Rubrica appunti africani
Anno 2024
Appunti africani è una rubrica di storia e attualità politica africana e internazionale curata dal gruppo.

ZAMA ZAMA E BREVI
9 Dicembre – Gli “zama zama” sono un popolo costituito da disperati minatori illegali che tentano di raccogliere, dalle miniere d’oro dismesse del Sud-Africa, le “briciole” di questo minerale, la cui ricerca ed estrazione non viene più ritenuta conveniente dalle grandi compagnie. Ma anche raccogliere briciole è ostacolato sia da bande criminali che ne sfruttano il lavoro sia dalle forze di polizia di un governo, quello sud-africano la cui corruzione supera ormai ogni limite. Sapere e seguire la loro vicenda, di cui nessuno si interessa e parla, e conoscere la loro persecuzione e le modalità con cui questa viene realizzata è doveroso per vedere come anche soluzioni possibili e di nessun costo si scontrino ugualmente contro ostacoli assurdi.
Viene poi dato conto della situazione di alcuni paesi del Sahel in cui la diffusione dei jihadisti non sembra trovare ostacoli anche da parte di giunte golpiste che proprio lamentando questo problema avevano conquistato il potere. In queste aree ci si ribella all’interferenza di Francia e paesi occidentali per affidarsi poi a Russia, Turchia e altri.
L’unica nota “democratica” e che veda prospettive abbastanza pacifiche in questa carrellata viene paradossalmente da un paese la cui esistenza, anche se tutti ci vogliono commerciare, non è ufficialmente riconosciuta: il Somaliland.
Alcune note sulla presenza femminile alla guida di alcuni stati africani.
QUATTRO ELEZIONI
3 Dicembre – Una analisi su 4 paesi (Botswana, Mauritius, Senegal e Namibia) in cui si sono svolte elezioni accettate nei risultati e accettabili anche nel loro svolgimento che hanno anche dato esiti non prevedibili dimostrando che una certa forma di democrazia è possibile anche in Africa.
Una nota di ottimismo in un continente in cui sono comunque presenti enormi problemi che non si vogliono ignorare e dove stanno perdendo credibilità e potere i partiti “storici” che spesso hanno portato le loro nazioni alla indipendenza ma che, nell’esercizio di un potere spesso incontrastato, stanno perdendo credibilità e seguito soprattutto tra i giovani che sono ormai gran parte della popolazione.
CHAGOS MOZAMBICO, CIAD
5 Novembre – L’indipendenza delle isole Chagos (la cui situazione era già stata presentata in precedenza) e la loro unione con le Isole Mauritius non sembra che migliorerà la situazione degli abitanti né dei profughi che hanno trovato temporanea accoglienza in queste isole. Oltre alle basi americana e inglese che continueranno a essere insediate nell’isola principale, il passaggio al governo delle Mauritius può portare anche ad un aumento della presenza economica e militare cinese.
La situazione dei profughi e dei rifugiati è del resto critica ovunque: nel tentativo di frenarne il flusso prende piede la politica della esternalizzazione. Attraverso accordi con i paesi di origine o di transito si cerca di limitarne l’arrivo o si provvede ad un loro ricollocamento (termine “politicamente corretto” col quale indicare una deportazione).
Oltre al problema dei migranti un tema intorno a cui ruota la politica di molti paesi africani rimane quello della lotta alla Jihad islamica.
Le elezioni in Mozambico, che hanno puntato su questo tema oltre che sulla distribuzione dei proventi delle grandi risorse naturali e sul tema della corruzione, non sembra abbiano portato a significative variazioni. Il FRELIMO, ininterrottamente al potere dal raggiungimento della indipendenza, mantiene ancora, nonostante accuse di scarsa trasparenza e di brogli elettorali, il pieno controllo del governo.
Non è certo migliore la situazione del Ciad che è anche meta e rifugio di molti profughi provenienti dai paesi vicini. L’appello a un aiuto internazionale contro la Jihad contrasta con la tendenza a espellere le potenze occidentali da questa area che viene sempre più affidata al controllo delle forze private russe della Wagner.
SUDAN, SUD SUDAN, SAHEL, RDC
8 Ottobre – Un resoconto degli eventi accaduti in alcune aree dell’Africa già seguite in passato e di cui si era promesso il monitoraggio.
Come prevedibile in settembre l’evoluzione di molte situazioni non è stata favorevole.
