Medici con l'Africa Cuamm

la salute è un diritto,
battersi per il suo rispetto
è un dovere
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Romano Prodi Professore, economista, ex Presidente della Commissione Europea

L’intervento di Romano Prodi all’Annual Meeting 2020.

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    Presidente, il suo primo viaggio sul campo con il Cuamm risale al 2012, lei se lo ricorda?

    Prodi: “Me lo ricordo bene, era non roba straordinaria, proprio all’avanguardia. Riflettevo allora che in un paese che aveva a quei tempi 95 milioni di abitanti, oggi ne ha 110 milioni, era l’unica scuola da infermiere del paese! Guardate che queste sono cose incredibili. E poi una scuola soprattutto da tanti anni lì ferma e mentre le tensioni politiche si susseguivano, mentre i problemi si complicavano, CUAMM era sempre lì a fare il suo lavoro. Questa è la cosa che mi colpisce, infatti oggi se non è solo importante celebrare il Cuamm, ma celebrare i 70 anni. Noi siamo un paese che non ha mai continuità, 70 anni sono qualcosa di unico, soprattutto se teniamo conto del fatto che c’è stato proprio un progresso, prima un piccolo numero, poi il numero più vasto di italiani, poi non solo medici di un certo tipo ma anche tutto il sistema sanitario e poi l’inizio dell’apprendimento da parte dei cittadini africani. Quindi qualsiasi cosa capiti al mondo, quello è un sistema che rimane, è un arricchimento perpetuo di quei paesi. Queste secondo me è la cosa importante, poi mi auguro che vicino a uno di questo ospedale possa nascere una Facoltà di Medicina e via via aiutare l’Africa del XXI secolo”.

    Infatti, Lei questo futuro dell’Africa come lo vede? l’Africa è un continente che ha seguito molto da vicino per le sue peripezie, ci dica.

    Prodi: “L’Africa parte proprio dal basso, è ancora in una situazione terribile, però va un po’ più veloce degli altri in termini di sviluppo, cioè c’è un minimo di fertilizzazione nell’Africa. Siamo arretratissimi ma ci sono segnali, prendendo ad esempio il primo paese in cui il CUAMM è stato, l’Etiopia, c’è un periodo di quasi 20 anni di buono sviluppo, per cui sto seguendo con tanta ansia le tensioni in questi giorni che hanno riaperto una piaga del paese. Questa è l’Africa, fa un salto in avanti e poi in ogni paese arriva la crisi, il problema della governance, il problema del senso del paese è difficilissimo, anche perché non sono state formate le nazioni secondo un criterio serio, con problemi tecnici, problemi storici, ma tagliati dalle potenze dominatrici e frammentati. Il problema dell’Africa è di ricomporre tutto questo, perché 54 paesi se non stanno insieme non ce la faranno mai a fare un salto in avanti. In questo senso l’Europa, e Gentiloni ha fatto bene a ricordare i rapporti dell’Europa con l’Africa, è stato un buon insegnamento. L’unione africana fatica, ma è nata sulla scia e sull’insegnamento dell’Unione Europea. Aiuti li possiamo dare! Purtroppo, il problema vero è questo, noi abbiamo ancora un’eredità coloniale, non in senso stretto intendiamoci, ma in cui abbiamo ancora dei rapporti quasi esclusivi, di singoli paesi europei nei confronti dell’ex paese coloniale. Quindi la nostra azione non è mai corale e staccata da una storia che in qualche modo dobbiamo cambiare. Non dimenticare ma cambiare!”.

    Forse è proprio su questo che i media si dovrebbero incentrare e dedicare più spazio alle problematiche di cui Lei parla. Siamo troppo frugali in queste tematiche, quindi mi auguro, Presidente, che tutto quello che dice possa essere ripreso in maniera più approfondita, perché i cittadini europei devono sapere queste cose che Lei sta dicendo.