Medici con l'Africa Cuamm

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Partire come Jpo in Repubblica Centrafricana

In Repubblica Centrafricana il progetto Jpo si integra e lavora in sinergia, per quanto riguarda la formazione, con il progetto “Supporto al Complesso Ospedaliero Universitario Pediatrico di Bangui”, finanziato dal Fondo Bekou dell’Unione Europea e realizzato in collaborazione con Action contre la Faim.

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    «La mia avventura è iniziata a giugno dell’anno scorso, quando ho lasciato Milano per partire per Bangui come prima Junior Project Officer partita con il Cuamm per la Repubblica Centrafricana, paese fragilissimo, che porta ancora le cicatrici della guerra civile e dei colpi di stato. All’ultimo posto nell’ indice di sviluppo umano, la Repubblica Centrafricana ha uno dei tassi di mortalità infantile più alti al mondo. Quasi tutte le persone che ho conosciuto in questi mesi hanno perso almeno uno dei propri cari durante un conflitto armato, in questo contesto le parole “futuro” e “pace” sono ancora tristemente inconsistenti e vuote.

    Mi capita di ripensare alle sensazioni che ho provato prima della partenza. Ero terrorizzata all’idea di abbandonare le mie sicurezze, la mia casa, i miei affetti, la mia città e lasciare una realtà che conoscevo per una totalmente sconosciuta, nuova e che immaginavo più dura della mia. Eppure, dentro di me, ero certa che fosse la cosa giusta da fare e che questa esperienza mi avrebbe cambiata profondamente.

    Il Complexe Hospitalier Universitaire Pédiatrique de Bangui è l’unico ospedale pediatrico del paese, dove il Cuamm è presente da luglio ’18 per migliorare l’assistenza clinica ai bambini e la qualità gestionale della struttura e dell’organizzazione.

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    Non dimentico la sensazione di smarrimento e inadeguatezza provate al mio arrivo. L’aria calda e irrespirabile dei corridoi, le camere affollate di pazienti e i pianti disperati delle mamme che avevano appena perso il loro bambino. Ho pensato più volte: non ce la farò mai! Io, mundju (bianca), donna, giovane specializzanda, in questa situazione caotica e complessa, piena di sofferenze e povertà.

    Come spesso accade però, è di fronte alle difficoltà che scopriamo di avere delle grandi risorse e qualcosa è scattato dentro di me e ho trovato ancora più motivazione a fare del mio meglio: ho studiato i casi difficili (alcuni che non avevo mai incontrato nei miei anni di università e di specializzazione), ho cercato la collaborazione dei colleghi locali, inizialmente un po’ chiusi e ostili e con il supporto del mio tutor mi sono impegnata a trovare tutte le cure possibili per questi bambini. Finalmente oggi, dopo 7 mesi, posso dire che venire in Africa è stata una delle decisioni migliori della mia vita.

    È stata un’esperienza professionale unica: ho incontrato patologie sconosciute o ormai scomparse in Europa, come la poliomielite; ho affinato la mia capacità di ragionamento clinico di fronte a casi molto complessi, per i quali gli strumenti diagnostici sono spesso insufficienti; ho imparato a maneggiare l’ecografo. Ho avuto inoltre modo di dedicarmi alla ricerca clinica, riuscendo a presentare un mio lavoro al secondo congresso della Società Centrafricana di Ginecologia e Ostetricia, insieme ai miei colleghi locali: io ero l’unica mundju in tutta la sala!

    Non sono però solo le soddisfazioni professionali a rendermi felice di questa scelta, ma anche quelle personali. In questi mesi ho imparato cosa significa essere “diversi”, ho coltivato la mia pazienza, scoprendo dentro di me una forza che non credevo di avere, che mi ha aiutata a superare gli ostacoli e le ostilità che ho incontrato in questa esperienza.

    Questo lungo cammino non l’ho però percorso da sola. Ho avuto la fortuna di essere accompagnata dalla “famiglia” Cuamm di Bangui, che mi ha accolta a braccia aperte e mi ha sempre sostenuta. Purtroppo, è arrivato il tempo di rientrare in Italia e riprendere la mia vita, ma sono certa che un pezzetto di Africa rimarrà sempre dentro di me e farò di tutto per poterci tornare un giorno. Mi auguro che tanti altri miei colleghi possano trovare la motivazione e il coraggio di partire e di regalarsi la possibilità di vivere una simile esperienza, che ha la capacità di cambiarti la testa, gli occhi e il cuore».

    Silvia Radaelli, specializzanda in pediatria, ha trascorso sei mesi di tirocinio come Jpo  a Bangui, in Repubblica Centrafricana.

    Il Cuamm in Repubblica Centrafricana

    Medici con l’Africa Cuamm è attivo presso il Complexe Hospitalier Universitaire Pédiatrique de Bangui dal 1° luglio 2018, dopo aver raccolto la richiesta dalla Fondazione Ospedale Bambino Gesù di Roma. L’ospedale pediatrico di Bangui conta 257 letti e, annualmente, realizza:

    • Oltre 60.000 visite ambulatoriali
    • Più di 16.000 ricoveri
    • Più di 2.000 interventi chirurgici

    Con un contributo di 25 euro puoi aiutarci a coprire i costi di ricovero di un bambino in ospedale che comprendono l’acquisto dei farmaci, dei materiali di consumo, dei test di laboratorio, oltre al compenso del personale dedicato.

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