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Da bambina in Mozambico La scelta di Martina e della sua famiglia

A sette anni appena compiuti Martina si è trasferita in Mozambico con il suo papà e la sua mamma, che è impegnata con il Cuamm in un progetto tutto da iniziare. Un’esperienza che stanno vivendo come un’incredibile avventura.

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    Forse non era difficile indovinare che un giorno Martina avrebbe visitato l’Africa, ma di certo neanche lei si sarebbe immaginata di farlo in questo modo. A sette anni appena compiuti, infatti, si è trasferita a sud del Sahara per dieci lunghi mesi assieme a Cristina e Luca, la sua mamma e il suo papà.

    È cominciato tutto molto prima che Martina nascesse, quando Cristina era una studentessa di Medicina che frequentava volentieri il Cuamm e non si perdeva gli appuntamenti di discussione e approfondimento che venivano organizzati in sede il sabato. Nel 2005, ancora specializzanda, decide di provare un’esperienza sul campo e vola a Beira, in Mozambico. «Mi avevano avvertito che non sarebbe stato semplice: all’epoca nell’ospedale governativo mancava l’acqua, c’erano i topi nei bagni» ricorda oggi. «Ero però inserita in un gruppo di operatori e locali che mi ha sostenuta e fatta crescere moltissimo. Non ho conosciuto l’Africa delle palme, degli orizzonti romantici o del “mal d’Africa”, eppure non cambierei quella esperienza umana con nessun’altra».

    Al suo rientro, Cristina riprende la vita di tanti specializzandi. Completa il ciclo di studi, trova lavoro in ospedale e costruisce una famiglia, sempre con il pensiero dell’Africa carezzato come un bel sogno. Come a volte accade, certi desideri hanno bisogno di farsi spazio tra le urgenze del quotidiano.

    «È successo la scorsa estate durante un infinito viaggio in auto, mentre eravamo di ritorno dalle vacanze» ricorda Cristina. «Per ammazzare la noia navigavo sul sito del Cuamm e fantasticavo sulle proposte di missione. Ne ho trovata una per la quale mi sembrava di essere la “candidata ideale”, ma ho pensato subito alle difficoltà che avrei avuto con il lavoro, con la famiglia e a tutte le complessità logistiche, così ho finito per suggerire a una collega con la mia stessa formazione di candidarsi. Non riuscivo però a smettere di pensarci, fino a quando ho deciso di provarci io stessa e… sono stata selezionata!»

    Sono serviti alcuni mesi di preparazione – colloqui, formazione, burocrazia e valutazioni da fare assieme a tutta la famiglia – ma finalmente in autunno Cristina era pronta a partire: dopo oltre dieci anni, di nuovo in Africa, ancora in Mozambico. Questa volta, però, con due nuovi compagni di avventura, Luca e Martina. «Per mio marito era un buon momento per chiedere un’aspettativa e lui non è mai stato contrario all’idea di seguirmi» racconta Cristina. «Per convincere Martina ci ha aiutati spiegarle che saremmo partiti con il Cuamm che lei conosce molto bene, tanto che ricorda don Luigi nelle preghiere della sera. E poi le abbiamo detto che avremmo visto tantissimi animali, il leone, la giraffa…» aggiunge con un sorriso.

    La città che oggi li ospita si chiama Quelimane, a nord della capitale, e qui Cristina ha il compito di avviare un intervento su diabete e ipertensione. «È tutto da cominciare, chissà mai se riuscirò a vedere qualche risultato» commenta dopo i primi mesi. «Sono però fiduciosa nel futuro. Si dice sempre che in Africa lo sviluppo ha tempi lunghi, ma quando ho visitato di nuovo Beira l’ho vista piuttosto cambiata».

    L’inizio non è stato facile per nessuno. «La casa in cui abbiamo trovato alloggio è lontana dal centro e questo limita le nostre già scarse possibilità di distrarci» racconta Luca. «In questo periodo c’è un caldo quasi insopportabile, l’umidità è alta, così Martina ed io passiamo molto tempo in camera, l’unica stanza con il condizionatore, dove le faccio lezione in attesa che cominci la scuola a cui l’abbiamo iscritta». Lei però sembra godersi la reciproca compagnia e vive tutto come un’avventura. Fino ad ora le aspettative non sono state deluse: «Abbiamo visto i leoni e gli elefanti, ma anche i rinoceronti che facevano la lotta e un babbuino che era stato cacciato dalla sua tribù» elenca entusiasta.
    «Il giorno più avventuroso è stato quando abbiamo fatto un lungo viaggio in jeep. La strada era piena d’acqua e di buche e io cadevo sempre dal sedile. Un po’ era una tortura, un po’ era divertente. Mamma invece aveva paura che la macchina si rompesse» confessa guardando la madre, che sembra conservare un ricordo meno sereno di quella giornata.

    A fine gennaio Cristina ha scoperto che sarebbe dovuta rientrare inaspettatamente in Italia per un breve periodo. In quei giorni Luca le ha confessato: «Se rivedo casa non so se poi avrò la forza di tornare in Mozambico». Ne hanno discusso assieme, valutando gli scenari a disposizione, i vantaggi e le fatiche, ma la scelta non era semplice. Alla fine hanno messo la decisione “ai voti” e la proposta di Martina è stata quella che ha vinto. Lei, Cristina e Luca hanno quindi fatto le valigie e sono rientrati in Italia. A una condizione: appena Cristina sbrigherà gli impegni che la trattengono qui, ripartiranno di nuovo per il Mozambico, tutti assieme.

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