Medici con l'Africa Cuamm

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battersi per il suo rispetto
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Uno scambio che crea ponti

Mary Ayele è una giovanissima capo progetto etiope, che ad Addis Abeba si occupa di sanità pubblica. Il suo passaggio a Padova è stato occasione di incontro e di confronto con il team italiano, con la soddisfazione di collaborare con colleghi locali, risorse preziose, espressione di un’Africa che aiuta l’Africa.

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    «Il mio primo viaggio in Italia per conoscere Medici con l’Africa Cuamm: è una gioia, per me, trovarmi qui! Dopo tre anni di impegno sul campo, ad Addis Abeba, la mia terra, vedere da vicino dove tutto è iniziato è emozionante e mi spinge a dare il massimo per la mia comunità!».

    Mary Ayele è una giovanissima capo progetto etiope, che ad Addis Abeba si occupa di sanità pubblica e di campagna vaccinale contro il Covid-19. Il suo passaggio a Padova è stato occasione di incontro e di confronto con il team italiano, con la soddisfazione di collaborare con colleghi locali, risorse preziose, espressione di un’Africa che aiuta l’Africa.

    Anche così si realizza il programma “Prima le mamme e i bambini. Persone e competenze” che pone al centro dell’attività di Medici con l’Africa Cuamm la formazione e la crescita delle competenze degli operatori, dai sanitari agli amministrativi. Il vero motore fondamentale di miglioramento dell’accesso e della qualità alle cure nei Paesi a risorse limitate.

    «Sono felice di trovarmi qui per il mio primo viaggio in Italia. Sono originaria di Hawassa, una città a Sud di Addis Abeba». La sua visita al Cuamm è l’occasione per una conoscenza più approfondita sul suo percorso di formazione, sul sistema formativo etiope, sulle sue prime esperienze di impegno, sulla difficile campagna vaccinale e sulle prospettive future. Uno scambio franco, che evidenzia luci e ombre, progressi e fatiche di una valorizzazione delle risorse umane locali che Medici con l’Africa sostiene e incoraggia.

    «Dopo la laurea in sanità pubblica, ho conseguito un master, specializzandomi in nutrizione. Al Cuamm ho iniziato come operatrice di progetto nel programma Wdf (World Diabetes Foundation), dedicato alle malattie croniche non trasmissibili. Di recente, sono stata promossa al ruolo di capo progetto: sto gestendo il progetto di vaccinazione, finanziato da Irc (International Rescue Committee) con fondi Echo. Nei primi mesi dopo l’ingresso nel Cuamm, la grande sfida che ho dovuto affrontare è stata quella di capire come gestire le procedure amministrative. Oggi mi occupo dell’implementazione delle attività e della gestione dei budget. Seguendo i progetti, soprattutto a livello regionale, mi relaziono con i nostri beneficiari, con le autorità locali, con il personale dell’ufficio governativo.

    Parallelamente, sono coordinatrice di “Impulse”, un progetto di ricerca appena avviato, sul miglioramento della qualità dei dati in ambito neonatale. Da pochi mesi, mi sono anche sposata! Mio marito ha un background in campo ambientale e sanitario, oggi lavora con l’Istituto di sanità pubblica dell’Etiopia, come responsabile della prevenzione e del controllo degli effetti delle malattie infettive, ed è impegnato come me per arginare il Covid-19. Condividiamo, così, idee e aspirazioni.

    Da adolescente il mio desiderio sarebbe stato diventare medico, ma in Etiopia il Governo assegna agli studenti un percorso formativo e un’università specifici. Tuttavia, mi sono profondamente appassionata di sanità pubblica. Credo che la prevenzione sia fondamentale: se siamo in grado di prevenire le malattie, riduciamo i costi dei trattamenti; anche la cura è cruciale, ma se possiamo prevenire, meglio!».

    Crescere con l’Africa

    «Sto crescendo professionalmente, acquisendo competenze legate al nuovo ruolo che ricopro. Per me è una grande opportunità operare in un’organizzazione italiana come il Cuamm. Per il futuro mi auguro di seguire progetti, soprattutto di ricerca. Rispetto a Ong locali, qui posso lavorare in un team eterogeneo, internazionale, confrontandomi con differenti prospettive».

    L’andamento della campagna vaccinale contro il Covid-19 ad Addis Abeba

    «Le campagne sono pianificate a livello nazionale. Finora stanno procedendo abbastanza bene. Cerchiamo di raccogliere dati per monitorare i progressi. Per esempio, nell’ultima campagna realizzata a Kolfe Keranio, ad Addis Abeba, dal 20 al 29 giugno, abbiamo eseguito 24.531 vaccinazioni. Tuttavia, sulla base delle esperienze precedenti, la richiesta di vaccini nella capitale è ancora bassa. Ci aspettiamo di vaccinare di più in futuro. Le persone, piano piano, si stanno convincendo sull’importanza di proteggersi dal virus. Fino allo scorso marzo avevamo poche persone vaccinate, siamo migliorati, ma il numero è ancora inferiore al milione.

    Non è semplice, perché la popolazione riceve informazioni spesso sbagliate e contrastanti, a seconda della fonte e dell’area in cui si trova. I media locali e quelli internazionali non sempre vanno nella stessa direzione. Si diffondono notizie false, come le morti post-vaccino, sottolineando che è ancora in via sperimentale. Anche la percentuale di casi Covid-19 in Etiopia non appare molto alta, di conseguenza le persone pensano che non occorra vaccinarsi. Noi continuamo a sensibilizzare, trasmettendo informazioni su quelle stazioni radiofoniche più ascoltate dalle comunità per raggiungere chi è più restio al vaccino. Cerchiamo di sfatare fake news, intervistando esperti. Abbiamo introdotto una forma di coinvolgimento comunitario assieme ai leader comunitari per dare informazioni corrette e per ascoltare le preoccupazioni delle persone: riuniamo intorno a un tavolo donne e uomini contrari alla vaccinazione per comprendere le loro resistenze e paure. Speriamo che questo possa almeno aumentare la consapevolezza sugli effetti pesanti del Covid-19».

    Aggiornarsi sempre

    «Ho compiuto tanti passi avanti, rispetto a quando mi occupavo di emergenze in un’organizzazione locale. Oggi imparo tanto facendo, seguendo i processi da vicino. Cerco di aggiornarmi, approfondire, studiare. Ho sempre meno tempo per leggere, perché lavoro fino a tardi o anche durante il fine settimana, ma quando posso torno sui libri di Yismak Worku, un famoso scrittore che ha pubblicato volumi di storia, tradizioni e cultura sacra dell’Etiopia. La mia ricarica!».