In Sudan prosegue la guerra civile che ha provocato, secondo stime attendibili, circa 150.000 vittime dirette a cui si deve aggiungere il dramma di 12 milioni di sfollati e una carestia che sta colpendo oltre 25 milioni di persone, più di metà della popolazione del paese.
Non è migliore la situazione nel Sud Sudan, paese in cui la guerra civile, iniziata dopo solo due anni dalla indipendenza, non ha mai conosciuto sosta. In questo paese le vittime stimate per la guerra sono 400.000 e sono 4 milioni gli sfollati. Anche in questo caso si devono aggiungere i morti, passati, presenti e futuri, per fame e malattie.
Tre paesi del Sahel (Mali, Burkina Faso e Niger) vengono raggruppati perché caratterizzati tutti dalla guida da parte di giunte militari golpiste. Il motivo addotto per i golpe era l’incapacità di fronteggiare la violenza Jihadista e in tutti si era evidenziata una ostilità per le forze straniere (soprattutto francesi) ed internazionali (Onu o Unione Europea): L’attuale situazione rivela che la Jihad continua a mietere vittime aumentando la sua presenza e sono aumentati gli abusi dei militari e dei mercenari russi chiamati a sostituire le altre forza di interposizione.
Nella RDC, soprattutto nella zona orientale, permane la situazione di instabilità per le tante bande armate e per la presenza di truppe rwandesi e ugandesi.
Nel frattempo in Rwanda si evidenziano focolai di epidemia da Visus Marburg, tristemente nota al Cuamm perché causa della morte nel 2005, in Angola della dott.ssa Maria Bonino.
SRI LANKA E HAITI
8 Ottobre – La situazione dello Sri Lanka era già stata esaminata in passato in questa rubrica quando si era parlato della precipitosa fuga del Presidente che aveva portato il paese alla bancarotta e alla fame. Le divisioni su base etnica, religiosa e politica furono abbandonate di fronte alla grave situazione generale. Dopo una breve Presidenza ad interim che riuscì a negoziare un prestito dal FMI si sono tenute nuove elezioni che hanno visto una altissima percentuale di votanti. Il nuovo presidente, relativamente giovane (55 anni), di umili origini e con una storia di lotte sociali alle spalle ha formato un nuovo governo in cui ruoli chiave sono affidati a donne in un parlamento in cui le donne sono solo il 5%. Seguiremo con interesse l’evoluzione della situazione.
Si forniscono aggiornamenti sulla situazione ad Haiti a cui pure sono stati dedicati vari interventi in questa rubrica. La Missione di Supporto alla Sicurezza a guida kenyota è ben lungi dal compimento dei suoi obiettivi anche per mancanza di finanziamenti: c’è la richiesta alle N.U. di trasformarla in una Missione delle N.U. che porterebbe ad un finanziamento maggiore. La situazione lungi dal migliorare sembra anzi peggiorata con il pullulare e l’estendersi del controllo del territorio da parte di bande armate. Il paese è senza un Presidente e senza un primo Ministro. Nuove elezioni si cerca di organizzarle per il 2026: sarà una difficile sfida.
MPOX E BREVI
4 Settembre – La epidemia di MPOX, come spesso è avvenuto per altre epidemie, interessa il mondo occidentale solo quando la sua diffusione ci minaccia direttamente.
Sembra questo anche il destino di questa epidemia che, pur se classificata dalla OMS “Emergenza di Sanità Pubblica di interessa internazionale” non ha suscitato una particolare attenzione ad evitarne il propagarsi. Se ne riassumono le caratteristiche cliniche e ci si sofferma sui vaccini già esistenti e sulle possibili strategie per limitare il contagio.
Una attenzione si pone poi alla situazione nel Sahel dove la Jihad controlla vaste aree con ripercussioni anche sulla stabilità dei governi e sulle loro politiche: in particolare ci si aggiorna sui rapporti tra Nigeria e Niger e sulla situazione interna del Burkina.
Una notizia curiosa e grave viene dalla Namibia dove la grave siccità che ha colpito tutta l’Africa Australe ha portato il governo a pianificare l’uccisione mirata di grandi mammiferi (elefanti, zebre, ippopotami ecc.) per alleviare la situazione: questi animali fanno parte delle ricchezze del paese ed il governo ne dispone per il bene della popolazione.
