Medici con l'Africa Cuamm

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Andrea Borgato vicedirettore Medici con l’Africa Cuamm

L’intervento di Andrea Borgato, vicedirettore Medici con l’Africa Cuamm.

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    In estrema sintesi, 8 paesi l’ultimo dei quali è stato la Repubblica centrafricana. Poi, 23 ospedali e 855 strutture sanitarie, questo poi ci spieghi che cosa vuol dire. 4.477 risorse impegnate. Allora, dietro questi numeri che cosa c’è Andrea?

    Andrea: “Beh, Piero, c’è una storia di 70 anni. È evidente che in 70 anni il CUAMM ha fatto tanta strada, ma di fondo ha fatto una scelta fondamentale, che è quello di dire: “Mi occupo dei più poveri”. Gli 8 paesi in cui stiamo lavando ora sono quelli della fascia subsahariana, quella più povera. Quell’ultimo meglio che ci è tanto caro e che noi ci teniamo veramente a servire, anche ricordando il vecchio motto che ci ha voluti in Africa “euntes curate infirmos” “.

    Perché le mamme e i bambini fra i più poveri? C’è un filo conduttore che vi guida?

    Andrea: “Il filo conduttore è proprio quello, perché sono le fasce più deboli, quelle più trascurate, quelle che in quelle realtà locali vengono messi ai margini. Il progetto “Prima le mamme e i bambini” nasce 9 anni fa, adesso siamo al quarto anno del secondo quinquennio. Avevamo in mente come progetto di portare avanti e di costruire 320.000 parti, siamo arrivati praticamente al 80%, quindi ci manca molto poco. E di occuparsi di 10.000 bambini gravemente malnutriti ne abbiamo raggiunto ormai più di 8.000.

    Questo è il quarto anno, l’anno prossimo al anno meeting ci riferirete se è stato raggiunto l’obiettivo quinquennale.

    Andrea: “Esatto, siamo già all’80% e magari saremo anche pronti a rilanciare qualche altra sfida”.

    Invece per l’emergenza Covid-19, che non c’è solo in Europa ma anche in Africa, ha avuto dei contraccolpi. Credo che ci sia una forte diffidenza, le mamme non vanno più in ospedale, perché?

    Andrea: “Purtroppo, negli ultimi mesi abbiamo visto una diminuzione del 30% degli accessi in ospedale, proprio da parte delle mamme. C’è la paura ovviamente e ci sono anche ovviamente delle limitazioni di carattere economico. Anche l’economia ne ha risentito molto del Covid-19. Quindi ci sono poche risorse, le mamme addirittura non hanno nemmeno la possibilità di noleggiare una motoretta per poter arrivare in ospedale”.

    Ma come le aiutate?

    Andrea: “Questa è la sfida che vogliamo lanciare nei prossimi mesi. Vorremo strutturare 14 case d’attesa negli ospedali dove stiamo lavorando e speriamo che ci aiutano anche gli amici che ci seguono da casa di TV2000 a lanciare questa sfida. Vogliamo portare queste mamme in queste strutture che sono vicino all’ospedale dove lavoriamo. Ci arrivano 15 giorni prima di partorire, arrivano in sicurezza e soprattutto diamo loro da mangiare, perché la fase più acuta e più grave in questo momento è avere il cibo a disposizione delle mamme. Vengono nutrite e si preparano a dare la vita in questo momento più bello per una donna, che è quello di dare la vita in sicurezza”.