Ridurre l’impatto della Tb in Etiopia
Un intervento che integra ricerca operstiva e attività sul campo per accelerare gli sforzi nella risposta alla tubercolosi.
La ricerca operativa è uno strumento essenziale per comprendere i contesti di intervento, identificare azioni efficaci e valorizzare le buone pratiche da integrare nella pianificazione sanitaria. Questo è stato l’approccio del progetto Fighting TB: rafforzare la prevenzione, la diagnosi precoce e il trattamento, realizzato da Medici con l’Africa Cuamm in collaborazione con l‘Università di Bari e il Global Fund, in partenariato con l’Oromia Health Bureau e finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo.
Giovedì 28 novembre, presso l’ospedale di Wolisso, ci siamo riuniti con partner e autorità, per dare conto di questo impegno che, negli ultimi due anni, ci ha visti lavorare in sinergia con le autorità sanitarie locali e i partner di progetto per migliorare la risposta alla tubercolosi nel distretto. L’evento, presieduto dai team Cuamm, le autorità dell’Oromia Health Bureau e da una delegazione dell’Università di Bari, è stato anche l’occasione per condividere i risultati della ricerca condotta dal dipartimento di Malattie Infettive di UniBa.
«Nonostante la Tb in paesi come l’Etiopia rappresenti una seria minaccia per le persone e per i sistemi sanitari, gli sforzi nella ricerca sono ancora fortemente limitati. Con lo studio condotto abbiamo voluto indagare l’impatto della Tb nell’area della South West Shoa Zone per riuscire ad ampliare e migliorare la diagnostica e quindi ridurre l’impatto della malattia» ha detto, Giacomo Guido, ricercatore dell’Università di Bari.
L’intervento realizzato da Cuamm ha combinato ricerca operativa e attività sul campo con l’obiettivo di migliorare l’accesso ai servizi di prevenzione, diagnosi e trattamento della Tb nella zona del Sud Ovest Shoa e nei tre distretti di Goro, Wolisso Rural e Wolisso Town, contribuendo così al raggiungimento dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 3.3 e dell’Obiettivo Strategico 1 del Global Fund.
«Come Cuamm stiamo facendo il possibile per rafforzare l’impegno nella risposta alle malattie infettive nella zona, specialmente la Tb e rinnoviamo lo sforzo nelle attività di advocacy. Si tratta di una sfida che intendiamo accogliere con il supporto di donatori e stakeholder» ha detto Luisa Gatta, Rappresentante Paese Cuamm in Etiopia.
L’intervento
Collaborando con le autorità sanitarie nei distretti di Wolisso Town, Wolisso Rural e Goro, Cuamm ha implementato interventi su più livelli. Innanzitutto, ha aumentato la consapevolezza e, di conseguenza, la domanda di servizi per la Tb attraverso la formazione di un totale di 277 operatori sanitari di base e leader comunitari. Inoltre, ha coinvolto la comunità in attività di sensibilizzazione durante 40 eventi tenuti in diversi luoghi, tra cui scuole, carceri, fabbriche e mercati nell’area di interesse. Inoltre, 499.047 persone sono state sottoposte a screening.
«Non possiamo che apprezzare il lavoro fatto in questo ultimo anno. È stato un grande sforzo per noi tutti ma grazie alla collaborazione con Cuamm, siamo riusciti a superare le difficoltà e le sfide che ci si sono presentate raccogliendo ottimi risultati, specialmente nella regione della South West Shoa Zone» ha detto Lemma Desu, Coordinatore M&E presso l’Oromia Health Bureau.
In secondo luogo, Cuamm ha rafforzato la capacità del personale sanitario nella diagnosi precoce, trattamento e gestione dei pazienti con Tb presso le strutture sanitarie, formando 72 operatori sanitari nella gestione clinica della Tb. Questo è stato possibile grazie alla formazione sul campo e alla fornitura di materiali essenziali per i servizi diagnostici e le attività cliniche in 16 strutture sanitarie e presso l’Ospedale St. Luke.
