1 dicembre Giornata mondiale contro l’Aids
Nel 2023, 39,9 milioni di persone nel mondo hanno vissuto con l’Hiv; circa 600.000 sono morte per cause correlate e 1,3 milioni di persone sono state i nuovi casi di persone che hanno contratto il virus. Dall’Angola alla Tanzania, dal Mozambico all’Etiopia prosegue l’impegno del Cuamm, specialmente verso le giovani donne e adolescenti.
Torna l’1 dicembre, la Giornata mondiale contro l’Aids e prosegue l’impegno di Medici con l’Africa Cuamm per portare aiuto su quello che, nella maggior parte dei paesi dell’Africa sub-Sahariana, resta un dramma che colpisce tanti, soprattutto le giovani donne. Sono, infatti, 26 milioni le persone che vivono con Hiv nel continente dove, lo scorso anno, sono state registrate 640 mila nuove infezioni e sono state oltre 390.000 le morti correlate all’Aids. Le più colpite sono le adolescenti e le giovani donne, che in Africa sub-Sahariana corrispondono a ben il 62% delle nuove infezioni. Ogni settimana, in Africa a sud del Sahara, 3.100 giovani donne vengono contagiate dal virus Hiv.
«Quando tornai a casa, mio padre, che mi aveva costretto a sposarmi, fu il primo a stigmatizzarmi, dicendo che avevo portato sfortuna alla famiglia – racconta Joy, una giovane della Tanzania -. In seguito, però, ho incontrato un giovane peer educator della mia età e sono riuscita a spiegargli il mio problema. Questa persona mi ha accolto calorosamente e ho potuto parlargli come a un amico. Oggi sono io stessa una peer supporter, educo al testing e accompagno coloro che vivono con l’Hiv nei centri di cura».
E sono proprio i più giovani, come Joy, i destinatari di un importante intervento del Cuamm in Tanzania nella regione di Shinyanga, dove grazie al sostegno dell’Aics, si sta realizzando un progetto di supporto psicologico e lotta allo stigma, nato dopo uno studio eseguito negli anni scorsi grazie alla collaborazione l’Università degli Studi di Firenze, che ha posto l’attenzione proprio sul grave problema dell’emarginazione tra i più giovani. La prevalenza dell’Hiv in Tanzania è stimata al 5%. Nella Regione di Shinyanga, dove insiste l’intervento del Cuamm, con una popolazione di 2.241.299 di persone di cui il 35% adolescenti e giovani adulti, si attesta al 5,9%, con una disparità di genere significativa:7,2% nelle donne contro 4,3% negli uomini.
«Qui a Shinyanga vivere con l’Hiv significa sentirsi schiacciati dallo stigma, venire emarginati, non trovare un lavoro o terminare la scuola. Questo rischia di farti cadere in una depressione profonda – afferma Loide Cambisano, capo progetto Cuamm -. Quello che facciamo, quindi, non è solo curare, ma è anche un grande lavoro di supporto, applicando il metodo della peer education, ovvero coinvolgendo giovani che hanno già avuto la diagnosi e sono riusciti a superare il trauma iniziale. L’obiettivo è che chi ha l’Hiv possa convivere in modo sereno con questa condizione e abbia una qualità di vita normale. Come team Cuamm, un medico, un’infermiera e altre figure di supporto, sensibilizziamo le comunità e gli insegnanti contro la discriminazione e la violenza di genere».
Oggi in Africa, oltre a informare e sensibilizzare su prevenzione e cure, la sfida più grande si gioca nel combattere lo stigma collegato all’Hiv, per questo Medici con l’Africa Cuamm lavora a stretto contatto con le comunità coinvolgendo attivisti, autorità distrettuali e di villaggio, operatori di salute e associazioni del territorio, non solo in Tanzania, ma anche in Mozambico, uno dei paesi con la prevalenza più elevata, pari all’11,5%. Si stima che nel corso dell’ultimo anno, siano state oltre 98.000 le nuove infezioni da Hiv e il 28,7% è tra le ragazze e le giovani donne adolescenti, rispetto all’11,4 tra gli uomini della stessa fascia di età. In Mozambico, la provincia di Sofala è tra le peggiori del paese, con una prevalenza che si attesta al 16,3%.
Anche a Beira e nel distretto di Nhamantanda, il Cuamm opera con gli adolescenti, in 9 centri di supporto per i giovani, i Saaj. Grazie al sostegno di Manos Unidas, l’intervento mira a educare i giovani/adolescenti a comportamenti sessuali sicuri, a incoraggiare il test, a migliorare l’accesso e la qualità dei servizi sanitari per l’Hiv per gli adolescenti/giovani e a garantire l’aderenza all’Art, in particolare per le donne sieropositive in gravidanza e in allattamento.
«Dobbiamo continuare a lavorare con i giovani perché sono estremamente fragili. Gli adolescenti sono molto sensibili ai valori e alle opinioni dei coetanei, essere accettati è infatti una componente fondamentale della fase che stanno vivendo. A causa della stigmatizzazione e della discriminazione legate all’Hiv, ricevendo una diagnosi positiva i giovani possono andare incontro a panico e depressione. Dobbiamo sostenerli e aiutarli ad affrontare la diagnosi non solo da un punto di vista medico, ma anche psicologico», dichiara Hamilton Cardoso, psicologo del Cuamm.
Negli altri paesi di intervento, Medici con l’Africa Cuamm garantisce cure e trattamenti come nell’ospedale di Wolisso e nei centri di salute di Gambella, in Etiopia e la formazione del personale e dei tecnici sanitari, come in Angola, nella Provincia di Ombadjia, dove il Cuamm sta formando in particolare sull’individuazione, sulla diagnosi, la gestione e il monitoraggio delle persone con Hiv e insieme Tb. In Uganda l’intervento, sostenuto dalla Cooperazione Irlandese, si concentra su 9 distretti della Karamoja e 15 centri sanitari e si occupa di salute riproduttiva materna, infantile e nell’adolescente, attraverso la formazione, la sensibilizzazione e l’affiancamento dei più fragili.