Medici con l'Africa Cuamm

la salute è un diritto,
battersi per il suo rispetto
è un dovere
DONA ORA Il tuo aiuto può fare la differenza

Il bello di fare la propria parte

L’entusiasmo di Gregory Sambagi, amministrativo a Shinyanga, in Tanzania, per la tappa degli otto anni di lavoro con il Cuamm: un periodo di crescita professionale e di impegno per la salute della sua comunità.

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    «Oggi è un giovedì speciale per me! L’11 agosto di 8 anni fa sono entrato a fare parte di Medici con l’Africa Cuamm. E, soprattutto, a lavorare con professionisti che dedicano il proprio tempo e le proprie energie all’Africa, rinunciando, spesso, a tanto per aiutare i più vulnerabili.

    Ricoprire il ruolo di amministrativo in questa organizzazione significa andare ben oltre la contabilità, la logistica, la mobilitazione e la gestione delle risorse per realizzare progetti: al Cuamm ho l’opportunità di sostenere mamme, bambini e altre categorie fragili ad avere accesso ad una sanità di qualità, perciò a migliorare il loro benessere.

    Sono orgoglioso del mio piccolo contributo: in 8 anni le mie competenze hanno permesso di salvare la vita di piccoli malnutriti, di pazienti affetti da Hiv e da malattie croniche. È entusiasmante raccogliere i frutti del lavoro svolto con determinazione: i risultati raggiunti dai medici, dagli infermieri, dal personale non sanitario per assistere le persone nell’ultimo miglio. Sono orgoglioso di fare parte di una squadra che si impegna, quotidianamente, per il diritto alla salute della mia gente!

    Fondamentali per me sono state le parole del Mahatma Gandhi: “Qualsiasi cosa tu faccia sarà insignificante, ma è molto importante che tu la faccia”. Se ognuno di noi mette in atto l’insignificante, avremo nell’insieme un impatto enorme nella vita delle persone, dunque, dobbiamo farlo!

    Otto anni fa ho iniziato con la gestione di piccoli progetti, per arrivare ad occuparmi di progetti articolati. Il Cuamm mi ha dato fiducia, così come i miei colleghi, che mi hanno aiutato a crescere professionalmente e umanamente. GRAZIE!».