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In dialogo con Paolo Rumiz

“Viaggi di necessità. Di qua e di là dal Mediterraneo”. Una tre giorni, tra Veneto ed Emilia, insieme a Paolo Rumiz e alcuni medici Cuamm. Filo conduttore delle serate: “La regina del silenzio”, l’ultimo libro del giornalista triestino.

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    «È la storia di un paese fantastico, invaso da un potere assoluto che bandisce la musica. Ma c’è una bambina che nasce con una sensibilità particolare, perché aveva sentito la musica di un bardo quando era nella pancia della sua mamma. Cresce, lo cerca, lo trova, mette in piedi un’orchestra e libera il paese dal silenzio». Paolo Rumiz sintetizza così la sua ultima opera. È una fiaba per bambini, ma non solo, “La regina del silenzio” e, nei giorni scorsi, ha fatto da filo conduttore a tre serate tra Veneto ed Emilia (Reggio Emilia, Padova e Ferrara). Tanti i temi trattati: l’Europa, l’Africa, i viaggi, l’ascolto, il silenzio, l’oggi e il domani.

    «Alla soglia dei miei 70 anni – ha continuato Rumiz – avvertivo una certa stanchezza del reale, la ricerca del verosimile cominciava a lasciarmi insoddisfatto».

    L’Europa non viene mai citata esplicitamente nel libro, ma è lei la regina che costringe il popolo al silenzio e a dimenticare la musica. E la “ribellione” della protagonista, Mila, nasce dalla storia dell’European Spirit Youth Orchestra, compagna di uno degli ultimi viaggi di Rumiz. È un’orchestra formata da ottanta giovani, provenienti da venti paesi d’Europa, che rinasce ogni anno e si rinnova. È metafora di come dovrebbe essere l’Europa, un esempio di come le diversità possano convivere e costruire qualcosa di positivo, in questo nostro continente che pare aver smarrito la capacità di ascolto, di fare silenzio e fare spazio all’altro, a chi viene attraverso il Mediterraneo, per esempio. «La paura di chi arriva dal mare è ancestrale – ha proseguito Rumiz a Padova, il 24 febbraio – come lo è lo scontro culturale fra mondi diversi. Potremmo superarlo con una classe dirigente all’altezza. Purtroppo non ne abbiamo mai conosciuta una di così inadeguata».

    Tre serate speciali di dialogo tra Rumiz e i medici del Cuamm per seminare un po’ di fiducia in un’Italia che ha voglia impegnarsi, che non ha paura di lasciare casa e sicurezza per andare in Africa, lì dove c’è più bisogno, che sa mettersi in ascolto ed entrare in “casa loro” in punta di piedi, “con” e non “per”.

    ©NicolaBertiP1390026_670400

    Guarda qui la diretta dell’evento del 24 marzo che si è tenuto a Padova.

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