BANGLADESH
19 Agosto – Gli eventi recenti di questo paese, con la fuga e la destituzione della presidente a seguito di un sollevamento popolare guidato soprattutto dai giovani, hanno riportato la attenzione su questa popolosa e particolare area del mondo che è stata sempre molto osservata soprattutto perché sede di una grande attività di cooperazione internazionale. Anche il fatto che alla guida dello stato in questo momento di transizione sia stato chiamato il “banchiere dei poveri” Mohamed Yunus, 84 anni, economista e ideatore del micro-credito rappresenta una sorta di sfida al mondo dominato da un indirizzo, politico ed economico, di tutt’altro tipo.
La storia di questo tormentato paese, che chi si occupa di cooperazione e aiuti umanitari ha spesso incontrato anche perché teatro di numerosi ed epocali movimenti migratori di rifugiati, merita di essere conosciuta meglio anche per spiegare come, in un sistema che ha cercato lungamente una via di governo democratica con numerose consultazioni elettorali, possano essersi verificati, in 53 anni dalla indipendenza, ben 30 colpi di stato.
KENYA, SUDAFRICA, RDC
9 Agosto – I giovani della “generazione Z”, con manifestazioni organizzate attraverso i social media e apparentemente slegati da connessioni politiche o etniche, protestano in Kenya contro la politica del governo e la sua legge finanziaria e costringono il presidente a un inusuale dibattito dal vivo ottenendo, per il momento, il blocco della riforma fiscale e altri provvedimenti oltre a un cambiamento del Governo. Le proteste giovanili, in un mondo fortemente interconnesso, si diffondono e non senza vittime, anche in Uganda e in Nigeria. Corruzione e aumento dei costi di beni di prima necessità sono sempre al centro della protesta.
Un continente popolato da giovani è in gran parte guidato da capi di stato molto vecchi e al potere da molto tempo: la richiesta che qualcosa cambi è ineluttabile.
Cambiamenti anche in Sudafrica dove, dopo l’esito delle ultime elezioni si è reso necessario un governo di coalizione in cui l’ANC è costretto per la prima volta a confrontarsi con partiti che erano prima alla opposizione.
Non si vedono sbocchi nella situazione della RDC dove, accanto allo stato di guerriglia continua delle regioni orientali, a cui non sono estranee interferenze soprattutto del Rwanda, compaiono tensioni e scontri anche nelle regioni centro occidentali.
SUDAN, NIGER, SIERRA LEONE E GAMBIA
1 Agosto – Aggiornamenti sulla situazione in Sudan dove la tragica situazione della guerra civile appare più che mai senza sbocco e senza che ci sia un grande interesse a farla cessare. Ai danni diretti della guerra sia aggiunge, ormai alle porte, lo spettro di una grande carestia.
Non è migliorata la situazione in Niger dove, a un anno di distanza dal colpo di stato, le condizioni del paese, che nel frattempo ha espulso gran parte delle truppe straniere presenti nel paese sostituendole con i mercenari della Wagner, sono ulteriormente peggiorate.
Alcune interessanti notizie vengono da Mauritania e Rwanda paesi dove una buona stabilità favorisce migliori condizioni di sviluppo : si è lontani da una democrazia come la intende l’occidente, ma la situazione generale migliora.
Buone notizie, almeno nel campo delle affermazioni dei diritti delle donne, vengono da Sierra Leone e Gambia. Una legge contro i matrimoni precoci nella prima nazione e la bocciatura della proposta di reintroduzione del permesso di praticare MGF nella seconda, danno almeno teoricamente un aiuto al miglioramento della condizione della donna. Quanto le leggi riescano a cambiare i costumi è da vedersi ma certo un passo di questo genere è necessario e fondamentale.
