Mettersi “in gioco” per mamme e bambini
La South Omo Zone è un’area con elevata mortalità neonatale e dei bambini sotto i 5 anni, aggravata da un alto tasso di malnutrizione. Qui Medici con l’Africa Cuamm opera per garantire qualità ed accessibilità delle cure a mamme e bambini.
La South Omo Zone è una area rurale semi-nomade tra le più svantaggiate dell’Etiopia con elevata mortalità neonatale e dei bambini sotto i 5 anni, aggravata da un alto tasso di malnutrizione.
“Quando il Cuamm indica “l’ultimo miglio” intende posti come questo – racconta Carmelo Fanelli, pediatra di ritorno da una missione di valutazione del progetto “I primi 1000 giorni. Migliorare la qualità dei servizi materno infantili nella South Omo Zone”-. Luoghi lontani, caratterizzati da un contesto culturale complesso e molto diversificato, dove la qualità delle cure e l’accessibilità alle stesse sono scadenti”.
Arrivando all’ospedale di Jinka, la visita inizia dal reparto pediatrico completamente rinnovato, con più posti letto e organizzato in modo più funzionale, con un’area di isolamento e l’unità terapeutica nutrizionale per i bambini malnutriti. Anche la Terapia intensiva neonatale è stata recentemente potenziata con il supporto di Medici con l’Africa Cuamm. È aumentato il numero di posti per neonati a termine e neonati pretermine ed è stata predisposta una stanza per la Kangaroo Mother Care. Grazie alla formazione e alla presenza di personale dedicato al reparto e alla unità di terapia intensiva neonatale (NICU), si contribuisce a garantire continuità e un’alta qualità delle cure, come dimostrano anche l’aumento dei ricoveri e la diminuzione della mortalità neonatale.
“Una motivatissima pediatra etiope, Eleni, affiancata dalla collega Mira, specializzata in medicina generale, e Francesca, un capo progetto speciale, sono il riferimento per l’intero reparto – continua Carmelo -, ma con il pregio di uno sguardo attento rivolto al territorio e alle comunità che è fondamentale conoscere perché è lì che cominciano i problemi di salute della mamma e del bambino, in particolare la malnutrizione, ed è lì che bisogna promuovere prevenzione”.
La cura dei più piccoli continua anche in una struttura adiacente ai reparti, facilmente accessibile, con molto spazio dove mamme e bambini possono sedersi e giocare, e con pavimenti e pareti colorati con disegni di animali e cibi per attirare l’attenzione dei più piccini. Così si presenta agli occhi l’ECD corner (Early Child Development) dell’ospedale: “è molto più di un semplice “angolo”, è infatti un ambiente pensato per stimolare l’apatia, e le facoltà cerebrali e neuromotorie dei bambini malnutriti, – racconta Carlo Resti, medico esperto di sanità pubblica che ha svolto la missione di valutazione del progetto – ma è anche utilizzato come spazio di educazione alla salute, con una particolare attenzione all’igiene e agli aspetti nutrizionali di mamme e bambini”.
“Abbiamo seguito la dottoressa Mira in una dimostrazione alle mamme sulle buone pratiche e sulle modalità di gioco da replicare con i loro bambini. Mentre Mira parlava, i bambini, in braccio alle mamme o sul pavimento, erano liberi di giocare con i giocattoli creati apposta per stimolare il loro sviluppo cognitivo”, racconta Carlo. Il tutto succedeva mentre veniva offerta una tazzina di caffè come da classica cerimonia etiope, in modo da creare un coinvolgimento maggiore delle mamme facendole sentire a loro agio nel condividere le proprie esperienze.
In questo angolo dell’Etiopia, le sfide sono quotidiane, sfide che da 70 anni Medici con l’Africa Cuamm affronta cercando soluzioni, investendo sulla formazione del personale locale e cercando di rendere questo “ultimo miglio” un po’ più vicino.