dissolversi repentinamente, in Bruna persistevano più a lungo, ma meno intense. (…) Anacleto comprendeva i turbamenti di Bruna e la rasserenava, la valorizzava, si confidava con lei, la coinvolgeva, certo che al bisogno non si sarebbe tirata indietro».