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Ma è vero che gli africani nascono tutti il 1° di gennaio?

Lo abbiamo chiesto a Serena Venzo,specializzanda in Geriatria al IV° di Medicina a Firenze, che ha trascorso sei mesi come JPO a Tosamaganga, in Tanzania.

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    «Il concetto di passato non appartiene agli africani, ma agli occidentali, per me all’inizio è stato spiazzante: ogni volta che chiedevo l’età ai pazienti, i familiari non erano mai d’accordo tra loro, si contraddicevano a vicenda, ma poi finivano sempre per accordarsi su una data simbolica, che coincideva sempre con il 1° gennaio, per indicare l’anno di nascita. Anche il concetto di futuro è diverso, gli africani sono abituati a vivere alla giornata, senza pianificare le attività o gli impegni, accolgono imprevisti e cambiamenti senza opporre resistenza, ma non sempre è una cosa positiva, soprattutto quando si lavora insieme, e qualche volta alcuni miei colleghi locali saltavano un turno in reparto.

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    La mentalità del pole, pole”, che significa “con calma” è sfiancante, per me il tempo è sacro e cerco di usarlo al meglio, sempre. Tutto quello che faccio oggi è per costruire un domani più solido, ma questa esperienza mi ha insegnato che il futuro non è garantito e che esiste solo il qui e l’ora. Sono tante le cose che ho imparato dagli africani, ad esempio a trovare sempre un motivo per sorridere, anche nei momenti più duri. Loro sanno tirare fuori sempre una vena ironica, tra tutti gli episodi, ne ricordo uno particolarmente divertente, quando un paziente per ringraziarci del lavoro svolto, ha regalato ad Alessia, una mia collega, un gallo, … vivo!! Peccato che lei fosse vegetariana, … cosi ci siamo fatti tutti una grande risata e, per sua fortuna, lo abbiamo liberato!».

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