Medici con l'Africa Cuamm

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Quando le cure sono carezze

Si conclude il progetto del Cuamm “I primi 1000 giorni” in South Omo, con risultati importanti per la salute di mamme e bambini. Perché quando le cure sono carezze, diventano nutrimento e vicinanza.

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    Che cosa si può fare per l’elevata mortalità neonatale e dei bambini sotto i 5 anni, aggravata da un alto tasso di malnutrizione in un “angolo” di mondo a Sud dell’Etiopia, il South Omo? Medici con l’Africa Cuamm ha raccolto la sfida di provarci in un’area rurale popolata da gruppi seminomadi, sempre più povera e investita dai cambiamenti climatici. Affrontando la difficoltà più grande: la distanza dalle strutture sanitarie. Uno straordinario impegno per migliorare l’accesso e la qualità dei servizi per la salute di mamme e bambini, compresa la nutrizione e l’Early childhood development, la stimolazione socio-cognitiva. Con risultati importanti, raggiunti anche con la formazione del personale locale e la sensibilizzazione delle popolazioni, soprattutto, di chi si prende cura dei più piccoli. Perché quando le cure sono carezze, diventano nutrimento e vicinanza, trasformando un neonato prima in un bambino, poi in un adolescente e in un adulto.

    Queste “carezze” il Cuamm le ha portate in South Omo attraverso il progetto “I primi 1000 giorni”, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e realizzato in partenariato con Amref, con la collaborazione del Centro per la Salute del Bambino. L’intervento si è concentrato, in particolare, sull’ospedale distrettuale di Jinka, di riferimento per la comunità della città di Jinka Town e delle 3 Woredas circostanti, e il Centro Sanitario di Turmi nella Woreda di Hamer, che fornisce servizi alla popolazione di 3 Woredas nel Sud del South Omo.

    «Tra ottobre 2019 e dicembre 2022, l’80% dei bambini con malnutrizione acuta severa è stata ricoverata e trattata presso l’ospedale di Jinka, con un tasso di abbandono del trattamento del 5,4% e di mortalità del 5,1%, entrambi tassi al di sotto degli standard definiti dall’Organizzazione mondiale della sanità, rispettivamente del 15% e 10% – testimonia Carlo Resti, medico di sanità pubblica ed esperto di cooperazione internazionale, di ritorno da una missione di monitoraggio e valutazione -. Lo screening per malnutrizione attraverso la misurazione del peso e della circonferenza del braccio (Muac) è stata effettuata di routine nel corso delle attività presso i centri e i posti di salute con una copertura del 93% il primo anno e del 118% nel secondo anno di progetto, raggiungendo nella seconda annualità il 61% del target complessivo triennale.

    La cooperazione è cambiata davvero molto nel corso degli anni e il Cuamm è stato un precursore nell’introdurre all’interno dei progetti una componente di monitoraggio e valutazione: analizzare il processo, chiedersi dove si sta andando, con quante risorse a disposizione e, infine, cosa si è ottenuto al termine del percorso. E dopo la valutazione, arriva l’importanza di condividere i risultati».

    Il successo e le buone pratiche di questo progetto sono stati presentati lo scorso dicembre a medici e studenti durante un evento all’Università La Sapienza di Roma. Un’occasione per raccontare l’ultimo miglio, “quello che non si vede”. «È fondamentale avere uno sguardo transculturale, uno sguardo che vada oltre, assieme al costante desiderio di porsi a confronto con “l’altro”, umanamente e professionalmente, per conoscere ciò che è diverso da te», conclude Resti.

    Un salto in un mondo differente: uscire da noi stessi per andare incontro all’altro secondo il motto che ispira il Cuamm “euntes curate infirmos”, che racchiude il senso e lo scopo del suo operare.

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