Ospedale di Cremona Nuova struttura per il triage
Presentato oggi a Cremona il nuovo fabbricato per il triage che permetterà di rendere l’ospedale più sicuro contro il Covid-19.
È stata presentata oggi all’ospedale di Cremona la struttura per il triage costruita da Medici con l’Africa Cuamm per sostenere l’ospedale nella risposta all’emergenza Covid-19. Uno spazio nuovo, con sala d’attesa, riscaldamento e servizi igienici, dedicato all’accoglienza dei pazienti che devono accedere al pronto soccorso dell’ospedale di Cremona. La nuova struttura per il triage, realizzata con il sostegno dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID), sostituisce la tenda allestita nella fase acuta dell’epidemia, la scorsa primavera, e permetterà di ridurre il rischio di contagio intra ospedaliero per i pazienti.
Tutti i casi non urgenti che dovranno accedere al pronto soccorso, infatti, dovranno prima passare per la struttura per il triage, dove gli operatori dell’ospedale li sottoporranno a un’analisi dei sintomi e dei contatti recenti, per stabilire se sono casi sospetti di Covid-19. I pazienti con sintomi e quelli senza sintomi seguiranno così due percorsi diversi all’interno dell’ospedale, per ridurre al minimo il rischio di contagio.
Erano presenti all’evento il prefetto di Cremona Vito Danilo Gagliardi, l’assessore Rosita Viola, in rappresentanza della giunta comunale, il direttore generale dell’ASST di Cremona Giuseppe Rossi e il neo direttore del Pronto Soccorso Francesca Co’. Per Medici con l’Africa Cuamm il direttore don Dante Carraro e Andrea Atzori, capo del progetto IRC19.
«Questa è la prima di una serie di strutture sanitarie che inaugureremo in Italia nei prossimi mesi – ha spiegato Andrea Atzori, responsabile del progetto “Italian Response to Covid-19” (IRC19) di Medici con l’Africa Cuamm – nel quadro di un progetto più grande che vuole rendere le strutture sanitarie e le comunità più resilienti e formare la futura generazione di professionisti sanitari».
Don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm, ha aggiunto:
«Come Cuamm, siamo in Africa da 70 anni. Molti dei nostri medici, abituati a lavorare nelle emergenze e nelle epidemie in Africa, volevano mettere la loro esperienza al servizio dell’Italia. Negli ultimi anni abbiamo creato proprio in Italia una rete di gruppi di volontari, di formatori e ricercatori provenienti da 32 diverse università, tutti impegnati sul tema della Salute Globale, che è un concetto chiave se vogliamo superare questa emergenza. Oggi vogliamo condividere queste competenze con le nostre stesse comunità, mettendole al loro servizio durante questa crisi sanitaria. Questa pandemia ci mostra infatti che siamo globalmente connessi: il virus non guarda ai confini, nemmeno la solidarietà dovrebbe».