KENYA E BREVI
1 Luglio – Il Kenya si è autocandidato a guidare la “Missione Internazionale di Sostegno alla Sicurezza” ad Haiti che è iniziata con l’invio di 400 agenti di polizia. Se ci sono dubbi sulla sua efficacia (visti i precedenti fallimenti di molte missioni internazionali nello stesso paese) non si può evitare di sottolineare che nello stesso Kenya sono in corso da tempo molte manifestazioni anti-governative che si sono recentemente acutizzate per la introduzione di una tassa sui prodotti alimentari di base che ha colpito soprattutto i ceti più poveri. Il Kenya, che pure in passato aveva avviato un processo che aveva portato ad una riduzione della povertà, ha visto arrestarsi questo processo e il presidente è ora fortemente contestato soprattutto da parte di molti giovani che si informano e sono guidati (molto spesso con notizie assolutamente allarmistiche e false) dai social media. La azione del governo oscilla tra una violenta repressione e il ritiro dei provvedimenti legislativi sulle tassazioni previste. Altre notizie riguardano la situazione di Niger e Burkina, fortemente condizionate dalle infiltrazioni jihadiste, e si sottolinea come la persistente guerra civile in Sudan abbia ormai da tempo assunto i connotati di una catastrofe umanitaria di cui poco o niente viene detto dai mezzi di informazione occidentali. Una annotazione sull’interesse della Corea del Sud per l’africa conferma che la “corsa all’Africa” coinvolge molti paesi alla ricerca delle sue risorse naturali. Altre brevi notizie su Sud-Africa, Madagascar, Mauritania, Malawi e Algeria ci aggiornano su fatti recenti di cui si era già accennato in precedenti occasioni.
SUDAFRICA 2024
15 Giugno – Un numero speciale dedicato agli esiti dele elezioni svoltesi recentemente in Sudafrica che hanno visto un significativo arretramento dello storico ANC (African National Congress) che ha perso la maggioranza dei seggi nel prossimo parlamento. Una rapida storia della nascita e della evoluzione di questo partito ci motiva anche le ragioni della sua progressiva erosione di consensi. Pur essendo significativo il fatto che si siano svolte elezioni sostanzialmente libere e regolari e che anche il partito al potere ne abbia riconosciuto gli esiti a lui sfavorevoli, rimangono e si fanno ancora più gravi e di soluzione sempre più difficile, i problemi di questa grande nazione conosciuta ormai come “nazione arcobaleno” . Il governo di coalizione che si profila all’orizzonte non avrà compiti facili e ci ripromettiamo di seguirne con attenzione e interesse la prossima attività.
TOGO, CIAD E ALTRE
1 Giugno – Un ampio panorama che parte dai risultati delle elezioni in Togo e Ciad dove i risultati elettorali non hanno cambiato la guida del paese ancora nelle mani dei presidenti uscenti che governano il loro paese, direttamente o succedendo al padre, rispettivamente da 57 anni (Togo) e 34 anni (Ciad). Brevi aggiornamenti poi sulla situazione politica in Niger, Mali e Burkina Faso: le notizie non sono di certo positive, ma ancora peggiore è la situazione del Sudan dove perdura la guerra civile in atto ormai da oltre un anno, con un numero impressionante e sempre crescente di vittime, sfollati interni e rifugiati nei paesi vicini. Una nota nuova viene dal Kenya dove il presidente, personaggio piuttosto discusso e dal passato non limpido, è impegnato in un processo di apertura su vari fronti in politica estera: quali vantaggi questo porterà al paese e soprattutto alla popolazione, è cosa tutta da vedere. Alcune note finali si appuntano su Liberia, Repubblica Democratica del Congo e Sudafrica.
RICORRENZE, CHIBOK E BREVI
2 Maggio – Il mese di aprile è occasione per ricordare diversi eventi degli anni precedenti. Eccetto il 1974, anno in cui le prime elezioni democratiche in Sudafrica portarono all’lezione di Nelson Mandela, tutte le altre ricorrenze portano il segno di eventi tragicamente negativi.
Chibok è un nome che dice poco a chi non sia stato attento agli eventi della Nigeria: è il nome di una scuola secondaria da cui furono rapite nell’aprile 2014 dai guerriglieri di Boko Haram 275 studentesse. Il destino di queste ragazze è stato ed è tuttora tragico. Da allora, la situazione in Nigeria è ulteriormente peggiorata: rapimenti ai danni di giovani studenti in varie parti del paese si sono ripetuti e centinaia di scuole hanno dovuto chiudere per paura, una vittoria per chi ritiene che l’istruzione soprattutto delle donne sia un fattore negativo. E’ una piaga a cui il governo non sembra in grado di dare risposte. Boko Haram o comunque organizzazioni jihadiste seminano comunque morte e terrore in molti paesi del Sahel.
Anche dove non ci sono guerre ci sono comunque difficoltà economiche come in Zimbabwe che cerca di uscirne con il lancio di una nuova valuta, il terzo negli ultimi 10 anni in quello che era, al momento dell’indipendenza, uno dei paesi più prosperi del continente.
Infine un cenno al progetto inglese di risolvere, con la deportazione in Rwanda, il problema dei migranti irregolari: un piano che, oltre a molte possibili critiche, risulta anche assurdo dal punto di vista economico.
