Medici con l'Africa Cuamm

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Partire Con valigie “da riempire”

Sono tanti i giovani che scelgono di mettersi in gioco con il Cuamm in Africa. Hanno energia, forza e tanta voglia di mettersi a servizio. Dal 2002, anno in cui ha preso il via il progetto Junior Project Officer, quasi 400 specializzandi sono partiti per i paesi in cui operiamo.

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    Sono tanti i giovani che scelgono di mettersi in gioco con il Cuamm in Africa. Ogni mese, nella sede di Padova si ritrovano per due giorni di formazione specifici e di incontri pre-partenza per avere tutte le informazioni utili all’esperienza che si stanno apprestando a vivere. Dal 2002, anno in cui ha preso il via il progetto Junior Project Officer, sono stati 385 gli specializzandi, 448 gli studenti di Medicina hanno trascorso un mese a Wolisso o a Tosamaganga e 56 le ostetriche che hanno trascorso un periodo di “tirocinio” in uno degli ospedali dei paesi in cui il Cuamm opera. Hanno energia, forza e tanta voglia di mettersi a servizio e sperimentarsi. Varie e diverse le motivazioni che li animano.

    Beatrice, di Saluzzo, (CN) scrive: «In Tanzania sarò a contatto con un contesto molto diverso da quello in cui opero in Italia e dove sto portando a compimento la mia formazione in Pediatria. Sono emozionata per questa novità che mi metterà alla prova. So che dovrò impegnarmi per integrarmi nella realtà di Tosamaganga, nella comunità, nella struttura sanitaria, per accogliere nuovi punti di vista, nuovi usi e costumi, nuove sensibilità. Pensavo ad un periodo all’estero anche ai tempi dell’Università a Torino, ma qualche anno fa mi sentivo meno pronta. Oggi grazie all’esperienza che sto maturando in Specialità, parto con maggior consapevolezza e so che l’Africa avrà tanto da insegnarmi. Ho scelto il Cuamm perché condivido l’approccio alla cooperazione internazionale che si pone l’obiettivo di lavorare insieme alla popolazione locale».

    Mentre Margherita, specializzanda in Chirurgia di Milano, che è volata in Uganda ha sottolineato: «Sono molto entusiasta di questo percorso che sta per cominciare, anche se non mancano i timori. Credo che in Uganda dovrò rivedere il mio modo di lavorare, che qui in Italia è supportato da tanti strumenti e risorse. Avrò a che fare con delle situazioni complesse, con la morte, che viene affrontata in modo diverso rispetto a quello a cui sono abitata. Non sarà facile, ma cercherò di fare del mio meglio anche per instaurare delle relazioni importanti con i colleghi e il personale locale».

    Pediatria, Area Internistica, Salute pubblica, Ginecologia, Chirurgia e Malattie infettive sono queste le specializzazioni da cui parte il maggior numero di giovani per trascorrere almeno sei mesi in uno degli ospedali in cui operiamo.

    «Quando studi a Padova, soprattutto Pediatria, non puoi non conoscere il Cuamm. È durante il mio percorso universitario, infatti, che ne ho sentito parlare e così ho deciso di propormi come Jpo – spiega Matteo,  –. Questa è la mia prima esperienza in Africa, così come nel campo della cooperazione, ma ho sempre avuto una predisposizione al viaggiare, al partire e conoscere realtà e culture differenti. Parto prima di tutto per imparare, sia dal punto di vista umano e personale, perché dovrò fare i conti con situazioni che qui sono meno frequenti. Sia dal punto di vista clinico, perché potrò imparare una medicina frugale che qui abbiamo un po’ perso di vista. In Mozambico Ci saranno sia momenti di soddisfazione ed entusiasmo sia momenti di grande difficoltà, ma tutto contribuirà alla mia crescita professionale: da medico, la dimensione umana e la cura della relazione con il paziente sono fondamentali, e questo credo che l’Africa possa davvero insegnarlo».

    E Anna, di Cagliari, che sta studiano per diventare pediatra spiega: «Ho deciso di partire perché vorrei sperimentare un modo diverso di fare medicina, allontanarmi un po’ dalla troppa burocrazia che qui in Italia ci allontana dalle motivazioni profonde che ci hanno portato a scegliere questa professione. Parto per l’Angola con tanta voglia di fare, di dedicarmi a questa esperienza al 100% anche se so che non sarà sempre facile confrontarsi con una realtà completamente diversa da quella a cui sono abituata. Ad esempio sarà dura avere spesso a che fare con la mortalità infantile. Sarà una sfida importante, ma sono consapevole del fatto che sarò un piccolo tassello di un quadro molto più grande e questo è un aspetto che mi motiva molto».

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