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Rubrica appunti africani
Anno 2024

Appunti africani è una rubrica di storia e attualità politica africana e internazionale curata dal gruppo.

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    RICORRENZE, CHIBOK E BREVI

    2 Maggio – Il mese di aprile è occasione per ricordare diversi eventi degli anni precedenti. Eccetto il 1974, anno in cui le prime elezioni democratiche in Sudafrica portarono all’lezione di Nelson Mandela, tutte le altre ricorrenze portano il segno di eventi tragicamente negativi.
    Chibok è un nome che dice poco a chi non sia stato attento agli eventi della Nigeria: è il nome di una scuola secondaria da cui furono rapite nell’aprile 2014 dai guerriglieri di Boko Haram 275 studentesse. Il destino di queste ragazze è stato ed è tuttora tragico. Da allora, la situazione in Nigeria è ulteriormente peggiorata: rapimenti ai danni di giovani studenti in varie parti del paese si sono ripetuti e centinaia di scuole hanno dovuto chiudere per paura, una vittoria per chi ritiene che l’istruzione soprattutto delle donne sia un fattore negativo. E’ una piaga a cui il governo non sembra in grado di dare risposte. Boko Haram o comunque organizzazioni jihadiste seminano comunque morte e terrore in molti paesi del Sahel.
    Anche dove non ci sono guerre ci sono comunque difficoltà economiche come in Zimbabwe che cerca di uscirne con il lancio di una nuova valuta, il terzo negli ultimi 10 anni in quello che era, al momento dell’indipendenza, uno dei paesi più prosperi del continente.
    Infine un cenno al progetto inglese di risolvere, con la deportazione in Rwanda, il problema dei migranti irregolari: un piano che, oltre a molte possibili critiche, risulta anche assurdo dal punto di vista economico.

    SENEGAL E HAITI

    2 Aprile – Riflettori puntati su due paesi di cui si è già parlato. Per il Senegal, notizie estremamente positive come si ha raramente nel panorama africano. Si erano paventati dubbi sulla tenuta democratica del paese in cui le elezioni presidenziali sembravano essere messe in dubbio. Pur se con ritardo, si sono invece svolte e hanno dato esiti chiari e, cosa molto strana in Africa, accettati da tutte le parti in causa. Il presidente neo-eletto, pur se con un programma di rinnovamento e proseguendo in una strada di progressiva autonomia economica e politica dall’Occidente, ha tuttavia usato toni moderati e concilianti e ha dato manifestazioni di trasparenza e onestà che fanno ben sperare.

    Molto diversa la situazione ad Haiti. Se in precedenza la situazione era molto critica, ora lo è ancor di più. Paese senza un presidente, senza un Parlamento e senza un primo ministro, è ostaggio di numerose bande armate. La comunità internazionale appare impotente e soprattutto sembra poco intenzionata a investire denaro e prestigio non solo per riportare ordine nel caos haitiano, ma anche per dare aiuti umanitari ad una popolazione sempre più abbandonata a se stessa. Una situazione di cui non si riesce ad immaginare una via di uscita e che continueremo a seguire.

    RDC, RWANDA, SENEGAL E ALTRO

    2 Marzo – Si acuisce la tensione tra RDC e Rwanda persistente da lungo tempo e che ha già dato origine in passato a tre aperti conflitti. La presenza di moltissimi gruppi armati nella regione orientale del Congo copre gli interessi di vari paesi per le risorse minerarie di quest’area. Se l’instabilità dovesse sfociare in un nuovo conflitto, verrebbe a coinvolgere molti paesi circostanti. La storia del movimento M23 non è più quella di un gruppo armato come tanti, ma nasconde verosimilmente le mire del governo rwandese per non rinunciare alle grandi risorse del debole ma ricco vicino.
    Situazione di grave crisi istituzionale anche in Senegal, dove il rinvio delle elezioni presidenziali decretato dall’attuale presidente ha suscitato proteste e controversie con una serie di promesse, rinvii e smentite che tengono il paese in uno stato di grande incertezza.
    Situazione decisamente tragica invece in Chad dove è aperta e dichiarata una grave emergenza alimentare e dove sono sempre pendenti le pulsioni secessioniste della regione del Casamance.
    Una nota positiva per l’Africa vien dall’assegnazione dell’“Orso d’oro” del festival Cinematografico di Berlino ad un documentario di una regista franco-senegalese che parla della restituzione al Benin di alcune delle opere d’arte africane rubate dalla Francia durante il periodo coloniale – argomento cui già si era dato spazio in questa rubrica nel dicembre 2020.

    IL PIANO MATTEI

    11 Febbraio – Il piano Mattei per l’Africa presentato dal Governo Italiano il 29 gennaio 2024 viene analizzato e descritto per quello che al momento se ne conosce, senza critiche aprioristiche e senza i toni trionfalistici con cui lo si è voluto presentare. Se è vero, come è stato sottolineato da interlocutori africani, che sarebbe stato meglio consultare prima i paesi a cui si rivolgeva e se è pure vero che si tratta di un piano PER e non CON l’Africa, si è però anche sostenuto che non vuole essere “predatorio” ed ha comunque portato il nostro paese a mettersi direttamente in contatto, anche se non sempre ad alto livello, con molti paesi africani. Perché questo non sia, come si teme, una scatola vuota o l’ennesima serie di premesse non mantenute, come temono molti degli interlocutori africani, occorrerà vedere alla prova dei fatti
    cosa realmente si riuscirà a realizzare. È’ una valutazione che dovrà, anche questa, essere fatta CON l’africa e non PER l’africa.

