Presentato il bilancio sociale 2023
2.063.313 pazienti, 266.976 parti assistiti, 4.236 bambini malnutriti trattati, 4.245 operatori sanitari formati. Sono alcuni dei numeri di un altro anno di impegno per garantire il diritto alla cura in Africa, con l’intervento in un nuovo paese: la Costa d’Avorio.
È stato presentato oggi a Padova, il bilancio sociale 2023 di Medici con l’Africa Cuamm. Il racconto di un anno di impegno per garantire la tutela della salute delle popolazioni africane e che nel 2023 si è esteso anche ad un nuovo paese, la Costa d’Avorio, il nono paese di intervento del Cuamm.
Al 166° posto su 193 nella classifica dell’Indice di sviluppo umano, la Costa d’Avorio è un paese dell’Africa occidentale con indicatori di salute molto preoccupanti. «Negli ultimi anni la Costa d’Avorio ha intrapreso un percorso di crescita, ma sono presenti grandi divari sociali, soprattutto tra la parte settentrionale e quella meridionale del paese. Il nord è molto povero e tormentato dall’instabilità degli stati confinanti, quelli dell’area del Sahel, come Burkina Faso, Niger e Mali – spiega Giovanni Putoto, responsabile della Programmazione e ricerca operativa -. In alcune zone, come nel distretto di Abobo, c’è 1 solo ospedale di 120 posti letto per una popolazione di 750mila abitanti. Le donne che partoriscono in ospedale sono costrette a partorire per terra. Un altro bisogno di questo Paese riguarda la formazione del personale sanitario: al momento ci sono scuole con pochissime classi, frequentate 18 ore al giorno e super affollate. Ora il nostro impegno è orientato a migliorare i servizi di assistenza sanitaria, soprattutto quelli materno-infantili e a potenziare la formazione dello staff locale».
Nello specifico nel 2023 l’intervento del Cuamm in Costa d’Avorio si è concentrato nel supporto e nel coordinamento del network dell’Unione dei religiosi per la salute e la coesione e su opere di ristrutturazione ed equipaggiamento con farmaci e materiale sanitario che hanno coinvolto in maniera diretta 13 centri di salute e la formazione e l’aggiornamento del personale sanitario, attraverso alcuni corsi realizzati in 71 centri di salute di 9 diverse regioni.
È continuato, ovviamente, l’impegno del Cuamm negli altri 8 paesi che lo scorso anno ha portato ad assistere 2.063.313 pazienti, con 1.007.608 visite ai bambini sotto i 5 anni, 307.183 visite pre-natali, 266.976 parti assistiti, 26.363 pazienti in terapia antiretrovirale, 10.661 trasporti per emergenze ostetriche, 4.236 bambini malnutriti trattati, 4.245 operatori sanitari formati.
«Dietro questi numeri, ci sono vite, storie, persone, mamme e bambini di 8 paesi dell’Africa a sud del Sahara – ha detto Fabio Manenti, responsabile del Settore Progetti del Cuamm. Paesi con contesti stabili e di sviluppo, dove siamo presenti da molto tempo, come Uganda e Tanzania, ma soprattutto in paesi instabili e fragili, dove le emergenze umanitarie sono all’ordine del giorno. Ricordiamo che l’80% delle migrazioni rimane in Africa ed è per lo più formata da sfollati interni, che si spostano per motivi di insicurezza, carestia o per gli effetti dei cambiamenti climatici. E insieme, da rifugiati, persone che a causa della guerra scappano in un altro paese. L’Etiopia per esempio conta oltre 3 milioni di sfollati interni, a causa della recente guerra in Tigray, che ha portato una instabilità diffusa. Insieme è gravemente colpita dai cambiamenti climatici. La zona del South Omo è tuttora afflitta da pesantissime alluvioni che nell’ultimo periodo hanno reso inagibili 4 dei 5 centri sanitari dell’area. Penso ancora al Sud Sudan, paese fragilissimo, che ha oltre 2 milioni di sfollati interni e ora assiste al fenomeno delle migrazioni di ritorno, ovvero sud-sudanesi che erano fuggiti in Sudan e, a causa di una guerra di cui pochissimi parlano, ritornano nel proprio paese».
Paesi fragili come la Repubblica Centrafricana, dove nel 2023 il Cuamm ha ampliato il suo intervento con l’arrivo dei primi due medici a Bossangoa, a circa 300 km dalla capitale Bangui, in una delle zone più povere del Paese. «La Repubblica Centrafricana è uno degli ultimi paesi in cui il Cuamm ha iniziato a lavorare. È un paese estremamente insicuro e instabile. Abbiamo iniziato a lavorare qui nel 2018 nell’ospedale pediatrico della capitale. Dopo un periodo di studio e di dialogo con le autorità abbiamo avviato il nostro intervento anche a Bossangoa, dove i servizi sanitari sono quasi inesistenti – sottolinea Viviana Gomiero, desk progetti per il Centrafrica -. Al momento stiamo lavorando nella Maternità dell’Ospedale, che non si può dire un vero e proprio reparto. Ci sono letti fatiscenti e mancanza cronica di strumenti e personale sanitario specializzato. Ogni mese si effettuano circa un centinaio di parti, di cui l’8% cesarei. Stiamo supportando lo staff locale, forniamo farmaci, abbiamo avviato un sistema di riferimento ibrido con ambulanze e moto, un mezzo fondamentale nelle zone più remote per raggiungere l’Ospedale. Le sfide future saranno la ristrutturazione della Maternità e l’avvio di una scuola per ostetriche e assistenti al parto».
Ma l’intervento del Cuamm procede anche in Italia. Ed è Fulvia Caruso, volontaria Cuamm a raccontare un pezzetto di questo impegno, in particolare a Padova, a supporto dell’Ufficio Immigrazione, che accoglie una media di 250-300 accessi giornalieri. Circa 20 volontari hanno donato oltre 12.000 ore del proprio tempo libero, garantendo la loro presenza dal lunedì al venerdì su due turni. Oltre a gestire in sicurezza la fase di accoglienza delle persone in modo da agevolare la ricezione delle pratiche e snellire le procedure degli sportelli, la loro attività d’accoglienza si è estesa nel tempo, arrivando a supportare il servizio di centralino e di back office.
A tirare le fila e rilanciare sul futuro, il direttore, don Dante Carraro: «Anche quest’anno è continuato il nostro impegno per garantire il diritto alle cure per i più poveri, in Africa. Abbiamo il dovere di essere vicino alle persone più fragili, soprattutto quando le situazioni si complicano. Ancora oggi, ogni anno, sono 280 mila le mamme che muoiono di parto, per la maggior parte in Africa sub-Sahariana. Un dato doloroso che non ci può lasciare indifferenti Per dare una risposta servono risorse umane pronte a partire, ma anche risorse economiche. Sono tanto grato a tutte le persone che condividono e credono in ciò che facciamo. Senza salute non si cresce, non c’è futuro. La salute deve essere messa al centro: questo sarà il motivo che accompagnerà il prossimo Annual Meeting del Cuamm, in programma a Torino il 16 novembre. Sarà il nostro modo per far sentire la nostra voce per e con i più poveri, in Africa».