Infine, l’intervento ha migliorato la capacità delle autorità sanitarie zonali e nazionali di pianificare, coordinare e monitorare i servizi per la diagnosi, il trattamento e il follow-up dei pazienti con Tb. Tra le attività principali figurano la mappatura geografica dei casi di tubercolosi, l’organizzazione di riunioni regolari a livello distrettuale e zonale e l’analisi dei risultati della ricerca operativa condotta dall’Università di Bari.
«Quando svolgevamo attività di prevenzione sulla tubercolosi, avevamo difficoltà a causa della carenza di vetrini e attrezzature mediche. Questo progetto ha identificato queste lacune e ha contribuito a colmarle sia a livello locale che distrettuale. Credo che, ampliando queste attività ad altri distretti, possiamo accelerare la risposta alla tubercolosi» ha dichiarato Tesfaye Kitaba, responsabile Tb presso l’Ufficio Sanitario di SWSZ.
L’intervento, condotto negli ultimi due anni, ha dimostrato che una supervisione congiunta regolare e incontri di revisione delle performance migliorano la qualità e l’efficacia delle cure per i pazienti con Tb. Inoltre, il coinvolgimento dei leader comunitari nella prevenzione e controllo della Tb e nell’identificazione di casi sospetti è fondamentale per ridurre l’incidenza, così come la ricerca attiva di casi per la diagnosi. Infine, la collaborazione con molteplici stakeholder durante l’implementazione delle attività è stata essenziale per garantire l’efficacia e la sostenibilità dell’intervento.
«La stretta collaborazione tra Cuamm, la direzione sanitaria e quella finanziaria dell’Oromia e il Ministro della Salute, insieme anche a tutti i partner, è essenziale per garantire la sostenibilità dell’intervento. Siamo felici di questa collaborazione che ci ha visto impegnati tutti come un unico gruppo di lavoro» ha detto Guteta Degefa, Responsabile Ufficio Sanitario SWZS.
La tubercolosi in Etiopia
Tra i paesi a sud del Sahara, l’Etiopia è uno di quelli con la maggiore incidenza di Tubercolosi. Nonostante i progressi evidenti, nel 2020 l’incidenza della Tb era di 126 casi ogni 100.000 persone e il tasso di mortalità di 17 per 100.000. Inoltre, il 51% delle famiglie in Etiopia conta almeno un paziente che deve affrontare costi catastrofici a causa della malattia. Secondo i dati dell’OMS, la TB rappresenta, infatti, la seconda (dopo il COVID-19) delle principali malattie infettive mortali e ha superato i numeri dell’Hiv e dell’Aids.
Nei Paesi a basso e medio reddito infatti, i pazienti con Tb si fanno carico delle spese mediche mentre le precarie condizioni di salute spesso compromettono la loro possibilità di avere un reddito stabile. Si registra infatti che le persone con Tb hanno una perdita economica che equivale a più del 50% del reddito annuo. Questi fattori innescano spesso una spirale negativa, in cui il paziente fatica a completare il trattamento, ha maggiori probabilità di episodi ricorrenti e rischia di sviluppare resistenza ai farmaci, richiedendo quindi trattamenti più costosi e impegnativi.
«Disuguaglianze e condizioni di vulnerabilità hanno un reale impatto sulla diffusione della tubercolosi. Gruppi come sfollati interni (IDP), persone in movimento e quelle che vivono in aree isolate sono spesso privati dell’accesso ai servizi diagnostici. Garantire l’identificazione dei casi non diagnosticati, non trattati o non segnalati è la sfida che dobbiamo affrontare, insieme al problema della resistenza ai farmaci – ha dichiarato Alessia Montanari, Responsabile delle Relazioni Esterne e Comunicazione del Global Fund -. Per raggiungere l’obiettivo, stiamo intensificando i nostri sforzi per sviluppare strumenti innovativi e ridurre i costi dei servizi diagnostici».