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La forza della comunità

Storie uniche e paesi diversi ma uno stesso denominatore comune: la forza della comunità. È questo che ritorna spesso nelle testimonianze dei nostri volontari

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    «Rischieremo di avere una seconda ondata di complicazioni acute e croniche correlate a diabete e ipertensione, ripeto alle Direzioni degli Ospedali di Quelimane ­- ci scrive Laura Nollino, medico endocrinologo, da Quelimane -. I pazienti con diabete e ipertensione sono una categoria vulnerabile per il SarsCov2, la prevenzione deve essere mantenuta a livello massimo». Qualche mese prima che esplodesse il Covid-19, a Quelimane era stata riattivata la delegazione provinciale di Amodia l’associazione mozambicana dei pazienti diabetici, un grande traguardo. «Questa è la giusta strategia: nella provincia di Sofala, grazie ad Amodia e Cuamm, è stato possibile selezionare attraverso chiamate telefoniche i pazienti con necessità di accesso imprescindibile agli ospedali (pazienti insulino-dipendenti o in compenso metabolico e pressorio instabile, pazienti sintomatici) rispetto a quelli in condizioni di stabilità per i quali veniva rimandata la visita a 3 mesi con prescrizione del trattamento continuativo. Attiva già a Maputo e Beira, Amodia ha sposato la causa di garantire le visite ai propri associati e non. In accordo con le Direzioni provinciali, la delegazione è stata il principale interlocutore del Dipartimento di Salute Provinciale, al fianco il Cuamm come prezioso ponte di comunicazione per la riprogrammazione in sicurezza delle attività ambulatoriali e la continuità al trattamento. L’obiettivo è andare avanti in questa nuova normalità e mai come adesso la forza delle associazioni, nonostante la fragilità del sistema di salute, rimane una risorsa preziosa da coltivare, in qualsiasi parte del mondo, in qualsiasi contesto sociale». Così in Tanzania, come racconta Anyesi Kadege la zia di Zedekia, un piccolo di 4 anni che, a causa della malnutrizione acuta severa e di un ritardo nello sviluppo cognitivo, non riusciva a camminare da solo. «Non posso credere che Zedekia stia camminando davvero. Questo bambino è figlio anche degli operatori di salute comunitari perché tutti i loro sforzi gli hanno permesso di stare meglio».  Oggi, grazie all’aiuto degli operatori comunitari e alla determinazione della zia, Zedekia può camminare verso il futuro. In Tanzania il progetto TubadiLISHE promuove attività di sensibilizzazione nei villaggi sulla nutrizione e sull’importanza del gioco e dell’interazione con i genitori per lo sviluppo cognitivo del bambino.