Uno stimolo per il futuro intervenire su malnutrizione e disabilità in Etiopia
In Etiopia, la popolazione è sempre più esposta ad insicurezza alimentare e nutritiva. Nell’ambito del progetto “Semi di futuro–Intervento integrato di lotta alla malnutrizione” si è svolta una formazione per fisioterapisti e infermieri sull’identificazione dei bambini a rischio di malnutrizione e sul trattamento dei bambini con disabilità.
In Etiopia, la maggioranza della popolazione nelle aree rurali vive di agricoltura ma a causa di una combinazione di fattori – i cambiamenti climatici, l’instabilità politica, le pratiche igieniche carenti – è sempre più esposta ad insicurezza alimentare e nutritiva. La malnutrizione infatti rappresenta una delle principali cause di morte dei bambini sotto i 5 anni e l’Oromia è una delle regioni del paese con i tassi più elevati di malnutrizione e di mortalità dei bambini. Ciò è dovuto in particolare alla mancanza di tecniche agricole di qualità ma anche alla scarsa consapevolezza delle comunità rispetto all’importanza della nutrizione, di un’alimentazione sana e varia, e di pratiche di cura adeguate.
Il progetto “Semi di futuro – Intervento integrato di lotta alla malnutrizione”, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, di cui è capofila CEFA Il seme della solidarietà in collaborazione con Medici con l’Africa Cuamm, Cittadinanza Onlus e altri partner, mira proprio ad affrontare il problema della denutrizione e malnutrizione agendo su più ambiti: agricolo, promuovendo il miglioramento produttivo; di protezione, implementando misure di supporto, accompagnamento e assistenza psicosociale di donne e bambini più a rischio; sanitario, investendo nella formazione, nella prevenzione e nel miglioramento della cura per i casi di malnutrizione e denutrizione. Si lavora con le comunità di 50 kebele (villaggi), con particolare attenzione a donne e bambini, nei distretti di Ameya, Goro, Seden Sodo e Wolisso Zuria.
Nell’ambito del progetto, qualche mese fa si è svolto una missione per fornire assistenza tecnica e formazione allo staff sanitario, in particolare ai fisioterapisti dell’ospedale St. Luke di Wolisso sul trattamento dei bambini con disabilità, e agli infermieri dello stesso ospedale, dell’ospedale di Ameya e dei centri di salute territoriali sull’identificazione dei bambini a rischio. I temi trattati sono stati molteplici, dallo sviluppo motorio del bambino 0- 5 anni, alla sensibilizzazione dei caregiver per stimolare adeguatamente i bambini anche a casa. Con un gruppo più ristretto di fisioterapisti e infermieri, sono stati approfonditi altri temi come l’identificazione dei bambini con ritardo o alterazione dello sviluppo psicomotorio; la preparazione e l’utilizzo adeguato del materiale, e l’apprendimento di posture e manovre per le stimolazioni psicomotorie. Alla parte teorica con lezioni frontali, è stata affiancata una parte pratica con giochi di ruolo e dimostrazioni con i pazienti dell’ospedale, promuovendo la partecipazione attiva del gruppo.
“È importante mantenere alta la motivazione del personale con momenti di supervisione e condivisione per affrontare i problemi che possono sorgere dall’applicazione di nuove pratiche durante la routine lavorativa”, afferma Serena, fisioterapista di Cittadinanza Onlus, partner di progetto responsabile della formazione del personale sanitario nella riabilitazione dei bambini a rischio.
Il personale della fisioterapia di Wolisso inoltre è stato coinvolto in un training on the job, con un’attenzione maggiore ai casi pediatrici, in particolare di natura neurologica.
“Grazie alla collaborazione di tutti, è stato possibile proporre delle piccole modifiche strutturali per dedicare una parte della palestra alla riabilitazione dei bambini – aggiunge Serena -. Anche presso l’Ospedale di Ameya, sono stati individuati degli spazi per la fisioterapia e per l’ECD corner, che verranno realizzati nei prossimi mesi. Per promuovere un vero cambiamento duraturo, i corsi di formazione sono fondamentali ma è necessario ripeterli ed approfondirli – conclude Serena -. Sarà importante supervisionare il processo di segnalazione e presa in carico in fisioterapia del bambino con ritardo psicomotorio, per assicurarsi che sia simile negli ospedali e nei centri di salute, individuando anche difficoltà nell’accesso al servizio da parte delle famiglie per favorire l’eventuale presa in carico del bambino anche da parte di associazioni locali”.