Ph. Luca Dammicco |
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Anna Formilan nasce a Trento nel 1990. Durante il suo percorso universitario vive tra Italia, Germania, Francia e Marocco. Nel 2015 inizia a lavorare come illustratrice e collabora con aziende, musei, fondazioni e associazioni, contribuendo a realizzare strategie di comunicazione, merchandising e sviluppo dell’identità. |
Tommy Rough&Tough — dj e collezionista di dischi — parte di Rough&Tough crew con la quale organizza serate di musica nera e tropicale proveniente da Africa, Caraibi e Americhe. Negli ultimi anni si è dedicato alla musica etiope ed eritrea, costruendo una collezione di dischi e cassette. |
Sei mai stata/o in Africa? |
Da piccola sono stata in Tunisia, spinta in passeggino dai miei genitori, ma non ricordo nulla. Durante gli studi universitari ho vissuto sei mesi in Marocco. Sogno però di poter esplorare l’Africa centrale e del sud per scoprire quei profumi, odori, colori e suoni che per ora ho solo assaggiato in Marocco e immaginato durante la mia ricerca per la produzione delle tavole. Prenderei un biglietto di sola andata, per lasciarmi trasportare senza meta dal caldo vento africano. |
Sono stato in Etiopia, dove voglio tornare prima possibile, sperando anche che l’attuale conflitto si risolva presto. La mia musica africana preferita è proprio quella etiope dell’epoca d’oro cioè della prima metà degli anni ’70; ancora oggi in Etiopia si respira nell’aria la musica dei grandi maestri del passato e la musica ha una grande importanza nella cultura etiope. Mi piacerebbe molto visitare anche il Sudan, l’Eritrea e il Kenya. |
Qual è la cosa più interessante che hai imparato/scoperto facendo questo lavoro sui generi musicali africani? |
Che sono moltissimi! E hanno una densità storica e culturale che non avrei mai immaginato senza addentrarmi così a fondo in questo progetto. Ho scoperto come hanno influenzato lo sviluppo di tanti generi contemporanei a livello mondiale e come, in ogni cultura in cui sono arrivati, hanno contaminato quella locale dando vita a musicalità sempre più raffinate e travolgenti. Sonorità che non mancheranno più nelle mie playlist quotidiane che accompagnano la produzione dei miei lavori. |
Alcuni dei generi inclusi nel progetto erano quasi completamente sconosciuti per me. Per quanto sia ovvio che un continente così ricco di culture abbia anche espressioni musicali molto diverse tra loro, è utile avere un colpo d’occhio sulla varietà di influssi e contaminazioni che caratterizzano i diversi mondi musicali africani. |
Qual è la tua playlist preferita e perché? |
Qual è la tua tavola preferita e perché? |
Questa è una domanda davvero difficile. Ogni playlist ti porta in un mondo e in un mood differente, ognuno unico nel suo genere. Se proprio devo scegliere, voto le playlist di settembre e giugno. Sono una grande amante del ballo e i due generi sono irresistibili! |
Mi piace molto la tavola dedicata alla musica Mbalax, con quel grande sabar e le persone che ci ballano sopra. Il tamburo rappresenta la tradizione, mentre le persone potrebbero essere in un club di adesso dovunque nel mondo. |
Quale tavola è stata difficile da disegnare e quale la più immediata? |
Quale playlist è stata la più facile da comporre e quale la più ostica? |
La più immediata è stata senza dubbio la tavola di dicembre. Quando ho iniziato a pensare al progetto, l’immagine di un ensemble jazz in un campo di cotone si è concretizzata da sola nella mia mente. La più difficile invece è stata la tavola di ottobre. L’Afro pop è infatti molto vasto e non sapevo come rendere la complessità di questo mix esplosivo. L’ho lasciata per ultima. Poi, durante una cena, mi sono immaginata i vari strumenti come ingredienti di un unico grande calderone sonoro. |
La più facile credo sia stata quella Afrobeat perchè è forse il genere che più è stato esplorato da ristampe discografiche e dal mondo dei collezionisti. Numerose etichette hanno reso disponibili dischi rarissimi che hanno poi trovato la loro strada nelle playlist di numerosi dj. La più ostica è stata senza dubbio quella Bongo Flava… ciò che conoscevo della Tanzania era musica decisamente più tradizionale come il Taarab. |
Come sei diventata un’illustratrice? |
Come hai cominciato ad appassionarti di musica africana? |
Penso di esserlo diventata all’asilo, quando davanti ai tanti possibili giochi proposti dalle maestre scelsi foglio e matite. Non ho più smesso e con gli anni forme e colori sono state il mio linguaggio naturale per raccontare storie. Oggi è a tutti gli effetti una professione e ripensando a me da bambina, seduta al tavolo dell’asilo china sul mio foglio, mentre tutti i miei compagni giocavano con i giochi più disparati, non posso che sorridere e farmi l’occhiolino. |
Sono sempre stato appassionato di musica nera, principalmente di musica giamaicana e di jazz e da dieci anni a questa parte organizzo, assieme a due amici, delle serate sotto il nome di Rough&Tough. Anni fa mi era capitato di imbattermi nella leggendaria collezione di musica etiope di Francis Falceto chiamata “Ethiopiques” e uscita per Buda Musique in Francia negli anni ’90 senza che rimanessi particolarmente impressionato. Qualche anno più tardi riscoprii la musica etiope e fu amore a prima vista. A quel punto dalla ricerca nasce un nuovo stimolo e si scopre così la musica etritrea o quella del Sudan, del Benin o dell’Angola e si capisce che c’è così tanta musica meravigliosa e così poco tempo per ascoltarla! |
Come hai conosciuto il Cuamm? |
Grazie alla mia madrina, che considero mia sorella acquisita e che vive a Padova. Poi curiosando i vari progetto dell’organizzazione ho cominciato a seguirvi con costanza e collaborare a questo progetto è stato un vero onore e piacere.
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Credo di aver sempre saputo dell’esistenza del Cuamm, o comunque di averne sentito parlare che ero piccolo. Poi tramite alcune amicizie mi è capitato di mettere i dischi ad un evento del Cuamm. |
Quale dei nostri gadget solidali regalerai ai tuoi amici? |
Il calendario, sicuramente, per poter essere con ognuno di loro ogni mese del 2021. Io invece farò grande uso della tazza per il caffè fumante che accompagna le lunghe notti di lavoro, e il salvadanaio per mettere via i soldi per il prossimo viaggio in Africa.
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Senza ombra di dubbio il calendario e la sacca con Fela Kuti 🙂 |