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Essere ostetrica a Wolisso una palestra di vita

Nella giornata mondiale delle ostetriche abbiamo raccolto la testimonianza di Elena e Chiara due giovani ostetriche che hanno scelto di esercitare la loro professione nel contesto Africano.

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    Elena e Chiara sono due giovani ostetriche che hanno scelto di esercitare la loro professione nel contesto Africano. Elena è partita a metà aprile e si trova a Wolisso, in Etiopia, grazie ad una borsa studio della Fondazione Rachelina Ambrosini. Chiara parte oggi, il 5 maggio, giornata mondiale dell’ostetrica e a breve raggiungerà Elena, starà a Wolisso per 2 mesi grazie al premio di laurea in memoria di Irma Battistuzzi.

    L’ostetrica è colei che si occupa di assistere la donna e condurre il parto, prendendosene la responsabilità e prestando assistenza al neonato. In inglese midwife, letteralmente “colei che sta con la donna”. In Africa è centrale più che mai: occorre entrare nelle vite delle donne per gradi, conoscere le tradizioni, la lingua, le abitudini di vita e rispettarle. Per aiutare a mettere al mondo nuove vite.

    “In ospedale i turni sono intensi, il St. Luke di Wolisso registra più del doppio dei parti rispetto ai punti nascita italiani – racconta Elena. Si lavora 10-11 ore al giorno, ed è una vera palestra di vita, uno stimolo continuo. Gli ostetrici etiopi mi hanno subito accolta nel team, senza mai farmi sentire diversa. Ho riscoperto la bellezza della diversità e la ricchezza di quei sentimenti che non hanno differenze di confini né di colore”. Un esempio di sensibilità e di accoglienza, prezioso anche nei contesti occidentali, ormai multiculturali. “In un ambiente così difficile, con storie drammatiche, di vera sofferenza e disagi, ogni giorno, imparo la medicina dei sensi: una vera e propria arte, specialmente per l’ostetricia. La semeiotica è una grandissima ricchezza, che, spesso, dimentichiamo dove tutto è più sicuro, moderno e attrezzato. Qui la patologia e le emergenze sono all’ordine del giorno e l’equipe non è sempre al completo. Spesso il ginecologo si trova altrove, e con difficoltà raggiunge la sala parto. La presenza degli ostetrici fa, dunque, la differenza. Sono davvero orgogliosa di far parte di questo team”.

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    Elena a Wolisso.

    Chiara alla vigilia della partenza ci racconta i motivi per cui ha scelto di partire: “L’Africa mi ha sempre affascinato e nella mia esperienza italiana ho potuto assistere al parto di alcune donne africane. Mi ha stupito molto la loro naturalezza e spontaneità nell’affrontare questo momento delicato della vita, come se riuscissero ad ascoltare il proprio corpo molto profondamente, cosa che in occidente abbiamo un po’ perso. Ho scelto di partire anche per poter comprendere più a fondo questo aspetto che mi ha molto incuriosito. Mi aspetto di imparare moltissimo, sia umanamente che professionalmente e di scoprire le origini di questa professione che amo tanto. Credo che esperienze come quella che sto per fare permettano di cambiare il punto di vista sulle cose e che questo sia sempre un motivo di crescita”.

    Chiara Spolverato in partenza per Wolisso

    Chiara Spolverato in partenza per Wolisso

    Elena da Wolisso sembra quasi voler confermare le aspettative di Chiara: “È un’esperienza che sta cambiando il mio modo di vedere il mondo – conclude Elena. Altre parole non servono, basterebbe guardare i miei occhi, colmi di emozione. Posso quasi dire di essere un’altra persona: mi sento più ricca, professionalmente e umanamente. ‘Quello che ricevi stando in Africa, non è paragonabile a quello che puoi mai pensare di restituire’. Per questo posso solo dire grazie. Anzi, ameseginalew”.