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UR Beira inaugurata la centrale operativa

Attivo il call centre dell’Ospedale 24 Luglio di Beira per il trasporto d’emergenza da 17 centri di salute periferici all’ ospedale centrale di Beira con focus su emergenze ostetriche e neonatali.

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    Notevoli progressi sono stati compiuti in Africa con la conclusione degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio nel 2015.Tuttavia, la mortalità materna e perinatale rimane tra le principali cause di morte nell’Africa subsahariana. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), circa 800 donne muoiono ogni giorno per complicazioni legate alla gravidanza o al parto, di cui quasi il 99% nei paesi in via di sviluppo, con oltre la metà dei casi nell’Africa subsahariana. Secondo i dati, il Mozambico ha uno dei tassi di mortalità materna e neonatale più alti al mondo, causati spesso da complicazioni nella gravidanza e/o ritardi nell’accedere a servizi di assistenza medica d’emergenza.

    La maggior parte delle morti materne sono associate a emorragie, aborti non sicuri, travaglio ostruito, infezioni o eclampsia – cause che potrebbero essere prevenute se le donne ricevessero cure tempestive. I sistemi di gestione delle emergenze mediche sono infatti un servizio essenziale per la gestione dei malati, specialmente dei gruppi vulnerabili come donne e bambini.

    In questo contesto si inserisce il progetto UR-Beira che mira ad offrire alla popolazione dell’intero distretto un sistema di riferimento tempestivo ed efficace in caso di emergenza. Otto operatori formati nella gestione delle emergenze lavorano 24 ore su 24 presso la centrale operativa per rispondere alle richieste provenienti da 17 centri sanitari quindi organizzare il trasferimento verso l’ HCB – l’ospedale centrale di Beira, evitando quindi ritardi nell’intervento e possibili complicanze. L’attenzione è rivolta a donne e bambini: dal 1º febbraio 2022 sono stati eseguiti 19.700 trasferimenti, di cui 6.600 emergenze materne e 4.000 emergenze neonatali grazie al servizio di riferimento.

    «Oggi è un giorno di grande allegria per l’inaugurazione di questo nuovo progetto con la cooperazione italiana – ha commentato l’Ambasciatore Gianni Bardini, un progetto che conferma l’impegno dell’Italia nell’ambito della salute e ribadisce l’antico legame che c’è tra Italia e Mozambico».

    La realizzazione del progetto UR-Beira è stata possibile grazie alla forte collaborazione tra i partner italiani – Medici con l’Africa Cuamm, Regione Veneto, Croce Verde di Padova e dell’Università Ca’ Foscari di Venezia – e partner mozambicani, in particolare il Serviço Distrital de Saúde, Mulher e Acção Social da cidade da Beira (SDSMAS), il Serviço de Emergência Médica de Moçambique (SEMMO) e l’Ospedale Centrale di Beira (HCB). Una sinergia che dimostra l’impegno condiviso per il benessere del Mozambico e la consapevolezza che la salute è un diritto fondamentale che deve essere garantito a tutti.

    «Questo progetto propone un salto di qualità rispetto ai soliti progetti di cooperazione, in quanto in termini operativi ha potuto contare su una grande collaborazione tra i vari partner coinvolti – ha dichiarato il rappresentante della Regione Veneto Luigi Zanin. Un gruppo che ha lavorato ad iniziative importanti e che ha saputo dare risultati importanti».

    L’inaugurazione della prima centrale operativa del Mozambico é un simbolo di speranza per il futuro della provincia di Sofala e del Mozambico intero. È un segno tangibile del progresso compiuto nel campo della salute pubblica e un monito ad impegnarsi per un futuro ancora migliore, dove ogni cittadino possa accedere a cure mediche adeguate e tempestive. L’augurio, infatti, è che questo progetto possa essere replicato in altre città e province del paese.

    «Ringrazio tutti i partner per aver scelto la nostra provincia per l’implementazione pilota di questo progetto – ha concluso la Segretaria di Stato della Provincia di Sofala Cecília Sandra Jerónimo Francisco Chamutota. Un progetto che rappresenta anche una responsabilità per noi, per il servizio di salute provinciale, per poter lavorare e fare in modo che questo progetto possa essere replicato in altre zone del paese e anche nella nostra provincia».

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