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Ottobre rosa per la salute femminile

In Mozambico, grazie al progetto “Prevenzione e controllo delle malattie non trasmissibili”, ad oggi sono state 87.900 le donne, come Julieta, sottoposte a screening contro il cancro al seno e alla cervice. Un impegno che continua anche durante il mese della prevenzione femminile.

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    In tutto il mondo ottobre si tinge di rosa per sensibilizzare la comunità, in particolare le donne, sull’importanza della prevenzione nella lotta ai tumori femminili, ovvero il tumore al seno e alla cervice. Anche Medici con l’Africa Cuamm rinnova il suo impegno, partecipando a questo movimento internazionale e ricordando quanto sia fondamentale essere adeguatamente informati e prevenire.

    Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2021 il cancro al seno è diventato il tumore più comune a livello globale, rappresentando il 12% di tutti i nuovi casi annuali di cancro nel mondo. Il tumore al collo dell’utero a livello globale, poi, è pari al 6,5% di tutti i tumori femminili e oltre un terzo dei decessi per questo tumore, a livello globale, si verifica nell’Africa subsahariana, sebbene la regione rappresenti solo il 14% della popolazione femminile mondiale.

    Ogni anno che passa sempre più persone nei Paesi in cui opera il Cuamm sanno che ottobre è un mese importante. In Mozambico, ad esempio, anche quest’anno le autorità sanitarie si sono mobilitate per coinvolgere le comunità nelle attività di sensibilizzazione e prevenzione. In particolare, nelle unità sanitarie dove il Cuamm promuove il progetto “Prevenzione e controllo delle malattie non trasmissibili”, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, c’è molta fibrillazione e i preparativi sono cominciati già da tempo. È stato organizzato un evento in ognuna delle tre Regioni in cui il progetto promuove le sue attività – Sofala, Maputo e Zambezia – a cui partecipano autorità e media per convincere il maggior numero di donne a fare lo screening. Durante la giornata, vengono distribuiti volantini informativi e gli attivisti e le infermiere riuniscono le donne in piccoli gruppi e spiegano in cosa consistono la prevenzione e il trattamento.

    Nelle unità sanitarie si intensificano le attività di screening per cercare di raggiungere il maggior numero possibile di donne. Ogni mattina, le infermiere organizzano uno speciale programma di sensibilizzazione e fanno lo screening a tutte le volontarie. L’affluenza è sempre altissima e le infermiere smettono di lavorare solo dopo che tutte le donne, ordinatamente in coda, sono state visitate.

    Oggi, alla fine della giornata lavorativa nel piccolo centro di salute rurale di Lamego, nella Regione di Sofala è venuta incontro ad un’infermiera Cuamm la signora Julieta, che era stata visitata poco prima. La voleva ringraziare. Julieta, 47 anni, qualche giorno fa aveva sentito parlare vicino a casa sua degli attivisti comunitari riguardo all’importanza dello screening. Nonostante avesse un dolore al ventre da diverso tempo, aveva impiegato molto a decidere di andare al centro di salute. La strada da percorrere a piedi non è breve e in casa ci sono sempre tante faccende da fare. Alla fine si era decisa e, arrivata al centro di salute di Lamego, dopo aver partecipato a uno dei momenti di sensibilizzazione che le infermiere organizzano la mattina, ogni dubbio era scomparso: andare al centro di salute era stata la scelta giusta.

    «Non posso nascondere che, andando al centro di salute, avevo paura, ma dopo avere ascoltato i consigli dell’infermiera, non ho esitato neanche un momento a mettermi in fila per fare lo screening». Le hanno trovato una lesione all’utero maggiore del 75% e dovrà andare a farsi visitare presso l’ospedale di Nhamatanda, a 15 chilometri dal centro di salute.

    «Le infermiere del centro di salute mi hanno già preso l’appuntamento e con i risparmi che ho prenderò l’autobus e andrò all’ospedale e poi tornerò qui al centro di salute per fare il follow-up. Nonostante abbia scoperto di dovermi operare, sono contenta. Mi hanno spiegato bene la mia condizione e ho la possibilità di curarmi. È per questo che ci tenevo molto a dire il mio grazie».

    La signora Julieta è una delle tante donne che ha avuto accesso ai servizi offerti dal progetto. Da quando è iniziato, sono state 87.900 le donne che hanno fatto lo screening, di cui molte sieropositive. E grazie al lavoro instancabile delle infermiere 4.270 donne sono state trattate con la crioterapia e 1.950 sono state riferite a un ospedale dove possono essere osservate e trattate da personale medico specializzato.

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