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A casa mia. Insegnare a Beira

Insegnare a Beira è un’esperienza coinvolgente, come racconta Francesco Vladimiro Segala, medico Cuamm: «Hai la percezione chiara e netta che per questi ragazzi l’istruzione non sia un dovere, ma sia davvero un privilegio. Si rendono conto che è una grande fortuna essere lì, all’Università Cattolica del Mozambico, a Beira, a studiare medicina».

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    «Hai la percezione chiara e netta che per questi ragazzi l’istruzione non sia un dovere, ma sia davvero un privilegio. Si rendono conto che è una grande fortuna essere lì, all’Università Cattolica del Mozambico, a Beira, a studiare medicina».

    È tornato da pochi giorni, Francesco Vladimiro Segala, dottorando all’Università di Bari, medico Cuamm che ha trascorso un periodo come specializzando in Malattie infettive ad Aber, in Uganda e ha svolto poi alcune ricerche operative in Etiopia.

    «Era la prima volta che andavo in Mozambico a insegnare all’Università di Beira – riprende Francesco Vladimiro – e ho sentito molto forte il valore di questo ruolo. La percezione che ho avuto è stata di grande ascolto e attenzione da parte di questi giovani. Le mie parole venivano colte con molto interesse. Ho insegnato per due settimane a una classe di circa 60 ragazzi del Terzo anno di Medicina, tenendo uno dei moduli che il Cuamm propone ciclicamente. Hiv, Covid, colera, febbri di origine sconosciuta: sono stati questi alcuni dei temi trattati. Ma il momento più coinvolgente e motivante, come docente, è stato un seminario che, insieme a un collega locale, abbiamo deciso di organizzare nel giro di pochi giorni. Un’idea nata per caso, e poi una parola tira l’altra, una persona coinvolge l’altra e il risultato è stato un seminario di grande successo sul cambiamento climatico e l’impatto che questo ha sulla salute. Il tema ha riscosso grande interesse, perché in un luogo come Beira, il cambiamento climatico si tocca con mano, e non solo per il semplice innalzamento delle temperature, ma per situazioni drammatiche come è stato il ciclone Idai nel 2019, che ha devastato circa il 90% delle abitazioni della città. E così ci siamo trovati con un uditorio di 150 giovani, che hanno ascoltato, domandato e si sono messi in gioco. Il ciclone Idai è stato un vero trauma collettivo per la popolazione di Beira. Grazie a questi giovani, sono emersi temi come la eco-ansia, la solastalgia, la giustizia ambientale argomenti non scontati e difficili da condividere. Curiosi di tutto, sono loro che domandano, che ti incalzano e vogliono delle risposte».

    Un rapporto individuale quello che si crea tra docenti e studenti che ti rimane dentro e ti scuote nelle domande più profonde, uno scambio continuo e reciproco, che sta alla base della formazione e di quella grande sfida che il Cuamm ha voluto chiamare “A casa mia”, per sottolineare l’impegno dei più a cambiare le cose dal di dentro, senza necessariamente cercale fuori e altrove.

     

     

    Conclude Francesco: «Al termine dell’incontro, mi si avvicina una ragazza, avrà avuto 22-23 anni che mi ha colpito per lo sguardo sicuro e determinato. Mi ha detto: “Il Mozambico, produce lo 0,01% di anidride carbonica, (l’Unione Europea o gli Stati Uniti ne producono il 25%). Nonostante questo è uno dei paesi che paga il prezzo più alto del cambiamento climatico. Il ciclone Idai ne è un esempio. Noi, come giovani mozambicani, cosa possiamo fare per ridurre o mitigare questi effetti?” Una domanda che presuppone una profonda consapevolezza e lucidità. Non aveva toni accusatori o recriminatori. Ma il desiderio sincero di trovare una soluzione, dal suo punto di vista. La colpa del cambiamento climatico è di altri, quindi anche la responsabilità dovrebbe essere di altri. Sarebbe stato il ragionamento più semplice. Ma lei partiva dal presupposto che il problema e la crisi hanno radici tutte umane e quindi l’uomo deve rispondere, mettendo da parte recriminazioni e rabbia e trovando delle risposte da mettere in campo, anche individualmente, o partendo dal creare un movimento di consapevolezza collettiva, per cambiare davvero gli stili di vita delle persone».

     

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