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A Quelimane “anche il poco, è molto”

«Sono a Quelimane, la città più colpita dal ciclone Freddy. E’ irriconoscibile. Era verde, con molti alberi di acacia e manghi, fiori nei giardini. Ora c’è un fango grigio che ricopre quasi tutto». Maura Lucchini, medico Cuamm, ci aggiorna sulla situazione che rimane davvero critica, soprattutto per l’aumento dei casi di colera.

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    «“La notte dell’11 marzo si è abbattuto sulle coste del Mozambico il ciclone Freddy, uno dei più duraturi della storia, a più riprese, seminando distruzione e morte fino all’interno, in Malawi” sembra l’inizio di un libro o di un film, ma è accaduto davvero. Adesso sono a Quelimane, il capoluogo della Zambesia, la città più colpita. È irriconoscibile. Era verde, con molti alberi di acacia e manghi, fiori nei giardini, il fiume Bom Sinais che si colorava d’oro nei tramonti. Ora c’è un fango grigio che ricopre quasi tutto, alberi enorme divelti dalla forza del ciclone, pozze e laghi d’acqua melmosa che bloccano le strade e invadono le campagne. La cosa che mi colpisce di più è l’odore. L’aria prima era pulita e pregna di odori di vita: Quelimane è detta città delle bicilette perché ci sono poche auto e la gente si muove a piedi o con le bici-taxi. Adesso c’è odore di pesce-gatto. Viscido e fangoso, rende bene l’idea. L’acqua del fiume è salmastra, si è mischiata alle forti piogge e alle deiscenza umane e animali. Ed è diventata invece che fonte di vita, portatrice di morte, per il colera, grave infezione intestinale che provoca diarrea e disidratazione». Maura Lucchini, medico Cuamm a Quelimane, racconta qual è la situazione a un mese di distanza da quella notte tremenda, in cui Freddy si è abbattuto sul Mozambico.

    I dati aggiornati di OCHA parlano di oltre 1 milione di abitanti colpiti, 290.000 persone che hanno bisogno di assistenza, più di 24.000 casi di colera (dato aggiornato al 4 aprile), 3,1 milioni gli sfollati. Medici con l’Africa Cuamm, presente da tempo nella provincia della Zambesia, quella maggiormente colpita in Mozambico, sta continuando a supportare le autorità locali per far fronte ai bisogni legati a questa catastrofe naturale. «Stiamo concentrando i nostri sforzi per far sì che i servizi sanitari di base riprendano il prima possibile: abbiamo aiutato da subito con la rimozione di detriti e alberi, la riorganizzazione dei pochi spazi rimasti agibili nei centri di salute, la distribuzione di materiale sanitario, soprattutto prodotti per la pulizia, materiale per la registrazione dei pazienti che qui è ancora manuale, materiale di protezione per il personale dei centri di salute e degli ospedali della zona. In collaborazione con le autorità sanitarie e UNICEF stiamo coordinando un’azione rapida per contenere l’espansione del colera. Inoltre, pensando al prossimo futuro, ci stiamo attivando per riabilitare il centro di salute di Coalane quasi totalmente scoperchiato dalla furia del vento e il centro di salute “17 Settembre”  che è stato parzialmente danneggiato dal ciclone», spiega Giorgia Gelfi, rappresentante paese del Cuamm.

    «In città è mancata acqua potabile nei negozi e acqua corrente per 3 settimane, l’energia va e viene, i prezzi del cibo e dei beni di consumo hanno subito un aumento importante – riprende Maura Lucchini –. Mi sento impotente di fronte ai tanti bisogni, ma cerco di fare la mia parte. Come ha detto un collega medico “Aqui o poco è muito” cioè “Qui anche il poco è molto”. Quello che vedo è l’impegno e la forza dei colleghi mozambicani che cercano di portare avanti dei servizi sanitari di minima e la resilienza della gente normale che si mette in coda per ore per riempire una tanica di acqua o collabora con il machete a sfrondare gli alberi caduti. Sento tutta la sofferenza, ma anche la buona volontà di andare avanti. Abbiamo appena vissuto la Pasqua e credo che anche questo sia un “passare dalla porta stretta”, dal sepolcro, senza luce (ieri sera nuovo black out di alcune ore), ma spalancato sul cielo meraviglioso di stelle».

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