Il ciclone Idai ha messo in ginocchio i servizi sanitari di un paese con un sistema fragilissimo. Dopo l’emergenza, è tempo di ricostruzione.

Il ciclone Idai ha messo in ginocchio i servizi sanitari di un paese con un sistema fragilissimo. Dopo l’emergenza, è tempo di ricostruzione.
“Ricostruzione”, la parola d’ordine nella seconda città del Mozambico, per il 90% distrutta lo scorso marzo. Con 5 ambulanze un sistema sanitario più forte e tempestivo nel rispondere alle emergenze quotidiane.
Il ciclone Idai che si è abbattuto su Beira a metà marzo non ha risparmiato l’Università Cattolica del Mozambico.Vogliamo fare il possibile perché gli studenti non siano costretti a lasciare gli studi per mancanza di mezzi. Bisogna acquistare nuovi equipaggiamenti didattici, libri, computer e cancelleria.
A poco più di un mese dal passaggio del ciclone Idai, il bilancio dei danni è drammatico e ancora parziale, perché molte zone sono ancora inaccessibili.
L’emergenza continua, 4.373 casi di colera confermati nei distretti di Dondo, Beira, Nhamatanda e Buzi. Bisogna fare presto per fermare l’epidemia.
Giovanni Putoto, responsabile della programmazione del Cuamm ha raggiunto il team Cuamm a Beira: «Nell’Ospedale centrale di Beira tutta l’attività chirurgica è paralizzata, cibo e acqua bisogni impellenti: bisogna fare presto!»
La situazione resta estremamente critica nei prossimi giorni previste ancora piogge intense ed esondazioni con il rischio di nuove vittime. Serve aiuto per cibo, acqua potabile, abiti, kit di primo soccorso e materiale per costruire ripari.(Foto di INGC, Instituto Nacional de Gestão de Calamidades).
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