Medici con l'Africa Cuamm

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Lo sguardo di Berhnau

Berhanu Gulo, Project Officer in Etiopia ci raccontale attività di cui si occupa quotidianamente e l’importanza di fare da ponte trai beneficiari e le istituzioni al fine di sviluppare al meglio i progetti rispondendo a bisogni concreti.

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    Sul campo sono presenti molte figure, a volte poco visibili, che quotidianamente si spendono per realizzare e rendere concreti i diversi progetti. Medici con l’Africa Cuamm da sempre lavora “con” l’Africa, una preposizione che è misura del suo intervento: si lavora fianco a fianco con la popolazione locale. Oltre ai tanti operatori che partono dall’Italia e spendono la loro vita personale e professionale sul campo, ci sono altrettanti operatori locali, che svolgono anch’essi ruoli fondamentali perché la grande macchina del bene continui a funzionare.

    Tra loro c’è Berhanu Gulo, Project Officer in Etiopia che ci racconta il suo percorso e le attività di cui si occupa quotidianamente: “Da quando sono nello staff Cuamm ho lavorato a un progetto sulla prevenzione e il trattamento del cancro alla cervice nell’area di Wolisso che ha ricevuto un ottimo riscontro sia dai beneficiari che dalle autorità locali. Poi ho seguito il progetto NICU, da poco concluso, per il miglioramento dell’accesso e della qualità delle cure neonatali, che ha ricevuto un grande apprezzamento del Ministero della Salute”.

    Berhanu lavora presso l’ufficio di coordinamento Cuamm ad Addis Abeba, e supporta il capo progetto nella pianificazione, nel monitoraggio e nell’implementazione delle attività progettuali.

    “La mia giornata è fatta di molti incontri, fondamentali per creare relazioni di fiducia e collaborazione con i partners e con le comunità che consentano di implementare i progetti intercettando i veri bisogni dei beneficiari. Incontro frequentemente i rappresentanti del Ministero della salute e del Dipartimento della salute della regione Oromia per richiedere loro una collaborazione attiva nell’implementazione delle attività di progetto. Mi confronto, inoltre, con chi è coinvolto nei progetti, dai direttori sanitari agli attivisti comunitari, per supportarli nelle loro attività e per recepire le necessità per continuare a migliorare i servizi offerti. I numerosi incontri di cui sono fatte le mie giornate mi hanno insegnato che le relazioni sono la chiave strategica per lo sviluppo dei progetti”.

    Questi incontri sono fondamentali poi per accorciare le grandi distanze fisiche che spesso ci sono tra i diversi luoghi di intervento e che rendono complessa la comunicazione di informazioni da parte degli operatori che sono in contatto con i beneficiari e con il contesto in cui si sviluppa il progetto.

    “Ciò che mi entusiasma del mio lavoro è l’opportunità di stare a contatto con colleghi espatriati e locali, e di imparare continuamente da questo scambio culturale e professionale. A motivarmi quotidianamente è il lavoro “per” e “con” le comunità, e l’idea che progetti come quelli a cui ho lavorato possano contribuire a migliorare i servizi di salute per le persone nel mio paese”.