Medici con l'Africa Cuamm

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Prepararsi alla nascita

L’intervento di Medici con l’Africa Cuamm in Etiopia per la protezione della salute materna e infantile si focalizza sul miglioramento dell’accesso ai servizi, sulla formazione del personale e sul coinvolgimento della comunità.

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    Nonostante i miglioramenti degli ultimi anni, l’Etiopia rimane tra i paesi dell’Africa subsahariana con il più alto tasso di mortalità infantile, in particolare neonatale.

    La protezione della salute materna e infantile ha bisogno di servizi e infrastrutture, che diano accesso a cure di qualità, ma richiede anche un grande lavoro culturale sulla popolazione.

    Come in tutti i paesi di intervento, anche in Etiopia Medici con l’Africa Cuamm agisce a diversi livelli del sistema sanitario: negli ospedali e nei centri di salute, dove grazie alla costante presenza di personale qualificato, viene garantito il regolare svolgimento delle attività, rafforzando in particolare i servizi di assistenza alle donne in gravidanza. Si cerca inoltre di garantire un’adeguata formazione degli operatori per fornire alle mamme tutte le informazioni necessarie sulla loro salute e su quella del neonato. Anche a livello di comunità sono stati attivati programmi nutrizionali e di salute materno-infantile al fine di migliorare l’accessibilità ai servizi per le donne incinte, i neonati e i bambini. Il progetto “Newborn Survival Project: qualità e innovazione per un maggiore accesso alle cure neonatali”, sostenuto dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, mira proprio a ridurre i tassi di mortalità neonatale nel paese, migliorando la qualità dell’assistenza neonatale e aumentando il numero di personale specializzato.

    “Mi sono recata in un centro di salute per la prima volta al sesto mese della mia prima gravidanza. Mio marito ed io siamo risultati positivi al test per l’HIV e così abbiamo iniziato la terapia – racconta una giovane mamma -. Durante la gravidanza però avevo continui sanguinamenti perché trasportavo carichi troppo pesanti e una volta arrivata in ospedale sono stata sottoposta ad un intervento, ma ho perso il mio bambino. Sicuramente questo è accaduto anche perché ero poco informata e consapevole dei rischi – continua -. Grazie alle operatrici di salute comunitaria e ai medici, ho imparato molto sulla salute e su come prendermi cura di me Nel caso di una seconda gravidanza, mi avevano consigliato di ridurre al minimo gli sforzi, di passare poco tempo in piedi, di mangiare cibo salutare, e di fare periodicamente i controlli. Perciò, quando ho saputo di aspettare un altro bambino, ho iniziato a farmi seguire fin da subito”.

    Trasmettere alle donne l’importanza di prendersi cura di sé stesse già nelle prime fasi della gravidanza è fondamentale per la loro salute e per quella dei loro bambini. Ciò è possibile in particolare grazie al coinvolgimento attivo delle persone e alla formazione di operatori sanitari, attivisti comunitari, e peer-mothers affinché diventino un punto di riferimento per il resto della comunità.