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L’importanza di una fattura

Virgilia racconta la sua esperienza di volontaria ad Aber in Uganda con il Servizio Civile Universale, un anno all’interno di un progetto volto alla solidarietà e alla cooperazione.

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    L’importanza di una fattura

    Virgilia, 29 anni, amministrativa, partita con il Cuamm per svolgere un anno di servizio civile in Uganda ci racconta la sua esperienza di volontaria ad Aber. In tasca la laurea in economia e una piccola esperienza presso un campo profughi in Grecia, nel cuore le parole di Don Dante che raccontava dell’Africa le storie di un continente pieno di forza, passione e voglia di riscatto. «Parto senza aspettative, senza pensieri sul futuro, atterro nel piccolo e verde aeroporto di Entebbe, le persone presenti sull’aereo piangono perché dicono di essere finalmente tornate nella loro terra madre, forse questo era già un piccolo accenno di quello che sarebbe stata questa incredibile avventura. Ripenso a quando stavo per prendere l’aereo in Italia… Sono partita con un concetto studiato e prestampato della cooperazione, piena di preoccupazione su quello che avrei dovuto fare ed imparare. Oggi, a metà del mio percorso, ho dato un significato diverso a questa parola. È un concetto differente da quello che trovi nei dizionari, ma che richiama il nome dell’organizzazione di cui faccio parte: il Cuamm, Medici “con” l’Africa, dove il senso più importante è dato dalla congiunzione CON, che significa lavorare assieme: alla gente, al personale sanitario della comunità per far sì che I miglioramenti e i cambiamenti siano in grado di sopravvivere anche se un domani, noi, il Cuamm non ci dovessimo più essere. In questo piccolo pezzo di mondo, vicino al villaggio di Aber, colpito non solo dal Covid, ma da tutte quelle malattie considerate endemiche come la malaria… a portare speranza e aiuto è l’ospedale “dell’ultimo miglio”, quello dove ho il privilegio di lavorare. Il progetto di cui mi occupo intende tutelare la salute delle mamme e dei bambini. Il mio è un ruolo amministrativo e contabile, in quanto tale non  è propriamente di prima linea e all’inizio mi sembrava difficile trovare un riscontro al mio impegno quotidiano, fatto di controlli, mail, telefonate… poi però capita che un giorno in cui  mi reco presso un centro di salute vedo che  il magazzino è ben equipaggiato con tutti i medicinali necessari per trattare le donne incinte, e allora sì, capisco che aver inviato quella fattura per l’acquisto, aver coordinato la logistica per il trasporto è stato importante e mi restituisce la consapevolezza di quello che, nel mio piccolo, sto facendo anch’io, insieme a tutte le persone che dedicano una parte della loro vita per restituire quei diritti e quella dignità che spetterebbe a tutti gli esseri umani, anche a quelli nati “dall’altra parte”, meno fortunata del mondo. Solo immergendosi completamente in questa realtà, dove una semplice appendicite o un parto possono costare la vita, è possibile comprendere il senso della sofferenza che spinge migliaia di persone a rischiare tutto per inseguire la speranza in un futuro migliore verso i Paesi più fortunati».

    Virgilia, volontaria servizio civile ad Aber in Uganda

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