Medici con l'Africa Cuamm

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Formare le infermiere Salvare le madri

Da venerdì 22 maggio l’ospedale di Bo, in Sierra Leone, può contare su una nuova terapia semi-intensiva per le donne che devono partorire, con 18 nuove infermiere motivate.

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    «Fare un training a 18 infermiere in tempi di distanziamento sociale, nei giorni in cui all’ospedale arrivano i primi casi positivi al covid-19 della zona, non è stato per nulla facile, ma necessario. Ce l’abbiamo fatta ed ora la maternità di Bo ha una nuova terapia semi-intensiva per le donne che hanno complicazioni legate al parto. Anche il semplice uso dell’ossigeno per loro può fare la differenza e purtroppo oggi in Sierra Leone le emergenze ostetriche uccidono più del coronavirus».

    Ester Scapini, specializzanda in anestesia e rianimazione originaria di Bisceglie, non nasconde la soddisfazione per l’incarico che le è stato affidato: formare un gruppo di infermiere per il servizio completamente nuovo dell’ospedale della seconda città della Sierra Leone.

    «Purtroppo i medici che dovevano venire in Sierra Leone per questa formazione – racconta – sono rimasti bloccati in Italia per l’emergenza covid-19. Io ero qui da fine gennaio: a Freetown, la capitale, seguo anche le attività della terapia semi-intensiva inaugurata da Medici con l’Africa Cuamm nel 2017 nel Princess Christian Maternity Hospital (PCMH). Mi hanno proposto di andare ad insegnare il lavoro alle 18 infermiere di Bo. Ho accettato volentieri: ovviamente iniziare una cosa del genere da zero spaventa molto, ma allo stesso tempo motiva. Devo dire che ora sarà uno dei più bei ricordi del mio lavoro qui».

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    Per due settimane Ester Scapini e le infermiere sono state impegnare in lezioni teoriche ed esercitazioni pratiche sull’approccio alle pazienti con complicazioni legate al parto, sul monitoraggio dei parametri vitali e gli aspetti critici a cui prestare più attenzione.

    «Ho trovato un gruppo di lavoro di donne motivate – spiega – contente di poter lavorare con strumenti mai visti: a Bo non c’era nessun servizio di terapia intensiva, sentivo il loro orgoglio di poter essere coinvolte in un progetto innovativo. Tra una settimana tornerò a Bo, spero di vedere già i primi risultati e che queste infermiere possano crescere nel tempo, essere protagoniste nella lotta ai rischi legati al parto, che colpiscono le loro stesse sorelle o amiche».

    Gli effetti indiretti del coronavirus

    La Sierra Leone è il paese con il più alto tasso di mortalità materna al mondo: (1.360 donne su 100.000 nuovi nati) ed ora deve fare i conti con le conseguenze dirette e indirette del coronavirus, che nel paese pesa non solo per i numeri ufficiali, come spiega sempre Ester Scapini:

    «Il PCMH di Freetown è la più grande maternità del Paese. Il giorno dopo il primo contagio, in ospedale c’eravamo solo noi medici espatriati. Il resto del personale era a casa, spaventato. Tutti ricordano bene Ebola e le persone temono che, come allora, ospedali e ambulanze possano essere luoghi di contagio. In realtà abbiamo lavorato d’anticipo per mettere in sicurezza l’ospedale e con il tempo il personale è tornato, anche se la paura del contagio resta. Per questo oggi meno donne vengono a partorire in ospedale: preferiscono il rischio del parto a casa. Così qui vediamo solo quelle più gravi, che spesso arrivano troppo tardi».

    Un solo respiro, un unico abbraccio

    Aiutaci a continuare a mettere in sicurezza gli ospedali di Freetown e Bo, per la salute degli operatori locali e dei pazienti.

    DONA ORA

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