Workshop in Etiopia L’equità è (anche) questione di geografia
Medici con l’Africa Cuamm invitata ad un workshop ad Addis Abeba, in Etiopia, per portare l’esperienza di chi lavora sul campo per ridurre le differenze tra la popolazione nell’accesso alle cure
In Etiopia la diseguaglianza è anche – e soprattutto – geografica: tra periferie rurali e centri urbani le differenze sono eclatanti in termini di accesso ai servizi sanitari e cure. Basti pensare che nel 2015 i parti assistiti nel distretto urbano di Wolisso sono stati l’88%, mentre nell’area rurale dello stesso distretto soltanto il 28%.
Lo stesso vale anche per interventi di emergenza: in caso di emergenze ostetriche solo il 22% delle donne delle aree rurali ha usufruito di cure, contro il 94% delle donne della città.
Un gap enorme, in cui la distanza fisica innanzitutto ma anche la conseguente disponibilità economica e i fattori culturali determinano la salute in modo iniquo. Le differenze si vedono anche a livello sociale: i bambini maschi arrivano negli ospedali molto più frequentemente delle bambine. Segno evidente di una diseguaglianza di genere, su cui influiscono cultura e potere economico.
Proprio per questo il governo etiope ha lanciato il “Transformation Plan”, un nuovo piano ventennale per promuovere politiche e interventi sanitari mirati a ridurre le differenze tra la popolazione del paese nell’accesso alle cure. E martedì 7 giugno ad Addis Abeba se ne è discusso in un workshop organizzato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo in cui era presente anche il Ministro della salute etiope Dr. Kesetebirhan Admasu.
Anche Medici con l’Africa Cuamm ha portato la propria esperienza: da anni infatti lavoriamo nel paese, insieme ai governi locali, per far sì che le distanze geografiche non siano ostacoli alla salute. Il nostro approccio è in linea con il Transformation Plan: accanto alle cure e servizi negli ospedali centrali, lavoriamo nei centri di salute primaria diffusi nel territorio per permettere cure di base più vicine alla popolazione. E a questo si aggiunge il nostro servizio comunitario: portiamo la salute fino all’ultimo miglio, nei villaggi dove nemmeno le strade a volte arrivano.
È così che cerchiamo, quotidianamente, di abbattere barriere fisiche e culturali e rendere la salute un bene pubblico. E questo per noi significa “trasformare” il paese.