Medici con l'Africa Cuamm

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ETIOPIA NON TROVA PACE IL TIGRAY

Medici con l’Africa è di nuovo costretto a rallentare il suo intervento nella regione, mentre continua a garantire assistenza nei campi di sfollati della vicina regione di Amhara, dove gli indicatori sanitari sono drammatici.

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    «Alle 5 di mattina di mercoledì 24 agosto sono ripresi gli scontri e le operazioni militari. Ci sono scontri a sud, nella zona di Kobo e a ovest. Sono stati sparati vari colpi di artiglieria. Difficile per ora determinare se sia una situazione passeggera o se sia l’inizio di un’operazione militare su larga scala. Si capirà nei prossimi giorni».

    A raccontare è Riccardo Buson, rappresentante paese del Cuamm in Etiopia, da poco rientrato da una supervisione proprio in Tigray, nel Nord del paese.

    Da diversi giorni, purtroppo, in Tigray la situazione si è aggravata. Gli scontri tra il Fronte di liberazione del popolo del Tigray (Tplf) e il Governo centrale sono ripresi, facendo naufragare la speranza di un accordo di pace. A patire di più, la popolazione che è stremata da un conflitto, con violenze fisiche e psicologiche atroci, che ha causato circa 2 milioni di sfollati interni. Manca tutto: cibo, acqua, farmaci, beni di prima necessità, benzina. Gli ospedali sono in maggioranza chiusi per mancanza di equipaggiamento, staff e medicinali e quelli che funzionano lo fanno con estrema scarsità di medicine e con staff che non riceve stipendi da più di un anno. Ovunque ci sono paura e distruzione.

    Allo scoppio della guerra nel nord dell’Etiopia, Medici con l’Africa Cuamm, grazie al supporto della Caritas italiana, a sua volta sostenuta dalla Cei, si è attivato per portare aiuto con la fornitura di farmaci, equipaggiamento sanitario, e di beni di prima necessità oltre che per provvedere ai salari dello staff sanitario di 4 centri di salute, 1 ospedale e 1 clinica oculistica.

    In questi giorni, pur con gli inevitabili rallentamenti, prosegue nel proprio impegno in Tigray, grazie al sostegno dell’Unione Europea e alla collaborazione con Vis, per supportare 3 strutture sanitarie, fornendo farmaci, facendo formazione al personale locale e supportando nella cura e nel riferimento dei malati.

    In parallelo, il lavoro continua anche a Debre Berhan, nella regione Amhara dove, secondo i dati Ocha, si sono rifugiati circa 200.000 sfollati, soprattutto provenienti dalla regione dell’Oromia. La maggior parte di loro vive con la comunità, ma molti si sono concentrati in centri di accoglienza che hanno bisogno di tutto, dai servizi sanitari a quelli nutrizionali.

    Qui, grazie al sostegno di Oms/Unione Europea, il Cuamm fornisce cure primarie e assistenza sanitaria di base agli sfollati dei centri di accoglienza. Attraverso il lavoro di 4 cliniche mobili e di una ventina di operatori sanitari, ogni giorno si garantiscono visite ambulatoriali, screening nei bambini e nelle donne in gravidanza e molto altro ancora.

    «In questa regione, oltre 32 ospedali e 3.000 strutture sanitarie hanno subito saccheggi o danni. Secondo le stime di Unicef, i livelli di malnutrizione severa acuta sono superiori all’8% e le vaccinazioni sono state interrotte da 8 mesi», sottolinea Fabio Manenti, responsabile dei Progetti del Cuamm.

     

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