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Perché restare

Jerry Ictho, dal 2016 è responsabile tecnico per Cuamm in Uganda, il suo paese, dove «resto e lavoro per fare la mia parte e avere un impatto su quegli indicatori sanitari che negli ultimi dieci anni ho visto migliorare».

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    La storia

    Classe ’85, le scuole nella regione del West Nile dove è nato e poi il trasferimento a circa 400 km da casa per frequentare un buon college, il Teso College ad Aloet che gli ha permesso di avere la giusta preparazione per poi ottenere una borsa di studio all’Università Mbarara. Oggi nella sua terra natale, nel nord dell’Uganda, torna per fare visita alla sua famiglia e per seguire le attività progettuali di Cuamm.

    5 anni di medicina, un internship all’ospedale di riferimento del distretto di Gulu e tanta attività clinica tra ospedale e campo. «Per più di un anno ho passato ore, giornate intere, in sala operatoria – racconta Jerry. Entravo all’alba e uscivo dopo il calare del sole, potevano trascorrere giorni senza che riuscissi a vedere la luce di mezzogiorno!». Poi, l’esperienza all’ospedale di Nyapea prima come medico e, nel 2012, in qualità di Direttore sanitario. Un punto di svolta nella vita professionale di Jerry che aveva solo 27 anni quando ha ricevuto la nomina dal vescovo Lino Wanok «una delle tre persone più significative nella mia vita professionale – dice Jerry. Ne avrei incontrare altre dopo di lui ma so che tutto è iniziato lì, a Nyapea».

    «D’un tratto ricoprivo un ruolo diverso, di responsabilità, certo, ma molto stimolante. Era un continuo interrogarsi e farsi domande per capire come gestire al meglio il personale, come garantire la qualità dei servizi e come ottimizzare le risorse. Ero passato dal preoccuparmi del paziente e della sua salute ad avere due priorità: trovare le risorse per l’ospedale e garantirne la giusta gestione».

    Per svolgere il suo ruolo al meglio Jerry ha poi frequentato un corso di progettazione e gestione in un istituto ugandese. Un’esperienza che gli ha aperto gli occhi non solo sul funzionamento di una struttura sanitaria ma sul valore e l’importanza della sanità intesa come cosa pubblica.

     

    L’incontro con Cuamm

    Negli anni in cui era Direttore sanitario, Jerry entra in contatto con Peter Lochoro – già Rappresentante Paese di Cuamm che stava iniziando a supportare proprio l’ospedale di Nyapea. Da lì inizia la collaborazione su alcune ricerche: la primissima sulla tubercolosi (Tb) in Karamoja fino a diventare responsabile tecnico, nel mentre una borsa di studio per frequentare un Master in epidemiologia all’Università di Makerere per approfondire aspetti legati alla medicina che non aveva avuto modo di studiare prima e che, dice Jerry, «mi avrebbero permesso di fare meglio il mio lavoro». Un lavoro che Jerry e Peter, oggi suo collega e mentore, definiscono “Adapting Programming”, chiediamo spiegazioni: «vuol dire riprogrammare adattando ed è proprio questo che facciamo: valutiamo, analizziamo, e mettiamo continuamente in discussione l’operatività. Non vuol dire procedere a tentoni, al contrario, vuol dire riconoscere i cambiamenti ed essere in grado di ripensare e riprogettare ciò che stai facendo con un occhio sempre vigile sul risultato atteso e sull’impatto sperato.  Non possiamo certo dire che sia noioso, anzi, a volte vorrei lo fosse, almeno un po’» dice Jerry con ironia.

     

    Le aspirazioni future

    Quando riceve i complimenti per l’impegno e la dedizione che ha mostrato finora verso il suo lavoro, Jerry rilancia sul futuro: «sono felice di quello che sono riuscito a fare ma vorrei non fermarmi a questo. Prossimo obiettivo? Un dottorato in malattie tropicali, per acquisire ottime competenze e poi poter coniugare il mio lavoro con l’attività accademica, di insegnamento. Trasmettere conoscenze e rafforzare competenze è fondamentale: solo contando su professionisti qualificati e dediti possiamo rispondere ai bisogni quotidiani, essere pronti alle sfide future e avere un impatto decisivo sugli indicatori sanitari del nostro paese».

    Quali sono, allora, le sfide future? «per fare un esempio posso parlare del West Nile, la mia regione. Sono andato via ormai dieci anni fa ma quel posto è cambiato: una volta non era una zona malarica, c’era una foresta fitta e il clima era piuttosto freddo. Negli ultimi anni la foresta ha perso spazio, le temperature sono aumentate e sono arrivate le zanzare anopheles. Oggi quindi anche qui è importante la prevenzione alla malaria. Da un punto di vista sanitario gli indicatori sono in positiva crescita ma la crisi dei rifugiati causata dalla guerra civile nel vicino Sudan ha avuto un forte impatto sul sistema sanitario».

    «Sono nato e cresciuto in Uganda, è qui che ho fatto esperienza ed è qui che ho voluto spendere le mie competenze. Questo continua ad essere il mio desiderio»

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