Medici con l'Africa Cuamm

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Quando un frigorifero può salvare la vita

A Turmi, in South Omo (Etiopia) grazie ad un “semplice” frigorifero alimentato ad energia solare, ora possiamo assicurare disponibilità e un’adeguata conservazione del sangue necessario per le trasfusioni e dare un’assistenza medica migliore e più sicura.

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    L’emergenza non concede molto tempo ed una risposta immediata è indispensabile. Fino a poco tempo fa all’ospedale di Turmi, nella regione del South Omo in Etiopia, non si effettuavano trasfusioni di sangue. Mancava personale specializzato e i pazienti che necessitavano di sangue dovevano essere trasferiti a Jinka, nell’ospedale del capoluogo. A separare il bisogno delle comunità dalle cure essenziali spesso sono la distanza, il tempo del viaggio per raggiungere il centro di salute più vicino e a volte, l’aggravamento troppo rapido delle condizioni cliniche.

    Un contesto fragile, dunque, dove si cerca di affrontare le complessità giorno dopo giorno. Anche il progetto “I primi 1000 giorni. Garantire servizi sanitari di qualità a mamme e bambini della South Omo Zone” sostenuto dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) e realizzato da Medici con l’Africa Cuamm, insieme a CIAI e CSB, contribuisce a promuovere un cambiamento concreto: è stato assicurato un frigorifero alimentato attraverso pannelli solari che consente la conservazione di qualche sacca di sangue anche presso l’ospedale di Turmi. Grazie a questo contributo e in particolare alla presenza di Memuna, l’operatrice sanitaria per le emergenze a Turmi, a settembre è stata effettuata la prima trasfusione in loco ad una ragazza incinta, di etnia Hamer, con grave anemia e un bassissimo livello di emoglobina nel sangue. La donna era arrivata in ospedale perché si sentiva molto debole, aveva “le congiuntive pallide”. Una paziente simile prima sarebbe stata trasferita immediatamente a Jinka, costringendola non solo a sostenere una spesa smisurata ma causandole anche un forte disagio, in quanto gli Hamer si sentono “pesci fuor d’acqua” in città e non vogliono rimanerci troppo a lungo.

    «Il cambiamento finalmente si inizia a vedere – ha dichiarato Memuna -. Riusciamo a rispondere a più emergenze e a gestire un numero maggiore di parti cesarei; lavorando tutti insieme, siamo in grado di garantire un servizio migliore anche per la gestione di quei casi che prima sarebbero stati sicuramente trasferiti a Jinka».

    Piccoli contributi, semplici apparecchiature qui date per scontato come un frigorifero, ma che in un contesto a risorse limitate possono davvero fare la differenza e salvare la vita alle persone.