    SOMALILAND E ALTRO

    2 Febbraio – Chi, pur interessandosi di eventi africani è a conoscenza del tentativo in atto da parte dell’Etiopia di avere un accesso al mare e che lo fa accordandosi con il Somaliland, una porzione di Somalia che non è riconosciuta dagli altri stati? Il Primo Ministro dell’Etiopia riceve un alto riconoscimento internazionale, come già aveva ricevuto il Nobel per la pace…ma davvero li ha meritati?
    Cosa significa la riconferma elettorale (naturalmente contestata) del presidente della Repubblica Democratica del Congo e le tensioni che questo porta con il Rwanda e i paesi vicini? Sappiamo qualcosa dei colloqui per avere una fine della guerra in Sudan che ha causato ad oggi migliaia di vittime e milioni di sfollati? Cosa succede nei paesi del Sahel che cacciano i francesi ma rimangono ostaggio della Banca Centrale Francese che è la garante del Franco CFA (la loro moneta convertibile)? Questi e tanti altri eventi sono potenziali fattori di instabilità e conflitto ma non ne sappiamo nulla.
    Si continua a ripetere che il futuro sarà rappresentato dall’Africa ma continuiamo ad interessarcene ancora perlopiù solo come fonte di materie prime da sfruttare, utilizzando questa volta il nome di Enrico Mattei.

    ECUADOR

    19 Gennaio – I recenti eventi accaduti in Ecuador si comprendono meglio se si conosce l’origine e il cammino di questo paese: un paradiso per la biodiversità che ha una storia difficile per la democrazia e per lo sviluppo, ma che ha avuto anche momenti in cui questi traguardi sembravano raggiungibili. Il narcotraffico con tutto il suo corollario di corruzione e violenza e il suo enorme movimento di capitali ha portato il paese ad affrontare una guerra che è incerta nel suo esito e che apre scenari nuovi di contrapposizione tra il potere statale e un insieme inafferrabile di potere malavitoso. Per chi è abituato a guardare ai grandi problemi che affliggono il continente africano, la visione di uno scenario così diverso porta comunque all’amara conclusione che ci sono anche altri fronti di guerra e di sofferenza per le popolazioni.

    AFRICA 2023

    10 Gennaio – Si presenta un riassunto dei principali eventi accaduti in Africa nel 2023. Le elezioni in 17 paesi potrebbero farci sperare in un continente che vuole avviarsi verso un futuro più democratico. Esaminati singolarmente però, i diversi eventi sembrano toglierci questa speranza: le elezioni hanno spesso avuto una esecuzione dubbia, i vincitori sono stati spesso coloro che già detenevano il potere e i risultati sono stati quasi sempre contestati dagli sconfitti. Numerosi colpi di stato, realizzati o falliti, ci testimoniano comunque una situazione di grande instabilità. Continuano i conflitti dichiarati o meno in molti paesi: Sudan ed Etiopia sono quelli che, con il riflesso dei numerosi profughi e rifugiati, vengono talvolta menzionati anche dai media italiani. Delle altre guerre e delle altre migliaia di vittime non se ne parla. Così come poco o nulla si dice delle condizioni di fame e grave carestia che colpisce molte zone dell’Africa a causa di guerre ed eventi (siccità, inondazioni, cicloni) che sono conseguenza dei cambiamenti climatici globali. L’economia del continente, che in passato aveva dato motivi di relativo ottimismo per il suo sviluppo, sembra ora rallentare e fatica a tenere il passo con la crescita della popolazione. Vengono infine menzionate alcune figure poco note ai più che sono scomparse nel 2023 e che, in diverso modo, hanno avuto importanza nel panorama africano.

    ELEZIONI IN RDC E ALTRO

    2 Gennaio – Elezioni democratiche in un paese grande quasi 8 volte l’Italia, con circa il doppio della popolazione totale, una condizione infrastrutturale estremamente carente e soprattutto una situazione securitaria gravemente compromessa in molte aree, sono una sfida enorme che difficilmente può dare un esito incontestabile. Come prevedibile, gli esiti dell’elezioni nella Repubblica Democratica del Congo, ufficialmente dichiarati il 31 dicembre, e che hanno visto la rielezione del presidente uscente, non sono state accettate da molti dei candidati sconfitti. Che questo porti ad un aggravamento della situazione nel paese non è da escludere. L’instabilità della regione, soprattutto per le tensioni tra la stessa RDC, Burundi e Rwanda a cui si aggiungono le crisi in Ciad e Sudan, è un elemento ormai costante e più volte segnalato. Le guerre in Europa e Medio Oriente nascondono le migliaia di vittime della guerra in Sudan e in molti stati africani.
    L’aggiornamento di dicembre sul continente africano cerca di dirci che la comparsa di nuovi fronti di sofferenza e di guerra, oggi maggiormente evidenziati dagli organi di informazione, non
    significa purtroppo che si siano risolte molte delle non meno drammatiche guerre, di cui nemmeno si dà cenno, in altre parti del mondo.