SENEGAL E HAITI
2 Aprile – Riflettori puntati su due paesi di cui si è già parlato. Per il Senegal, notizie estremamente positive come si ha raramente nel panorama africano. Si erano paventati dubbi sulla tenuta democratica del paese in cui le elezioni presidenziali sembravano essere messe in dubbio. Pur se con ritardo, si sono invece svolte e hanno dato esiti chiari e, cosa molto strana in Africa, accettati da tutte le parti in causa. Il presidente neo-eletto, pur se con un programma di rinnovamento e proseguendo in una strada di progressiva autonomia economica e politica dall’Occidente, ha tuttavia usato toni moderati e concilianti e ha dato manifestazioni di trasparenza e onestà che fanno ben sperare.
Molto diversa la situazione ad Haiti. Se in precedenza la situazione era molto critica, ora lo è ancor di più. Paese senza un presidente, senza un Parlamento e senza un primo ministro, è ostaggio di numerose bande armate. La comunità internazionale appare impotente e soprattutto sembra poco intenzionata a investire denaro e prestigio non solo per riportare ordine nel caos haitiano, ma anche per dare aiuti umanitari ad una popolazione sempre più abbandonata a se stessa. Una situazione di cui non si riesce ad immaginare una via di uscita e che continueremo a seguire.
RDC, RWANDA, SENEGAL E ALTRO
2 Marzo – Si acuisce la tensione tra RDC e Rwanda persistente da lungo tempo e che ha già dato origine in passato a tre aperti conflitti. La presenza di moltissimi gruppi armati nella regione orientale del Congo copre gli interessi di vari paesi per le risorse minerarie di quest’area. Se l’instabilità dovesse sfociare in un nuovo conflitto, verrebbe a coinvolgere molti paesi circostanti. La storia del movimento M23 non è più quella di un gruppo armato come tanti, ma nasconde verosimilmente le mire del governo rwandese per non rinunciare alle grandi risorse del debole ma ricco vicino.
Situazione di grave crisi istituzionale anche in Senegal, dove il rinvio delle elezioni presidenziali decretato dall’attuale presidente ha suscitato proteste e controversie con una serie di promesse, rinvii e smentite che tengono il paese in uno stato di grande incertezza.
Situazione decisamente tragica invece in Chad dove è aperta e dichiarata una grave emergenza alimentare e dove sono sempre pendenti le pulsioni secessioniste della regione del Casamance.
Una nota positiva per l’Africa vien dall’assegnazione dell’“Orso d’oro” del festival Cinematografico di Berlino ad un documentario di una regista franco-senegalese che parla della restituzione al Benin di alcune delle opere d’arte africane rubate dalla Francia durante il periodo coloniale – argomento cui già si era dato spazio in questa rubrica nel dicembre 2020.
IL PIANO MATTEI
11 Febbraio – Il piano Mattei per l’Africa presentato dal Governo Italiano il 29 gennaio 2024 viene analizzato e descritto per quello che al momento se ne conosce, senza critiche aprioristiche e senza i toni trionfalistici con cui lo si è voluto presentare. Se è vero, come è stato sottolineato da interlocutori africani, che sarebbe stato meglio consultare prima i paesi a cui si rivolgeva e se è pure vero che si tratta di un piano PER e non CON l’Africa, si è però anche sostenuto che non vuole essere “predatorio” ed ha comunque portato il nostro paese a mettersi direttamente in contatto, anche se non sempre ad alto livello, con molti paesi africani. Perché questo non sia, come si teme, una scatola vuota o l’ennesima serie di premesse non mantenute, come temono molti degli interlocutori africani, occorrerà vedere alla prova dei fatti
cosa realmente si riuscirà a realizzare. È’ una valutazione che dovrà, anche questa, essere fatta CON l’africa e non PER l’africa.
SOMALILAND E ALTRO
2 Febbraio – Chi, pur interessandosi di eventi africani è a conoscenza del tentativo in atto da parte dell’Etiopia di avere un accesso al mare e che lo fa accordandosi con il Somaliland, una porzione di Somalia che non è riconosciuta dagli altri stati? Il Primo Ministro dell’Etiopia riceve un alto riconoscimento internazionale, come già aveva ricevuto il Nobel per la pace…ma davvero li ha meritati?
