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Effetti indiretti del Covid-19 Meno accessi alle cure per i poveri

Sono allarmanti i dati emersi da un rapporto del Fondo Globale, pubblicato nei giorni scorsi: HIV, Tubercolosi, Malaria registrano un calo preoccupante di diagnosi e cure, nei paesi più poveri.

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    Sono preoccupanti i dati emersi da un rapporto del Fondo Globale, pubblicato nei giorni scorsi: HIV, Tubercolosi, Malaria registrano un calo allarmante di diagnosi e cure nei paesi più poveri.

    Questi i numeri  più significativi: test Hiv effettuati sono il 41% in meno;  i riferimenti di malati di Tubercolosi – ovvero i malati sospetti di Tb che vengono indirizzati verso maggiori approfondimenti diagnostici – sono diminuiti del 59%; le diagnosi di Malaria si sono ridotte del 31% e le visite pre-natali di donne in gravidanza sono calate del 43%. Sono alcuni degli effetti indiretti che la pandemia di Covid-19 ha avuto in contesti a risorse limitate (The impact of Covid-19 on Hiv, Tb an Malaria services and systems for health: a snapshot from 502 Health facilities across Africa and Asia). Lo studio ha messo a confronto il periodo che va da aprile a settembre 2019, con lo stesso periodo del 2020; ha interessato 502 strutture sanitarie in 32 paesi di cui 24 paesi in Africa (tra cui anche Etiopia, Repubblica Centrafricana, Mozambico, Sierra Leone e Uganda) e 7 in Asia. E il quadro che ne deriva è davvero grave.

    E’ come se fossero stati cancellati gli ultimi 10 anni di interventi nell’ambito della lotta all’ Hiv, Tb e Malaria. Dai dati che emergono in questo studio del Global Fund la situazione è davvero drammatica e riguarda, ancora una volta, malattie legate alla povertà – spiega Rossana Urso, desk Progetti di Medici con l’Africa Cuamm -. Si tratta di un grande grande dispersione di risorse e di lavoro svolto. Un esempio? In Angola, nel 2020, la metà dei fondi in ambito sanitario (50%) è stata dirottata verso attività di contrasto alla diffusione del Covid-19 e questo ha avuto come effetto il sottrarre risorse ingenti alla lotta ad altre malattie come Tubercolosi e Hiv». E prosegue: «Se non effettui test sulla popolazione, non riesci a individuare i malati e a metterli in cura e le conseguenze, nel lungo periodo, saranno molto gravi, soprattutto nell’ambito dell’Hiv contro cui si era fatto uno sforzo notevole.

    Già l’introduzione al rapporto dà un quadro a tinte fosche: “Nel 2020, la pandemia di COVID-19 ha avuto un impatto oltre ogni immaginazione. Ad oggi, ha infettato più di 135 milioni di persone, ucciso oltre 2,9 milioni di persone e si prevede che farà precipitare fino a 115 milioni di persone nella povertà estrema. Mentre i paesi i ricchi hanno chiuso tutto, la violenza di genere è aumentata, la disoccupazione è cresciuta e l’accesso alla salute e all’assistenza ai più poveri e vulnerabili è stata tagliata. Le persone non si rivolgono ai servizi sanitari per paura di essere infettati dal virus”.

    Una situazione confermata anche dagli operatori sul campo di Medici con l’Africa Cuamm che hanno registrato una riduzione di accesso alle cure, negli ospedali, in cui operiamo, pari circa al 30%. Al PCMH di Freetown, in Sierra Leone, per esempio, nel 2020 si sono effettuati 2.000 parti in meno rispetto al 2019. Le donne hanno partorito a casa, mettendo più a rischio loro stesse e i loro bambini. Il Covid-19 ha messo in evidenza tutte le fragilità dei sistemi sanitari dei paesi poveri, aggravando la situazione, basti pensare che il Global fund sottolinea come solo il 45% dalle unità sanitarie analizzate avesse materiali di protezione adeguate a difendere dal contagio e solo l’11% dei centri, in Africa, aveva la possibilità di effettuare test rapidi per individuare il Covid-19.

    Conclude Rossana Urso:

    Di fronte a questa situazione, come Cuamm, possiamo impegnarci ancora di più per distribuire materiale di protezione ed equipaggiamento, per formare il personale sanitario in modo che sia in grado, per esempio, di identificare prontamente i casi sospetti di Covid-19 e di Tb che hanno sintomi simili, possiamo supportare le autorità sanitarie e trovare nuove strade per ridare fiducia alla gente, in modo che non abbia paura di andare in ospedale a curarsi, o a partorire. Per esempio, in Angola, avvieremo un sistema di monitoraggio dei pazienti in trattamento per la Tb a Luanda affinché assumano i farmaci necessari, in modo da raggiungere tutti e perdere meno pazienti possibili. E poi su tutto: agevolare la vaccinazione degli operatori sanitari e delle categorie fragili, perché se una persona è malata di Hiv o di Tb e contrae anche il Covid-19, le sue speranze di sopravvivenza sono davvero ridotte.

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