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Il primo Natale come mamma

Donare un parto sicuro e assistito ad una mamma e al suo bambino è un gesto piccolo ma che può fare la differenza. Come ci insegna la storia di Jessica.

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    Jessica ha 25 anni e non ha figli. Può sembrare una cosa del tutto normale, ma in Angola, in Cunene, dove lei vive, è davvero molto raro che una donna della sua età, sposata, non abbia figli. Si presenta per la prima volta in ospedale per una visita medica a metà settembre. Ha uno sguardo rassegnato e triste. È accompagnata dalla madre che cerca di mascherare la sua preoccupazione, ma non ci riesce. Il motivo è subito chiaro: Jessica è incinta, è alla sua sesta gravidanza, ma nessuna di queste ha mai superato la venticinquesima settimana. Ha avuto 5 aborti tardivi a causa di un’incontinenza del collo dell’utero che non le permette di portare a termine la gestazione perché il travaglio inizia in un’epoca troppo precoce per la sopravvivenza dei suoi bambini.
    In questa sesta gravidanza è arrivata a 25 settimane e la sua triste storia sta per ripetersi. All’ecografia il collo dell’utero risulta quasi totalmente aperto.
    Aiutarla è difficile. L’unica sua possibilità è chiudere il collo dell’utero posizionando un cerchiaggio cervicale in sala operatoria. È un intervento molto delicato, con un alto rischio di fallimento, soprattutto ad epoche gestazionali così avanzate come quella di Jessica.
    Nonostante siano consapevoli di i tutti rischi, Jessica e la madre si affidano completamente alle nostre cure.
    È una grande responsabilità, lo staff Cuamm fa tutto il possibile per preservare questa vita. L’intervento riesce. Il collo dell’utero si chiude e la gravidanza continua. Jessica segue in modo scrupoloso tutte le indicazioni che le vengono date, si presenta ad ogni visita di controllo, nonostante la grande distanza dall’ospedale, viene sempre accompagnata dalla madre.
    A 33 settimane, un’epoca gestazionale in cui il bimbo può sopravvivere, inizia il travaglio. Il 23 novembre, in un giorno di pioggia, una pioggia che tutti attendono in Cunene, viene al mondo il suo bambino, pesa 1940 grammi. Jessica decide di chiamarlo Alberto, come il medico che la ha assistita durante il parto. Una vita che accende una speranza tra le corsie dell’ospedale di Chiulo e che riempie di gioia il cuore di Jessica, che trascorrerà il suo primo Natale insieme a suo figlio.

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