Cosa significa la riconferma elettorale (naturalmente contestata) del presidente della Repubblica Democratica del Congo e le tensioni che questo porta con il Rwanda e i paesi vicini? Sappiamo qualcosa dei colloqui per avere una fine della guerra in Sudan che ha causato ad oggi migliaia di vittime e milioni di sfollati? Cosa succede nei paesi del Sahel che cacciano i francesi ma rimangono ostaggio della Banca Centrale Francese che è la garante del Franco CFA (la loro moneta convertibile)? Questi e tanti altri eventi sono potenziali fattori di instabilità e conflitto ma non ne sappiamo nulla.
Si continua a ripetere che il futuro sarà rappresentato dall’Africa ma continuiamo ad interessarcene ancora perlopiù solo come fonte di materie prime da sfruttare, utilizzando questa volta il nome di Enrico Mattei.
ECUADOR
19 Gennaio – I recenti eventi accaduti in Ecuador si comprendono meglio se si conosce l’origine e il cammino di questo paese: un paradiso per la biodiversità che ha una storia difficile per la democrazia e per lo sviluppo, ma che ha avuto anche momenti in cui questi traguardi sembravano raggiungibili. Il narcotraffico con tutto il suo corollario di corruzione e violenza e il suo enorme movimento di capitali ha portato il paese ad affrontare una guerra che è incerta nel suo esito e che apre scenari nuovi di contrapposizione tra il potere statale e un insieme inafferrabile di potere malavitoso. Per chi è abituato a guardare ai grandi problemi che affliggono il continente africano, la visione di uno scenario così diverso porta comunque all’amara conclusione che ci sono anche altri fronti di guerra e di sofferenza per le popolazioni.
AFRICA 2023
10 Gennaio – Si presenta un riassunto dei principali eventi accaduti in Africa nel 2023. Le elezioni in 17 paesi potrebbero farci sperare in un continente che vuole avviarsi verso un futuro più democratico. Esaminati singolarmente però, i diversi eventi sembrano toglierci questa speranza: le elezioni hanno spesso avuto una esecuzione dubbia, i vincitori sono stati spesso coloro che già detenevano il potere e i risultati sono stati quasi sempre contestati dagli sconfitti. Numerosi colpi di stato, realizzati o falliti, ci testimoniano comunque una situazione di grande instabilità. Continuano i conflitti dichiarati o meno in molti paesi: Sudan ed Etiopia sono quelli che, con il riflesso dei numerosi profughi e rifugiati, vengono talvolta menzionati anche dai media italiani. Delle altre guerre e delle altre migliaia di vittime non se ne parla. Così come poco o nulla si dice delle condizioni di fame e grave carestia che colpisce molte zone dell’Africa a causa di guerre ed eventi (siccità, inondazioni, cicloni) che sono conseguenza dei cambiamenti climatici globali. L’economia del continente, che in passato aveva dato motivi di relativo ottimismo per il suo sviluppo, sembra ora rallentare e fatica a tenere il passo con la crescita della popolazione. Vengono infine menzionate alcune figure poco note ai più che sono scomparse nel 2023 e che, in diverso modo, hanno avuto importanza nel panorama africano.
ELEZIONI IN RDC E ALTRO
2 Gennaio – Elezioni democratiche in un paese grande quasi 8 volte l’Italia, con circa il doppio della popolazione totale, una condizione infrastrutturale estremamente carente e soprattutto una situazione securitaria gravemente compromessa in molte aree, sono una sfida enorme che difficilmente può dare un esito incontestabile. Come prevedibile, gli esiti dell’elezioni nella Repubblica Democratica del Congo, ufficialmente dichiarati il 31 dicembre, e che hanno visto la rielezione del presidente uscente, non sono state accettate da molti dei candidati sconfitti. Che questo porti ad un aggravamento della situazione nel paese non è da escludere. L’instabilità della regione, soprattutto per le tensioni tra la stessa RDC, Burundi e Rwanda a cui si aggiungono le crisi in Ciad e Sudan, è un elemento ormai costante e più volte segnalato. Le guerre in Europa e Medio Oriente nascondono le migliaia di vittime della guerra in Sudan e in molti stati africani.
L’aggiornamento di dicembre sul continente africano cerca di dirci che la comparsa di nuovi fronti di sofferenza e di guerra, oggi maggiormente evidenziati dagli organi di informazione, non
significa purtroppo che si siano risolte molte delle non meno drammatiche guerre, di cui nemmeno si dà cenno, in altre parti del mondo.